L’amico Dino Saulle, anche a nome dell’associazione di categoria Eat, interviene nella discussione con l’assessore De Palo. Potete leggere la sua lettera qui, e di seguito riproposta analiticamente con la nostra risposta.
Caro Mario,
mi permetto di intervenire in questo scambio di lettere perché chiamato in causa in qualità di ristoratore e presidente di E.A.T. Ruvo, associazione di esercenti per la promozione turistica del nostro territorio.
Io veramente non ho mai parlato di EAT, che trovo una iniziativa del tutto comprensibile, per molti versi apprezzabile. Ti ha citato Pasquale. Detto questo, benvenuto e continuiamo.
Associazione Mario, non lobbie che sa tanto di potere occulto,
Questa è una deduzione tutta tua, Dino. Le lobbies non sono necessariamente occulte. Esistono dappertutto e in alcuni Paesi, come gli Usa, sono addirittura istituzionali.
Io ne ho parlato in maniera del tutto neutra, come gruppi di interesse. Se ci hai visto dell'”oscuro“, non ce l’ho messo certamente io: per così dire, non veniva dalla mia cucina…
di organizzazione della quale aver timore e amicarsi per ottenere chissà quali favori.
Ancora tue deduzioni, Dino. Non mie. Io ho parlato di attenzione politica. Non di timore (e di che, poi?) né di favori. Se avessi sospettato queste cose, o qualcosa di “occulto”, te lo assicuro, avrei usato ben altri termini, tali da fugare ogni dubbio. Ma per fortuna non è questo il caso.
Sono d’accordo con te quando, tra le riga, dici che un popolo ha bisogno di Cultura quale cibo per la crescita mentale, e sicuramente dicendo questo non hai certo scoperto l’America.
Meno male. Detesto il déja vu…;-)
Credo però che stai facendo di questa parola un uso irrazionale, selettivo e discriminatorio.
E nient’altro? Omicida no? O magari razzista, presuntuoso, puzza sotto il naso… altro?..;)
Forse non ti sei reso conto che una società è costituita da tante e variegate fasce culturali
non mi dire…
e a non tutte possono interessare le declamazioni dei versi di Dante piuttosto che il pensiero di Jean Paul Sartre che tra l’altro dice anche “Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte”.
E tu ti sei reso conto che 20.000 ruvesi su 26.000, a credere alle cifre ufficiali, NON hanno assistito al concerto di piazza, magari neanche lo volevano, ed hanno dovuto comunque pagare per questo?
Poi francamente non capisco che c’entrino Dante o Sartre. E ti assicuro che riempirebbero ristoranti e pizzerie e alberghi ben più, e ben più a lungo, di un concerto mordi e fuggi.
Sono pronto a scommetterci. E se va male pago io.
Dici che “La nostra opera d’arte maggiore sono le anime dei cittadini, e specialmente (ma non solo) dei giovani. “
E non ti viene il dubbio che alcune o tante di queste anime possano aver bisogno anche di un concerto di Bennato
No, mai.
o di una festa patronale ben organizzata per contribuire ad alleviare o a non pensare per un momento a questo lungo periodo di difficoltà economico-sociale che stanno vivendo?
Ma davvero pensi quello che leggo? Secondo te ha senso svuotare le casse pubbliche e non spendere un euro in crescita civile ma sprecare il pubblico denaro per “alleviare e non far pensare” ai giovani e meno giovani?
Ma tu credi veramente che quello di cui abbiamo bisogno sia evasione? Ma in che mondo vivi, Dino? Ma se è tutta un’evasione, in tutti i modi, in tutti i sensi. Guardati intorno, ogni tanto!
E dovremmo evadere ancora? Evadere dall’evasione?
Non ci ricordiamo neanche più chi siamo, a via di evadere.
Per piacere. Cominciamo a ritornare in noi stessi. Se siamo ancora in tempo.
Sei proprio convinto che ai giovani a cui fai riferimento, in questo momento criticissimo possa interessare di più una “giornata della cultura” e non un posto di lavoro?
Certo che servono i posti di lavoro. Ma tu che dici, com’è più probabile che quei giovani ne trovino uno, investendo (con l’aiuto pubblico) nella propria formazione o non perdendosi neanche un concerto di piazza?
Ma via…
Sei proprio sicuro che è “una pura illusione estenuante sterile e costosa attirare il turista col vaso di Talos per poi sperare che mangi o dorma qui”?
Sì, assolutamente. Se funzionasse – poiché lo si fa da tempo immemorabile – oggi saremmo straricchi. Ma lo stato delle cose è sotto gli occhi di tutti.
D’altra parte, se mi sbaglio, fatemelo vedere con documenti seri. Gli esercenti dichiarino di quanto è aumentato l’incasso in corrispondenza dell’evento.
