Caro Albrizio,
come anche tu auspichi in un recente post che ho letto sul sito di RuvoLibera, essendo tanti i problemi che ci attendono, e trascorsa la vacanza estiva, sarà opportuno riprendere discorsi e discussioni che, pur in un quadro di riferimento non localistico e non provincialistico, ci aiutino a dipanare problematiche che soffocano i bisogni anche nostri, a livello locale (quelli veri e non di superficie, c’è da sperare).
Il blog di RuvoLibera da tempo è in questo impegnato, e per questo distinguibile meritoriamente (a mio parere s’intende), con argomentazioni per la maggior parte da me condivisibili, e per altri versi non condivisibili. Questo naturalmente non è un problema, essendo auspicabile sempre il confronto fra vari punti di vista, fatta salva la condanna della disonestà intellettuale e malafede.
Io, come sai, non concordo affatto con talune riflessioni tue, come con quelle di altri, che assolutamente tengo distinti da te (riconoscendoti coraggio e lealtà), specie quelle riguardanti la recente storia locale in tema di politica urbanistica ed edilizia (PRG vigente, PUG etc.), ed in particolare in tema di politica edilizia residenziale pubblica (coop. Edilizie e art. 51 della legge 865/71, Etc.).
Sono molti i corvi, grandi e piccoli, professionisti, funzionari, attivisti/amministratori politici e imprenditori della rendita fondiaria, che su questo tema sproloquiano (ancora una volta tengo te da parte).
Il loro sproloquio appare francamente in malafede e, peggio ancora, a copertura di interessi non proprio innocenti e, in quanto tali, al di fuori della necessaria lealtà intellettuale.
In qualche caso, mio malgrado, sono stato incautamente e slealmente tirato in ballo per nome e cognome.
Pur tirato in ballo, non ho ritenuto rispondere, visto il livello e le finalità; con mio dispiacere, giacchè non ho mai sopportato i neutrali (come la Svizzera opulenta) e tantopiù la neutralità dei super-partes, necessitando la nostra limitativa vita su questa terra di atti di appartenenza e schieramento, senza fanatismi di ogni sorta, certo.
Io ritengo di aver scelto, coi miei limiti, lo schieramento dei giusti, fino a prova contraria; è questa appartenenza che mi fa simpatizzare con molte delle tue battaglie e tematiche attraverso il blog, nella reciproca lealtà.
A me il pasto dei corvi non è mai piaciuto.
Né posso accettare che la legittima pretesa di lotta politica (quando c’è buonafede e lealtà delle posizioni, s’intende) da parte di ognuno rispetto ad altri – o contro l’operato di taluni sindaci del passato – sconfini nell’oscuramento delle cose buone e giuste, o peggio nel travisamento di fatti e vicende amministrative del passato, che pure vedono coinvolto me e tanti altri uomini e donne di “buona volontà”.
Tu hai ritenuto, in piena e legittima libertà, di intraprendere la forte azione della denuncia querela a proposito dei fatti occorsi in un recente Consiglio Comunale in cui si discuteva di questioni legate alla famigerata tematica delle indennità di esproprio; io ritengo che non siano questi i mezzi appropriati, se si vuole arrivare ad una soluzione più equa ed efficace per tutti, a parte quelli interessati unicamente al parassitismo della rendita fondiaria.
Certo, le istituzioni vanno rispettate, soprattutto.
C’è da chiedersi, tuttavia, se delle volte non siano insipienti scelte pubblicistiche, o disattenzioni amministrative, ad indurre la reazione di chi potrebbe trovarsi in situazione di disperazione propria e famigliare.
Converrai che la giurisprudenza del secondo dopoguerra, dopo l’era fascista, ha sempre, o quasi sempre, riconosciuto giustificazione ed attenuanti alle forme estreme (diciamo cosi) di protesta (escluse quelle armate e violente), di chi lottava disperato per i diritti sociali e civili, come per quelli sul lavoro, di cui sono stato sempre partecipe, materialmente ed idealmente.
Se poi, come tu dici, dietro la protesta ci sia stata la regia di qualche preteso Masaniello, non proprio disperato, bensì alla ricerca di propri opportunistici vantaggi, sarà la magistratura, se lo riterrà, a questo punto, ad accertarlo.
