Ed invero, in data 12.05.2011 veniva pubblicata sul sito internet http://ruvolibera.com/ una lettera, a firma del sig. Mario Albrizio, nella quale 2il suo autore ha largamente oltrepassato i limiti del diritto di cronaca e di critica politica,
non certo “ad avviso dello scrivente”. No. È così e basta.
ed 3ha violato apertamente l’obbligo di rispettare la verità obbiettiva delle affermazioni
se lo ha violato deve stabilirlo il Giudice, Matteo: non tu; e se lo ha fatto “apertamente” deve stabilirlo di nuovo il Giudice. Sennò è doppia diffamazione, e doppia calunnia.
che si riferiscono mediante 4l’attribuzione di fatti determinati, di estrema gravità.
ma quale sarebbe questo fatto? Bisogna andare ad intuito? Un’accusa seria sarebbe “mi ha attribuito il fatto determinato tal dei tali“. Invece bisogna andare a tentativi. Ammesso ovviamente che tale fatto determinato di estrema gravità ci sia.
Dice “fatti”, ma si capisce che si riferisce a un fatto solo. Sul quale però non si sbilancia.
Io, per la verità, Matteo, fatti determinati te ne ho attribuiti a iosa, tutti documentati, dallo stupro del Linguistico alla Pinacoteca Cantatore mai entrata in funzione con relativo spreco di denaro pubblico, al PRG/art. 51 e via discorrendo.
Tutti i più grandi fallimenti della storia di questa città, che tu hai inserito nel tuo incommentabile e vuotamente autocelebrativo cronoprogramma del 2011 come successi, dando probabilmente la più incredibile dimostrazione di faccia tosta da Adamo ed Eva in poi.
Più determinati di così, e di più estrema gravità di questi, si muore. Ma vedo che su quelli non hai niente da dire. Quindi li diamo per acquisiti e non contestati. Che il Giudice indaghi, allora!
Se poi ti riferisci alla vicenda del prof. Montaruli, stai bene attento a non attribuirmi cose che io non ho detto né scritto. Perché lì sei su un terreno minato e non ti permetterò, ancor meno che altrove, la benché minima deviazione dallo stretto sentiero della verità.
E infatti lo sai bene che attribuirmi esplicitamente ciò che lasci intendere di volermi attribuire, sarebbe un reato gravissimo che non ti perdonerei e, soprattutto, non ti perdonerebbe il Giudice. Al quale soltanto dirò quel che ho da dire. Perciò, se era una provocazione, sorry, ti è andata male.
Ecco spiegata la tua formula oscura, il dico-non dico. E giuridicamente forse ti posso capire. Ma che politico, che uomo pubblico è, uno che è stato Sindaco, dirigente, bla bla bla, e poi non ha il coraggio, e l’onestà civile, di dire apertamente? Di fare lealmente la sua accusa se può dimostrarla?
L’autore dell’articolo pubblicato, infatti, 5non ha in alcun modo rispettato la verità obbiettiva
la quale, sarebbe? anche questo va creduto d’emblée, sulla fiducia, dal momento che l’esponente si guarda bene dal citare quelli che a suo dire sarebbero i dati della verità oggettiva…
Stai facendo una denuncia, Matteo, non una predicazione urbi et orbi. Devi dare elementi chiari, non chiedere atti di fede.
ed ha conseguentemente 6trasformato la contingenza storica, ovvero la competizione elettorale in corso, in un’occasione per aggredire la reputazione dell’odierno esponente, bene garantito dall’art. 2 della nostra carta costituzionale.
Certo, una citazione dalla Costituzione fa sempre figo. E infatti, se fosse fondata, non mi sognerei mai di metterla in discussione. Ma che ci azzecca? Ma l’estensore di questa oscenità l’ha mai letto, almeno, l’art. 2?
Costituzione italiana. Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Che diavolo c’entrano i sacrosanti diritti inviolabili dell’uomo con una critica serrata e documentatissima alla passata attività politica ed alla lunghissima serie di disastri politici, sociali e amministrativi provocati dal politico autore della querela, come dimostra il suo stesso definirmi “avversario politico“?
Ma per piacere. Siate seri almeno quando accusate. Perché la Giustizia non è per niente uno scherzo né una passeggiata per ottenere consenso elettorale delle folle comiziali.
