Il posto auto è perciò diventato, nell’immaginario comune, un diritto inalienabile. Avere un parcheggio disponibile sotto casa è una discriminante per la scelta della propria abitazione.
Quest’abuso va di pari passo con l’annosa questione della riqualificazione del centro storico stesso. La nostra opinione è che Ruvo, come gran parte del Meridione, presenti due sentimenti: disinteresse contrapposto a volontà di cambiamento.
I non residenti nel borgo antico ormai lo reputano un corpo estraneo. Vige un senso di non appartenenza in cui è tutto concesso, compreso sporcare, a scapito di chi ci vive ed è costretto a “sopportare” le scomodità di un luogo così angusto.
Alcuni dei residenti, invece, mal sopportano manifestazioni, eventi culturali ed esibizioni e pretendono che il centro storico abbia tutte le comodità della periferia.
Altri, troppo pochi in verità, vorrebbero vedere valorizzato il borgo antico. Esiste ancora, e ne siamo certi, quel senso di attaccamento alle proprie radici, ai luoghi in cui tutto è nato; ma capiamo anche quanto debba essere difficile ed inaccettabile scontrarsi con una realtà deludente.
Crediamo fermamente che sia giunto il tempo di incoraggiare un cambiamento sulla nostra percezione dei diritti d’uso del centro storico.
E’ tempo di diventare più consapevoli dei vincoli necessari a preservare un ambiente che conserva nella sua dimensione fisica la propria memoria storica.
Reputiamo che il punto di partenza sia la questione “automobili”, su cui ci permettiamo di proporre una soluzione, certamente perfezionabile.
1) Eliminiamo da subito le macchine in sosta dalle piazze e dai larghi del centro: Largo Cattedrale, Largo Annunziata, Largo San Giovanni, Piazza Matteotti (a proposito, servono tempi biblici per un progetto di riqualificazione?), Largo Bonadies, Piazza Carmine, Largo San Carlo, Largo Cotugno, Piazzetta Fiume, Largo Le Monache, Piazza dell’Orologio, Largo San Giacomo, Largo Sant’Agnese, Largo Purgatorio.
Successivamente estendiamo il divieto di sosta (ma non di fermata) a tutto il borgo antico.
2) Manteniamo carrabile l’intero centro storico per i residenti, ma accessibile solo Via Vittorio Veneto da Piazza Bovio, via Boccuzzi da Piazza Matteotti, e Largo San Giacomo, introducendo controlli SERI per l’ingresso nella ZTL attraverso mezzi tecnologici, già in uso da molti anni, quali pilomat e telecamere. Tutti gli altri accessi, invece, vietati.
3) Su tutti i corsi, esclusivamente per i residenti nel centro storico, libero parcheggio sul lato più prossimo al borgo. Vietato il parcheggio a tutti gli altri.
4) Per evitare svantaggi agli esercizi commerciali disposti sulle vie in discussione, il lato esterno di ogni corso potrebbe essere regolamentato con disco orario durante l’apertura (30 min / 1 h), agevolando la sosta per acquisti.
In questa proposta abbiamo omesso, poichè ritenute ovvie, le eccezioni per disabili o persone che necessitano di un posto nelle immediate vicinanze della propria abitazione.
Alla ponderata limitazione di circolazione, posta come possibile soluzione per la salvaguardia dei beni della collettività, dovrebbe seguire un progetto organico, ad opera dell’amministrazione, di riforma e pianificazione urbana, oltre che della viabilità, in accordo con l’opinione dei residenti.
Il centro storico assumerebbe un nuovo volto, si depurerebbe da alcune brutture, vestirebbe i panni dell’antico e bello, anziché del vecchio e deturpato, e il valore degli immobili ne gioverebbe. E sarebbe il grembo ideale per accogliere le famiglie e i giovani. Piazze e larghi, inoltre, potrebbero essere sfruttati come “piccoli teatri” all’aperto.
Ci auguriamo, infine, che la cittadinanza sia sempre più propositiva e attenta, divenendo il vero motore della rinascita di Ruvo di Puglia. Sarebbe auspicabile che ciascuno prenda coscienza della concreta possibilità di migliorare l’humus cittadino, reprimendo con forza il qualunquistico e pessimistico “ormai…che ci vuoi fare?!”.
Ci piace concludere così, con una citazione di Peppino Impastato:
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.”