Resta che in questo clima si rischia di distrarre l’attenzione sulla equa soluzione, se c’è, del problema delle indennità di esproprio, francamente esorbitanti, come anche una recente consulenza tecnica ha dimostrato secondo me.
Si rischia impunemente di mestare ancora nel torbido (da parte di chi in malafede naturalmente) a proposito di politiche, buone e giuste a mio convinto parere, dei Comparti Edilizi e del connesso e famigerato art. 51, attuate negli anni ’90 nella nostra città.
Questi erano gli strumenti più avanzati, e necessari in quel momento (almeno io ritengo, e tanti altri con me), che la legislazione metteva a disposizione in tema di perequazione urbanistico/edilizia contro la rendita fondiaria, ed io rivendico quella politica come coerente politica di sinistra, a parte le scelte di destra che taluni hanno fatto poi, e di cui non spetta a me, ed a tanti altri come me di quell’epoca, dare conto.
In un video-monologo di qualche mese fa, che faceva seguito ad una video-intervista ad un ex dirigente del settore urbanistico del nostro comune, tu riportavi la domanda perplessa di una persona, anch’essa protagonista della politica cittadina, che chiedeva del come tu facessi a mettere insieme le argomentazioni di tale dirigente e le mie battaglie su ambiente paesaggio e beni comuni, nel tuo blog.
Naturalmente, come tu asserivi, cosi mi sembra di ricordare, nessun problema, essendo Ruvolibera una sede di libera e non pregiudiziale discussione, appunto.
A me sembra invece che la discussione sul PRG e sull’art. 51 sia sottesa, perlopiù, da pregiudizio che spesso, da parte di taluni, è in malafede o pregiudicato da secondi fini, specie quelli attinenti la rendita politica, a parte quelli “comprensibili” dei proprietari dei suoli.
Converrai che ogni strumento di informazione oltreché promuovere la libera circolazione di idee, è giusto che assuma una propria linea editoriale, altrimenti il rischio è di trovarsi nella confusione della classica notte hegeliana in cui “tutte le vacche son nere”.
Ebbene, anch’io faccio fatica a mettere insieme la meritoria diffusione di molti dei tuoi scritti ed altrui, e rassegna stampa varia sui sacrosanti temi dei diritti sociali, civili, ambientali e della legalità in genere, con altre argomentazioni di alcuni sul PRG, sull’art. 51, sul Pug etc che a me paiono obiettivamente ed ingiustamente fuorvianti, incompleti e sommari, senza distinzione alcuna, distinzione necessaria quando si parla di temi complessi.
Né è ammisibile quella che appare maldicenza gratuita dei detti taluni a danno di altri, tanto più, quando si è anche in presenza di gravi problemi finanziari di molte famiglie, come anche del nostro Comune; salvo che non si cerchi demagogicamente il capro espiatorio, per scrollarsi delle proprie eventuali responsabilità.
Non che non sia ammesso il diritto di critica su questo PRG o su quant’altro fatto in passato (a tal proposito ho già detto la mia nel lungo documento sulla qualità urbana pubblicato sul blog); ma l’esercizio della critica, nel suo senso più pregnante, come l’etimologia dal greco antico vuole, è attività del discernimento e della distinzione finalizzata alla chiarezza, e per esercitarla occorre credibilità per vissuto, conoscenza, passione per la cultura e soprattutto buona intenzione.
Comunque, se ci sarà modo tempo e voglia, faccio riserva di dire qualcosa, dal mio punto di vista, su vicende su cui ho già avuto modo di accennare fugacemente nel mio documento sulla qualità urbana e qualità dell’espansione urbana (Extramurale nord etc. ) del Gennaio scorso, consegnato ad ognuno dei consiglieri comunali in carica, quale mio piccolo contributo-proposta di già-amministratore della nostra città; alla cui pubblicazione ti sei reso disponibile e della qual cosa ti ringrazio ancora.
A parte tutto, ti scrivo soprattutto per chiederti di condividere, magari pubblicandolo, questo editoriale di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato sul Corriere della Sera del 27 Agosto scorso, a cui è seguito una intervista dolente ed autorevole al bravo prof. Paolucci, attuale direttore dei Musei Vaticani e già ministro ai beni culturali, sempre sul Corriere.