Come ben noto, 7 non può infatti configurarsi come esercizio del diritto di critica, l’attribuzione al sottoscritto,
come sopra, non “ad avviso dello scrivente” oppure “secondo la giurisprudenza della Cassazione, sentenza n.” o chissà che altro dato verificabile. Semplicemente è “ben noto“. È così e basta.
anche se 8avversario politico,
su questo punto, sul tuo considerarmi tuo avversario politico, confesso di essermi irritato un po’, perché, con tutto il rispetto e l’affetto che ho per te, Matteo, come peraltro ti ho già scritto in altra occasione (e non mi hai neanche querelato:) mi sceglierei avversari migliori.
Tuttavia il mio avvocato mi ha fatto riflettere – e così sì, lo ammetto. È vero.
Sono stato il tuo vero avversario politico. Almeno, nel senso alto e originario di politico, cioè che lavora per il bene della Polis, della intera città, e non per questioni di bottega o di poltrona. Sono stato il tuo avversario senza partito (se non quello della città) e che non era candidato a nulla. Il che, come dire? parla da solo.
Non certo l’unico tuo avversario: tutt’altro; ma di sicuro il più determinato e fiducioso. E hai perso. E ora questa è la tua vendetta? Ma dovresti aver capito da un pezzo che la vendetta, oltre a non essere di certo un sentimento nobile, si ritorce sempre contro chi la fa. E che le denunce sono armi politicamente spuntate se non controproducenti. E questo se si ha qualcosa da denunciare. Figuriamoci nel tuo caso…
Nella primavera 2011 ho capito, come tanti altri, che il quadro generale era nefasto e, come dicono i medici, la prognosi infausta. E che la città rischiava seriamente un ritorno all’antico peggiore.
In giro c’era un catastrofismo evidente. Gli amici del centrosinistra come del centrodestra si davano per scoraggiati e battuti. “Faremo quel che potremo“, diceva uno, sconsolato. “Ma se proprio la città lo vuole, che se lo pigli“, diceva l’altro. E ovviamente il coraggioso tentativo di Nicola Bucci non poteva fare la differenza.
Tra gli elettori montava l’astensionismo dichiarato (e spesso lo schifo) o il disfattismo, il considerare inevitabile una vittoria del vecchio-che-torna.
Allora era chiaro che bisognava fare qualcosa. Bisognava intervenire e far capire, agli indecisi e all’elettorato libero, ma anche a qualche fascia incerta dell’elettorato politicamente inquadrato, cos’era veramente in gioco: non partiti né candidati, ma una lotta decisiva tra democrazia e clientelismo spinto; tra speranza e disperazione.
Così ho lanciato l’iniziativa Vota Un Sindaco Nuovo, che è stata determinante per far parlare tra loro schieramenti e leader che sennò avrebbero rischiato di accapigliarsi fino all’ultimo voto – favorendo così involontariamente la tua strategia, Matteo, messa in campo con largo anticipo (anche troppo) e con un dispendio e un’invasività di mezzi e risorse finanziarie mai visti. Ti saresti presentato come l’alternativa tranquilla mentre destra e sinistra si azzuffavano, e avresti vinto.
Per fortuna abbiamo provveduto per tempo. E grazie a Dio gli altri candidati hanno aderito subito, pienamente e con convinzione, alla iniziativa di liberazione civile.
Ci siamo incontrati tutti insieme, abbiamo parlato serenamente, e abbiamo scoperto di avere molti più punti in comune che differenze. In particolare l’obbiettivo di far ripartire finalmente la città, strangolata, oltre che dalla generale crisi, dagli esiti catastrofici delle tue scelte, a partire dallo sciagurato Prg e dall’applicazione cavernicola (tua) dell’art. 51, come recentemente ribadito anche dall’ex assessore all’Urbanistica Biagio Mastrorilli (anzi Dott. Biagio Mastrorilli, come piace a te).
Questa città ha avuto la fortuna di avere delle alternative più che valide, intelligenti e pronte a mettere da parte antiche logiche per un obbiettivo comune, nell’esclusivo interesse della città: un Sindaco Nuovo, premessa di rinnovamento e di rinascita.
Sono nomi importanti, che meritano di essere ricordati e di rimanere nella Storia della città: Vito Ottombrini, Francesco Catalano (anzi Dott., come piace a te), Nicola Bucci (Prof.). E insieme a loro Giovanni Mazzone, Pasquale de Palo (Dott. e Prof.), Francesco Summo, Vito Angelo Ippedico (Avv.), Giovanni Camerino, Caterina Montaruli (Dott., Prof. e Preside), Salvatore Bernocco (Dott.), gli amici del Comitato per la Liberazione di Ruvo, qualcuno che sicuramente dimentico e una miriade di cittadini che hanno subito approvato questa linea politically free, a prescindere dallo schieramento.
