Nonostante la dimenticanza millenaria, loro ci sono. Ancora. Il loro ballo ancora avvolge, e sconvolge.
Narrano la Storia di una Città che si è dimenticata. E che ha bisogno di riscoprirsi.
Una Storia che più la calpestano, più rispunta, indomita ribelle alla rassegnazione. Persino su quel regno del cazzeggio che normalmente è Facebook.
La Storia è lì. Basta solo scoprirla, ascoltarla e finalmente realizzarla.
LE DANZATRICI DI RUVO DI PUGLIA.
Alcuni studiosi ritengono che sia la “danza di gioia” legata ai misteri ctonii della morte e della rinascita cui alluderebbe il mito di Teseo ritrovata a Ruvo di Puglia (Bari) il 15 novembre del 1833 e donata al Re di Napoli.
La tomba, detta per questo motivo “delle danzatrici”, e il relativo fregio dipinto, si trovano oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Questo capolavoro dell’arte funeraria antica si inserisce in quel contesto di colonizzazione greca di provenienza arcadica che fra VIII e V sec. a.C. caratterizzò il più antico villaggio peuceta da cui origina l’insediamento di Ruvo.
La presenza greca si sovrappose e si integrò con la comunità già esistente, trasformandola in un’autonoma città greca dal nome Rhyps (“Ρυψ”).