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RuvoLibera

La Strategia di Pino

19 Aprile 2012

 

 

La Strategia di Pino
Ricostruzione (quasi) definitiva dell’aggressione.
 
Nel giorno dell’addio, trapelano autorevoli ed attendibili indiscrezioni sulla dinamica definitiva, o quasi, dell’aggressione.
 
Chi ha visionato le immagini conferma che dentro al negozio non c’era nessuno. Poi tutto il resto è un rapido precipitare verso la conclusione agghiacciante.
 
Entrano in tre, non in due come si è sempre detto. Con due pistole. Di cui una giocattolo o comunque molto malmessa.
 
La rapina scorre senza grandi intoppi. Poi i tre scappano. Due escono. Pino si avventa sul terzo e lo ferma placcandolo alle gambe. 
 
I due colluttano per terra. 
 
Fuori, quello con la pistola vera si rende conto che il complice non arriva. O forse viene richiamato dall’altro. Torna indietro. Vede la colluttazione, l’amico probabilmente in svantaggio. Si avvicina e spara.

Ulteriore aggiornamento

Pare che Pino avesse in tasca circa 2.000 euro, regolarmente ritrovati. Una cifra di tutto rispetto ma soprattutto una cifra importante per capire l’intero quadro.

Di sicuro non l’incasso del giorno, ma più probabilmente quello residuo della settimana o più. Era venerdì.


Possiamo inoltre rivelare ciò che ci ha detto tra le lacrime una delle sue cassiere: le disposizioni di Pino in caso di rapina, casomai lui non fosse stato presente.

Sapessi quante volte ci ha detto: se viene qualche malintenzionato, non opponete resistenza e non fate nulla. Fategli prendere quello che vogliono.

Impressionante. E, a posteriori, sconvolgente.


Ma si capisce ora con più chiarezza la strategia di Pino. Era consapevole di essere nel mirino. Aveva provato con la dissuasione, installando telecamere dentro e fuori, col monitor bene in vista: un messaggio chiaro ai malintenzionati.


Poi, sapendo che questo poteva non bastare, aveva deciso di erodere regolarmente l’incasso lasciato nel registratore di cassa, tenendolo direttamente in tasca. I clienti abituali confermano di averlo visto spesso maneggiare quei soldi, magari per “cambiare” e fare un favore a qualche altro esercente.


Perciò il grosso dell’incasso lo teneva al sicuro. E ne lasciava una piccola parte per l’uso corrente e probabilmente  “a protezione” delle cassiere: che i rapinatori trovassero una cifra credibile e lasciassero in pace le ragazze e i clienti.

Se, con queste informazioni, ritorniamo sulla scena del delitto, possiamo provare a capire.


Pino si vede davanti tre ragazzi, due con la pistola. Valuta la situazione e decide che non è il caso di reagire. Per fortuna, avrà pensato, moglie e figlio sono fuori pericolo. A posteriori, possiamo essere ragionevolmente certi che, se ci fossero stati, come pare fosse abitudine, Pino non avrebbe mosso un dito: per proteggere i suoi, di certo non meno importanti di clienti e cassiere. Un maledetto destino.


I tre fanno il lavoro alla svelta e fanno per andarsene. E qui scatta qualcosa che al momento è incomprensibile.


Facciamo un salto nella mente di Pino: ha in mano un pareggio, se non una mezza vittoria. In fondo il suo piano ha funzionato. Subisce la rapina ma in realtà in qualche modo li sta fregando. Il grosso dell’incasso o comunque del contante disponibile non è lì dentro. È nella sua tasca. In più salva la pelle, non si fa neanche un graffio, nessun cliente ha visto e potrà spaventarsi – e tra un po’ sarà a casa a raccontare come l’abbiano scampata bella, tutti. Potrebbe già considerarsi un bel successo.


Invece no. Scatta qualcosa che lo fa scattare a sua volta come un giocatore di football americano. Rinuncia alla mezza vittoria e cerca la vittoria piena. Sa che, se ne ferma uno, prendere gli altri sarà uno scherzo da ragazzi per le forze dell’ordine.


Una reazione istintiva. Sul cambio dell’attimo. Ma mossa da cosa?


Forse per capirlo bisognerà vedere le immagini. Forse una provocazione. O forse bisognerebbe poter guardare nel profondo del vissuto e della psiche di Pino, alle sue convinzioni talmente radicate da divenire pulsione istintiva.


Eppure sarebbe bastato così poco a tenerlo fermo, sulla linea di salvezza. Anche un semplice cliente. 


Ma ci sono giorni, o sere, in cui va tutto storto. E non ne esci più.
 
 
mario albrizio

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