Sono curioso. E invece si fa resistenza a fornire dati attendibili. E più si fa resistenza, più mi incuriosisco.
Chi ti dà la certezza futura che il turismo è “un trucchetto di marketing casereccio antidiluviano – e “non ha mai funzionato. Perché dovrebbe funzionare oggi?” ?
Confondi il turismo, che è una cosa seria e come tutte le cose serie va pianificata e gestita; col concertino mordi e fuggi, che è tutt’altro e, ahimé, produce esiti contrari.
Perché non provi a pensare positivo!
Più positivo di così, mi darebbero l’insulina…
A meno che “positivo” non significhi essere d’accordo sul depauperamento delle risorse pubbliche in carnevalate insensate, costose, improduttive e controproducenti.
È questo che intendi?
Perché non provi a vedere i bisogni di una società a 360° dove la cultura con la “C” è contemplata ma sicuramente viene dopo i bisogni “materiali” di un cittadino.
Credo tu non abbia afferrato neanche lontanamente il senso di quello che ho scritto. Perché io ho scritto precisamente il contrario. La Cultura serve eccome ai “bisogni materiali”.
Ma bisogna gestire la Cultura come Cultura, non come straccetto per pulire le vetrine. Intendi?
Anche nel tuo campo, se si fa di tutto un minestrone, senz’arte, senza sapienza, senza Cultura del cucinare e del ricevere, il risultato è una brodaglia immangiabile.
Perché Cultura, amico mio, non è mica solo declamazione di versi. Anzi, per così dire, quello è solo il menu. Poi ci sono i piatti forti, in cui Cultura e Vita si sposano al meglio.
E mi meraviglio moltissimo che proprio tu, la cui cucina e i cui vini ho avuto modo di apprezzare, e che grazie a Dio cucini e mesci come si deve – invece mi faccia questo accrocchio di proposizioni che vorrebbero essere un ragionamento e invece sono, con ogni evidenza, una stanca difesa degli interessi di categoria che non ha nulla di logico, di razionale e di pubblicamente condivisibile.
Un popolo che non ha di che mangiare o che non può pagare le bollette sai cosa ne fa della CULTURA?
Invece immagino che guardando un concerto di piazza risolva tutti i suoi problemi, e magari, tornando a casa, trovi le bollette pagate. No?
Ma dai.
Non è che per caso confondi il “popolo che non ha di che mangiare” con i ristoranti che non hanno abbastanza clienti? E sei proprio sicuro che questo sia il modo giusto di procurarseli? Non con la propria bravura, ma con la droga della sagra paesana a spese pubbliche?
Io credo che avrebbe molto più senso e sarebbe molto più credibile e presentabile – se davvero ci tenete al “popolo che non ha di che mangiare” – aprire i ristoranti per una volta, gratuitamente, a chi proprio non può permetterseli.
Questa sì sarebbe una bella cosa. Allora sì che fareste il pieno di popolo e io sarei tra quelli ben lieti se il Comune vi aiutasse con il conto.
Ma per piacere, non confondiamo i due piani.
Con quello che è stato fatto, “il popolo” non c’entra proprio nulla.
Diciamo pane al pane. E vino al vino. Tanto per restare in tema culinario…
Sicuramente effetto diverso avrà sulla borghesia che resta comunque una piccola parte della società ruvese.
Allora facciamo un ragionamento più oculato. Più pratico, risolutivo e meno ideologico.
Meno male. Infatti fin’ora mi sembrava tutto contorto e interessato. Speriamo nel prosieguo…
La cultura sicuramente è parte essenziale per la crescita di una comunità.
Così come è necessaria per “attirare” turismo.
Ancora co ‘sta storia. Ancora con l’“attirare”. Sono uomini e donne, perdìo, non mosche. Ma è così difficile da capire?
Ma tu, voi, vi lasciate “attirare” dove andare? O scegliete dopo mille indagini, chiedendo, informandovi, superando un mare di perplessità, perdendo le nottate su internet perché volete solo il meglio e soprattutto non volete prendere fregature? E tutta questa disposizione mentale voi pensate di aggirarla? E come poi? con il concertino di piazza o la sagretta paesana?
Ma per piacere. Siamo seri.
Crescere si può, eccome. Ma è un mestiere complicato. Come cucinare. In entrambi i casi, improvvisare porta alla chiusura dell’attività.
La verità vera è molto semplice: senza Cultura NON si cresce. Punto. In nessun caso e in nessun senso, né umanistico né (di conseguenza) economico.
Noi ne siamo una testimonianza vivente. Come Paese e come Città.
A mio avviso, l’unica vera strada da percorrere per risanare la nostra economia e quella dell’intera Puglia.
