Eh già. Chi non ricorda quando a Ruvo aprì il Mc Donalds?
A parte questo, una bellissima lettera carica di complimenti anche per tutti voi, e che anche per questo vale la pena di leggere.
La BirbantBand al Talos, apprezzatissima da King. |
Un tecnico del suono e “biografo” viene al Talos. Diventa ovviamente subito una “personalità mondiale della musica” e una specie di semidio, in virtù del solito blablabla, anche se sul web è difficile trovarne traccia..;) ma non è questo il punto.
Al poveretto devono aver raccontato un mucchio di cose su Ruvo e i paesi e le città limitrofe, per cui, comprensibilmente, complice anche la lingua e le traduzioni imperfette, ha finito per fare un po’ di confusione.
Capita. È umano.
Così confonde Ruvo con Altamura, quando racconta del Mc Donalds costretto a chiudere dalla concorrenza indigena.
Da noi, Mc Donalds avrebbe fatto i miliardi. Ma questa è ancora un’altra storia…
Insomma il povero King si confonde (dopo tante ore di aereo e tante informazioni tutte insieme, sarebbe strano il contrario).
E che cosa fa l’Assessorato alla Cultura, che non riesce a trattenersi dalla tentazione della botta propagandistica nonché mancoadirlo “moralizzatrice” (“riflettiamo prima di giudicare” ecc…) – NON traduce la lettera dall’inglese. Così che solo quattro gatti ne possono leggere il significato.
Il tutto, immaginiamo, per non far sapere della (perdonabilissima) papera di King.
Oppure per non far vedere che in realtà è solo una bella lettera alla figlia, che racconta meraviglie anche per giustificare la propria scelta e farsi perdonare amorevolmente l’assenza.
Oppure perché l’Assessorato non sa tradurre dall’inglese.
Noi optiamo per la prima. Voi vedete un’altra possibilità? 😉
Ah, Pasquale, Pasquale… Che problema c’era a tradurre anche l’umanissimo errore di King?
Lui stesso dice anche di apprezzare il fatto che il Talos sia aperto a tutti, non solo a chi ha soldi (a proposito, gli avete spiegato per bene tutto? Anche che il Talos vero e proprio, non anteprima, NON è gratuito nonostante sia pagato con fondi pubblici?…;)
E invece la lettera andava tradotta, perché è bella, si può leggere a molti livelli e contiene sinceri complimenti che fa piacere leggere. Perché mai i cittadini, gli spettatori e anche i volontari del Talos che non masticano inglese – ma che come tutti pagano le tasse e quindi finanziano il Festival – dovrebbero esserne privati?
La traduciamo noi per te. Ma pensaci, però, la prossima volta, prima di giudicare noi, la nostra terra e il grande progetto Talos Festival RuvoLibera…. 😉
Cara Hailey, figlia mia,
sono appena tornato all’Hotel Pineta a Ruvo di Puglia (verifica on line per vedere quanto è lussuoso – tenendo presente la vecchia battuta dei Monty Python: “pensa che lusso, io vivo in una scatola di scarpe!“).
Sono circondato da grande bellezza e amore. Non c’è McDonald’s in questa città di 25.000 esseri umani, perché quando ne hanno aperto uno, nessuno ci è andato, e quando l’hanno chiuso hanno fatto un film che celebra la loro vittoria su McDonald’s. Questo ti dice tutto quello che c’è da sapere su Ruvo.
Gli ulivi sono bellissimi.
Le strade sono bellissime.
La gente è aperta, gentile, generosa e amorevole.
Questa è la loro normalità.
Qui non c’è nulla che mi ricordi la iper-consumistica ‘cultura’ del Nord America.
E la musica che ho sentito stasera (due bande da strada tremendamente divertenti) era veramente gioiosa.
Tutti i concerti sono gratuiti, perché questa è una lunga celebrazione di dieci giorni di musica e non vogliono escludere nessuno che non ha soldi.
Pensa un po’!
E questa sera, insieme al mio amico Gerry Koester, che ha viaggiato dall’Australia dove conduce ‘Jazz Up Late‘ per ABC Radio (Australian Broadcasting Company), siamo stati introdotti dal direttore del programma Pino Minafra sul palco di fronte a 1.000 (spettatori) locali e celebrati come ‘giornalisti da Canada e Australia‘. Veramente un grande onore.
E ancora – 7 altri giorni di musica fatta di pura umanità.
Perdonami – ma io sono in un paradiso che non sapevo esistesse – e ancora pienamente cosciente di essere sotto una specie di incantesimo.
Ah, ho già parlato del cibo squisito? E di Franco, il proprietario del ristorante locale che mi sta insegnando l’italiano?
E ancora.
Io ti amo e vorrei che ‘fossi qui’.
Sperando tutto bene per te e Lu.
Amore! Amore! Amore!
papà