Quasi sempre, nei miei limiti, non mi trovo concorde col prof. Galli della Loggia in tema di politica ed economia, ma da tempo apprezzo molto le sue battaglie in difesa della bellezza e del paesaggio, come anche quelle del suo sodale prof. Salvatore Settis.
Ritengo sia utile leggerlo, anche a proposito delle nostre battaglie locali e delle tante cose brutte che anche a Ruvo realizziamo.
Comunque è centrale il tema della sovra-ordinazione dei poteri per tematiche fondamentali come la bellezza e il paesaggio, che come si sa è nozione onnicomprensiva di ambiente, territorio e cultura e quindi del nostro benessere.
Avvicinare controllori e controllati con le riforme istituzionali, per come sinora si sono attuate, si è rivelato un danno, mi sembra.
Nicola Amenduni
Lo spettacolo apocalittico è quello della condizione dei luoghi. Sono cose note ma non bisogna stancarsi di ripeterle. Centinaia di chilometri di costa calabrese appaiono distrutti da ogni genere di abusivismo: visione di una bruttezza assoluta quanto è assoluto il contrasto con l’originaria amenità del paesaggio. Dal canto loro i centri urbani, di un’essenzialità scabra in mirabile consonanza con l’ambiente, sebbene qua e là impreziositi da autentici gioielli storico-artistici, sono oggi stravolti da una crescita cancerosa: chiusi entro mura di lamiere d’auto, per metà non finiti, luridi di polvere, di rifiuti abbandonati, di un arredo urbano in disfacimento.
Ma oggi forse noi italiani cominciamo finalmente a renderci conto che distruggendo il nostro Paese tra gli anni 60 e 80 abbiamo perduto anche una gigantesca occasione economica. L’occasione di utilizzare il patrimonio artistico-culturale da un lato e il paesaggio dall’altro – questi due caratteri unici e universalmente ammirati dell’identità italiana – per cercare di costruire un modello di sviluppo, se non potenzialmente alternativo a quello industrialista adottato, almeno fortemente complementare.
Capire perché tutto ciò non è accaduto significa anche capire perché ancora oggi, da noi, ogni discorso sull’importanza della cultura, sulla necessità di custodire il passato e i suoi beni, di salvare ciò che rimane del paesaggio, rischia di essere fin dall’inizio perdente.
Il punto chiave è stato ed è l’indebolimento del potere centrale: del governo nazionale con i suoi strumenti d’intervento e di controllo. In realtà, infatti, in quasi tutti gli ambiti sopra evocati è perlopiù decisiva la competenza degli enti locali (Comune, Provincia, Regione), tanto più dopo l’infausta modifica «federalista» del titolo V della Costituzione.
D’altra parte, si sa, sono molte le cose più popolari della cultura: elargire denari a pioggia a bocciofile, circoli sportivi, corali, sagre, feste patronali e compagnia bella, rende in termini di consenso assai più che il restauro di una chiesa. I politici calabresi sanno benissimo che la condizione in cui si trovano i Bronzi di Riace – fino ad oggi nascosti da qualche parte a Reggio, in attesa da anni di un museo che li ospiti – se è un vero e proprio scandalo nazionale, tuttavia non diminuisce di un briciolo la loro popolarità a Crotone o a Vibo Valentia.
Solo un intervento risoluto del governo centrale e dello Stato nazionale può a questo punto avviare, se è ancora possibile, un’inversione di tendenza; che però deve essere necessariamente anche di tipo legislativo. Ma per superare i formidabili ostacoli che un’iniziativa siffatta si troverebbe di sicuro davanti, deve farsi sentire alta e forte la voce dell’opinione pubblica, per l’appunto nazionale, se ancora n’esiste una. Non è ammissibile continuare ad assistere alla rovina definitiva dell’Italia, al fallimento di un suo possibile sviluppo diverso, per paura di disturbare il sottogoverno del «federalismo» nostrano all’opera dovunque.
Ernesto Galli della Loggia 27 agosto 2012 | 13:14
L’ intervista