Dal 14 ottobre a Ruvo
Lavorare al Vangelo Secondo Matteo vuol dire accostarsi innanzi tutto a una grande storia, quella che lo stesso Pasolini definiva “la più grande storia dell’umanità”.
Una drammaturgia perfetta e implacabile che in sé comprende tutte le età dell’uomo e della civiltà e che forse per questo è in grado di affascinare ancora persone di ogni età, sesso, religione e convinzione politica.
Nel racconto del Vangelo Secondo Matteo il corpo è centrale e il gesto si fa liturgia, codice universale di trasmissione.
L’arte è sempre rimasta incantata dalla capacità di questo grande racconto di farsi carne e Pasolini è sicuramente l’ultimo dei grandi maestri e poeti che hanno frequentato il Vangelo di Matteo.
La sua intuizione illumina l’antico racconto di una luce nuova: la bellezza lucida e disperata del Sud.
Un Sud che nel film si fa simbolo di tutti i Sud del mondo: minoranze, emarginazioni, povertà, soprusi, discriminazioni.
La bellezza ancestrale dei luoghi e dei volti del film è simbolo di denuncia e profezia di salvezza. Una bellezza intrinseca, vera e intima, non dettata da tendenze e luoghi comuni e per questo profondamente inattuale e profondamente rinnovatrice.
Lasciandomi guidare dallo sguardo illuminato di Pasolini ho deciso di lavorare al Vangelo Secondo Matteo rivolgendomi a diverse comunità, a corpi “non colti” e spesso ingabbiati nell’emarginazione sociale e culturale.
Con il progetto del Parco Nazionale Dell’Alta Murgia è nata in sostanza una macro-comunità che si esercita quotidianamente alla ricerca della bellezza attraverso pratiche corporee di relazione e trasmissione.
Nell’evocazione del grande racconto di Matteo tante sono le influenze che ci guidano e suggestionano, ma tutto trova forma e coerenza solo nel processo e nella fiducia che si compirà.
Giulio De Leo
info e cartellone qui
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