Incentivare il turismo significa promuovere e offrire il nostro territorio con tutte le sue eccellenze e peculiarità che vanno dalla storia all’architettura, dall’enogastronomia all’ospitalità, dalla realizzazione di eventi ludici a quelli culturali compresi quelli con la “C”.
Continui a confondere turismo, economia e interessi di categoria.
Di solo turismo non vive neanche Roma, o Firenze, o Venezia, che hanno ben altro patrimonio. Figuriamoci se possiamo farlo noi. Sicuramente è una direttrice importante, ma pensare di ridurre tutto all’enogastronomia è un ragionamento comprensibile per un ristoratore, ma suicida per un pubblico amministratore. Che non a caso hanno ruoli e obbiettivi diversi.
Tu continui, Dino, a scambiare l’economia col turismo, e il turismo con la parte che interessa a te ed alla tua categoria.
Un doppio salto carpiato talmente squilibrato che porta inevitabilmente a centrare il cemento anziché la piscina. E la cosa strepitosa è che vogliamo continuare a ripeterlo! Ma questa è la realtà o un cartone animato? Siamo esseri razionali o Wile Coyote?
E tutto, ben inteso, tenuto accuratamente lontano da una Cultura che tu riduci a declamazione di versi da parte di borghesi più o meno nullafacenti.
La realtà è precisamente il contrario. Senza Cultura nulla si muove. Perché è il SAPER FARE le cose che fa la differenza, non il fatto, grezzo e brutale, di farle e basta.
Voler rimettere in moto l’economia e trascurare la Cultura è come voler vivere e appendersi a un cappio. Ha la stessa razionalità, e gli stessi risultati.
Investire in turismo può significare ricadute economiche reali, in tutta la nostra comunità. Si, tutta la nostra comunità potrà trarne vantaggi , perche il turista può comprare le sigarette, come mangiare un gelato, comprare vino e l’olio, scarpe e vestiario, mozzarelle, o frutta e verdure o magari comprare un pied a terre e vivere a Ruvo.
Se c’è attività economica c’è crescita, se c’è crescita c’è occupazione, se c’è occupazione c’è benessere sociale. Primo obiettivo nella scala dei bisogni dell’uomo. Condividi?
A parte la favoletta che ci hai costruito sopra (il turista che compra il pied-à-terre qui? pagandolo come a Parigi? Già vedo la fila al catasto…;-) il problema è proprio questo: che ciò che avete fatto in piazza il 16 giugno non c’entra proprio nulla col Turismo. Non più di quanto la chincaglieria abbia a che fare con l’oreficeria.
MAGARI stessimo parlando di Turismo. Di una pianificazione seria, razionale, di lungo periodo.
Tu invece dai per certo che solo ristoranti e pizzerie avrebbero dei benefici dal turismo(mi dici la fonte di questa informazione?).
Scusa ma non è quello che hai detto tu finora? Hai parlato dei “benefici del turismo” un rigo sì e l’altro pure…
In ogni caso sì, sono certo. E ovviamente non “solo” loro. Purché parliamo di Turismo e non di imitazioni paesane estemporanee.
La fonte? Guardati intorno e osserva. Ci sono cose che durano, e portano immagine, notorietà internazionale, creano desiderio strutturale e DI CONSEGUENZA movimentano l’economia. E poi ci sono le iniziative estemporanee di cui nessuno si ricorda più cinque minuti dopo la fine e il cui unico effetto è dissanguare le pubbliche casse.
Tu devi solo decidere in quale delle due categorie di eventi collocare la tua attività.
Comunque queste due tipologie di esercizi insieme agli altri che operano nel terziario si attestano al 32,6% dell’economia locale con il settore agricoltura che segue al 29% (fonte C.C.I.A.A. di Bari se vuoi ti faccio recapitare una copia)
L’Assessore ha fornito dati diversi. Confrontati magari con lui, così uscite con una versione univoca. Farà bene a entrambi, te lo assicuro.
ma forse a te interessa solo la “C” e non sei attento o poco ti importa sapere che 1/3 dell’economia locale sta soffrendo insieme a tutti gli altri comparti.
Come ho già detto, la Cultura che mi interessa è quella che muove tutte le cose, comprese quelle che interessano a te. Ma forse a te interessa solo la ristorazione, la tua associazione e il tuo angolino, magari a scapito di tutto il resto. E, alla lunga, a scapito di se stessi. Perché, te lo ripeto e garantisco, pensare di poter restare sul mercato con le sovvenzioni pubbliche è un’illusione pericolosa e, alla lunga, letale.
1/3 dell’economia locale sta soffrendo, dici? Ma dove vivi, Dino? Ma non vedi altro che il tuo orticello? Quel 1/3 di economia che, secondo i tuoi dati, è rappresentato dalla ristorazione?