Noi abbiamo proposto. È vero. Ma un’intera città ha risposto. Lealmente, spontanemente – senza lasciarsi irretire in una piatta rivalità di bottega, anzi sottoscrivendo idealmente il nostro patto per la Democrazia. E con loro la netta maggioranza dei cittadini-elettori.
Questo è stato il mio unico piano, Matteo. Il mio pieno e cosciente e incrollabile impegno.
Sono stato in fondo, non il leader, ma il punto comune positivo di riferimento (quello negativo eri tu) di uno schieramento invisibile e impossibile, che non poteva esistere ufficialmente e sulla carta, ma che doveva esserci per salvare la città.
E questo schieramento trasversale, di liberazione, ti ha battuto irrimediabilmente.
Cosa ci ho guadagnato? Niente. Né volevo alcunché. Non soffro come altri di poltronite e non sono alla patologica caccia di cariche.
Volevo solo fare tutto il possibile per ridare speranza alla mia città. È andata bene.
Avremmo vinto lo stesso senza Un Sindaco Nuovo e Attila? Posso sbagliare ma, in tutta franchezza, credo di no.
Vota Un Sindaco Nuovo ha sconvolto antichi recinti per poter riaggregare su basi nuove, almeno temporaneamente e per un obbiettivo superiore. Attila ha smosso profondamente le coscienze. Almeno le coscienze di chi ha ancora una coscienza da smuovere. E per fortuna sono tanti. Tantissimi.
Due iniziative che hanno fatto la differenza. Ed è la prima volta, devo ammetterlo, che qualcuno me ne riconosce apertamente il merito. Te ne ringrazio, e ne sono orgoglioso. E di questo a mia volta ti rendo merito.
Ma Attila non faceva affatto parte della mia strategia, Matteo. Attila è figlio tuo non meno che mio. È figlio della mia passione civile e del tuo malgoverno, della mia ferma umiltà e della tua girovagante megalomania, del mio piccolo talento dialettico e della tua irruenza di catastrofe.
Attila non era in programma. E, come ho già scritto e riscritto (e io, come sai bene, scrivo sempre e solo la verità: non vale la pena scrivere altro) non sarebbe mai nato senza quel tuo ignominioso “cronoprogramma” infilato sotto il mio portone.
Una vera e propria provocazione – che basterebbe da sola e rendere non punibile qualunque offesa eventualmente fatta in Attila, ai sensi dell’art. 599 del Codice Penale. Il tuo avvocato non te l’ha detto?
Ma sta tranquillo (o meglio, preoccupati) perché non lo invocherò. Perché Attila non contiene alcuna offesa. È pura verità, grammo per grammo, rigo per rigo, lettera per lettera, virgola per virgola, punto per punto. 100% vero. Se ci fosse un marchio per quel che scrivo sarebbe quello.
Inoltre, ci tengo a che si vada a fondo, nel merito, documenti alla mano, su ogni singolo punto, davanti a un Giudice della Repubblica. Perché sia acclarata la responsabilità giuridica su ogni fatto specifico. E se questo non fosse più possibile – perché il tempo gioca contro la giustizia e a favore dei combinatori di disastri – che ne sia almeno certificata la verità storica e politica.
Una cosa come Attila non si programma, caro mio. Nessuno può programmare l’esplosione di un vulcano. Altro che piano criminoso e altre scemenze. Attila è figlio della Storia, della Vita, della tensione ideale, del suo scontro con una realtà rozza e volgare, e dell’occasione che lo fa venire alla luce.
Non c’è proprio nessun piano intorno ad Attila e chiunque lo vede ad occhi chiusi.
L’unico piano (se criminoso o meno lo deciderà il Giudice) è il tuo, di strumentalizzare questo e tutto il resto ai tuoi fini elettorali, in ossequio alla tua patologia da elezione, che ti porta a candidarti a qualunque carica (regionale, provinciale, comunale e – sono sicuro – tra poco anche condominiale).
L’unico piano qui era il tuo, Matteo; indelebilmente e incontrovertibilmente testimoniato dal tuo capolavoro del 25 maggio.