Te lo dico con affetto, Dino. Sveglia! Qui TUTTA l’economia è ferma da un pezzo. Qui l’INTERA città sta affondando. Il Comune è in default e qui c’è gente che non ha più lacrime da anni – qui stiamo facendo la fine del Titanic e tu vieni a lamentarti perché nella tua cabina non arriva l’aria condizionata? Ma via…
Dici che “È il, bisogno che aguzza l’ingegno” e hai ragione, infatti noi esercenti ci siamo rimboccati le maniche e tirato fuori i nostri euro(cosa complicata di questi tempi) spinti dal bisogno di sopravvivenza.
Cioè, fammi capire. Voi di Eat (e non) avete tirato fuori dei soldi per Bennato? Ma è sicuro? Quanti? Per farci cosa?
Come cittadino sarei MOLTO curioso di saperlo.
Perché già le cifre note sono mostruosamente spropositate. Se ci sono altri flussi di danaro, la cosa diventa addirittura inquietante.
Soprattutto considerando che altrove Bennato è costato la metà, o meno. Con ingresso libero per tutti.
Ti prego, aiutaci a capire. Questo sì che servirebbe.
(ti ricordo che molti colleghi in tutta Italia si sono tolti la vita a causa della crisi che ha colpito le loro aziende)
E questo che c’entra? Prima hai detto che serviva al lavoro; poi al turismo; poi alla ristorazione; in ogni caso “al popolo“. A quanto pare c’era anche un servizio prevenzione suicidi? E vogliamo dimenticare la guerra in Afghanistan? Sicuro non l’abbiamo fatto un po’ anche per quello?
Ma che diavolo c’entra? Depauperare le pubbliche casse evita i suicidi?
Oh, Signore… se almeno fosse.
Stiamo cercando di ingegnarci con l’Amministrazione a risollevare questa città prima che sprofondi completamente.
Se qualcuno sta sprofondando lo si aiuta alleggerendo il suo carico, non appesantendolo.
Al Comune dovreste chiedere pianificazione, strategia, marketing, promozione intelligente market-oriented con risultati monitorati e flessibilità operativa per raggiungere i risultati. Non sagre paesane a spese della collettività, cioè del “popolo”.
Quelle sono il classico blocco di cemento che chiude la questione.
Questa collaborazione procede grazie soprattutto alla disponibilità del factotum assessore De Palo che crede in una rinascita economica, sociale e culturale ruvese e che sta prestando ascolto ai bisogni primari della città. Cosa che si è resa ancor più complicata a causa del quinquennio passato amministrato all’insegna dell’immobilismo e dell’abbandono.
Sicuro che Pasquale condivida questa analisi? In ogni caso, i propositi sono buoni. Ma non è mica di questo che si parlava. Ricordi? E non voglio neanche tirare fuori la vecchia massima secondo cui le strade dell’Inferno sono lastricate di buoni propositi.
Fino a prova contraria i buoni propositi non li discute nessuno. Noi stiamo parlando di obbiettivi, di mezzi, di risorse e soprattutto di RISULTATI.
Che voglio sperare saranno pubblicamente ed esaustivamente comunicati presto. Da parte del Comune, di Eat e di chi abbia avuto un qualche ruolo nell’operazione Bennato.
La cosa è in fondo molto semplice. L’avete fatto per la Città? Per il “popolo”? Dimostratelo. Dimostrate che ha funzionato. Documentate e comunicate.
Non capisco cosa ci sia di strano. Dovrebbe essere normalità. E invece siamo ancora qui a discutere quando sarebbe così semplice porre fine alla discussione mostrando, cifre VERE e documentate alla mano, quanto bene si è fatto alla città. Se, se ne è fatto…
Caro Mario, quando dici “Ma la Cultura è altro. E l’economia altro ancora.”
Io dico che le cose sono elementi complementari. Sono tessere di un unico puzzle. Una non può prescindere dall’altra.
LA CULTURA E’ IL CIBO PER LA MENTE.
L’ECONOMIA, IL LAVORO PRODUCE IL CIBO PER SOPRAVVIVERE MATERIALMENTE E DIGNITOSAMENTE.
L’UOMO HA BISOGNO DELLE DUE COSE PER VIVERE UNA VITA CHE VALGA LA PENA VIVERE.
Quando dico che è altro, e spero che dopo quello che abbiamo aggiunto qui sia finalmente chiaro a tutti – intendo NON che è separata. Tutt’altro.
La CULTURA è il sale dell’economia. La benzina nel motore.
Ma a patto che resti Cultura e non venga svilita in spettacoli civilmente e socialmente osceni.
Esattamente come non allungheresti mai la benzina nel tuo motore con dell’acqua per fare più volume (perché sai che otterresti l’effetto contrario) allo stesso modo non DEVI mischiare la Cultura con nient’altro.
Solo così essa dispiega i suoi effetti e rende la crescita sicura e potente.
mario albrizio