La Cupola e la Città

Consapevole, sistematica e reiterata violazione delle leggi
 
Non lascia spazio alla fantasia il durissimo verdetto dei Revisori dei Conti, nel parere del 20 novembre scorso.
 
 
La relazione del dirigente area 8., ing. Gramegna, sul debito fuori bilancio, viene letteralmente fatta a pezzi.
 
I Revisori (Ciro Alabrese, Giuseppe Muscogiuri, Angelo Fanizzi) non fanno sconti.
 
La relazione “risulta carente di qualunque elemento di valutazione circa le ragioni di urgenza e imprevedibilità degli interventi manutentivi, nonché delle modalità di affidamento di tali lavori, anche in relazione alla loro entità finanziaria in taluni casi di rilevante ammontare“.
 
Insomma, lavori anche di rilevante entità appaltati senza che se ne capisca la motivazione d’urgenza, né come si sia giunti a quegli affidatari piuttosto che ad altri. 
 
Un giudizio di per sé pesantissimo, che tradotto in termini di piano diritto, non può non far adombrare i peggiori sospetti.
 
Ma è solo l’antipasto. Perché i Revisori non le mandano a dire e ci vanno giù senza guardare in faccia a nessuno.
 
 
Dove sono le carte?
 
Non ci sono “atti formali di conferimento degli incarichi, né l’individuazione dei soggetti che hanno disposto tali conferimenti“.
 
Ovvero i lavori e incarichi di cui sopra non solo vengono dati con criteri misteriosi, ma (di conseguenza) non ci sono gli atti, le carte, che documentano quel conferimento. E quindi non si sa chi quegli incarichi li ha dati.
 
Corleone? Macché. È Ruvo di Puglia. Un tempo lontano capitale della Regione. Oggi capitale di disastri, condannata all’epilogo più triste da amministrazioni oltre il limite di ogni vergogna.
 
Ma non è finita qui. Anzi. Il bello (ahinoi) arriva proprio ora.
 
Perché ai Revisori “risulta evidente la consapevole, sistematica e reiterata violazione delle disposizioni di legge“.
 
Chiaro? Violazioni di legge non episodiche ma sistematiche, cioè sostanzialmente l’illegalità come metodo di lavoro.
 
Violazioni “ripetute” e, quel che è peggio, consapevoli. Cioè non è che sbagliano, come è umano. Vogliono proprio agire, secondo i Revisori, e deliberatamente agiscono contro le leggi.
 
E perché? Lo spiega sibillinamente il punto successivo: “non risultano chiaramente esplicitate l’utilità e l’arricchimento per l’Ente”.
 
Ovvero, da questi lavori appaltati non-è-dato-sapere-come-e-perché-e-da-chi, e dati in quel modo, essendo consapevoli di violare ripetutamente la legge – da quei lavori, che comportano spese anche rilevanti, il Comune non trae né utilità pratica né profitto.
 
Insomma lavori e incarichi inutili o poco utili, ma ben costosi. 
Ovvero si spreme il Comune. A vantaggio di chi?
 
 
 
Solo una cosa
 
Ora, di fronte a questa denuncia di inaudita franchezza, e di incredibile durezza, di inappellabile condanna, a noi pare che le considerazioni d’obbligo siano ben poche.
 
Non si scappa.
 
O i Revisori, tutti e tre e tutti insieme, hanno perso il lume della ragione. E andrebbero denunciati su due piedi. 
 
Oppure il loro verdetto testimonia senza ombra di dubbio di un “modus operandi” non solo eticamente inammissibile, ma amministrativamente, socialmente e finanziariamente devastante.
 
Con ovvie responsabilità politiche di chi amministra e anche di chi avrebbe dovuto fare opposizione e soprattutto controllo.
 
A questo punto la cosa è chiara. A noi per la verità era chiarissima da tempo e l’abbiamo scritto in tutti i modi. Ma ora a dire le stesse cose, se non più gravi, è un Collegio istituzionale.
 
Il risultato, nella sua drammatica evidenza, è uno solo.
 
 
 
È finita
 
L’accanimento terapeutico per tenere in vita questo sconcio di amministrazione non ha più alcun senso. 
 
Basta così, signori. È finita.
 
L’Amministrazione vada a casa, tutti, maggioranza e “opposizione”. E si dia finalmente il via al cambiamento di cui questa Città ha un disperato e vitale bisogno.
 
A casa. Ogni giorno in più che restano seduti su quelle sedie è un’offesa e un’onta per la Città.
 
A casa. Senza se e senza ma.
 
C’è bisogno di un rinnovamento RADICALE e a farlo non possono certo essere coloro che, stando al parere dei revisori, hanno messo su e tollerato e beneficiato di un sistema che si può definire con una sola parola che tutti hanno capito.
 
Che l’incubo finisca. Via. Sparite.
 
 
 
Silenzio unilaterale
 
Noi, per parte nostra, pubblicheremo ancora due o tre articoli che servono a completare il quadro già così drammaticamente chiaro della politica locale, e poi, dopo il 13 dicembre, smetteremo unilateralmente di scrivere su questa sciagurata amministrazione così minuscola e inane di fronte ai problemi che essa stessa ha contribuito a ingigantire.
 
Da oggi in poi ci può essere un solo punto all’ordine del giorno: mandarli a casa. Altro non c’è. Altro non conta, di fronte a questa tragedia.
 
Torneremo a parlare di Amministrazione comunale solo quando ce ne sarà una decente, degna della fiducia dei Cittadini e non compromessa con l’immane disastro che, per riprendere le parole dei Revisori, costoro ci hanno coscientemente e sistematicamente procurato.
 
Non vogliamo, ovviamente e come sempre, offendere le persone, alcune almeno delle quali sono sicuramente in buona fede.
 
Ma il giudizio politico è ormai inappellabile e incontrovertibile. Fate almeno questo per il bene della Città che avete distrutto. Scomparite. E lasciate spazio al Futuro.
 
 
 
Il 13 dicembre
 
Come abbiamo già detto, chiederemo ai Cittadini di fare la grazia il 13 dicembre. Di scendere in piazza Matteotti e manifestare il proprio dissenso.
 
Nel giorno della patrona della vista, chissà che i politicamente ciechi non “vedano” finalmente il disastro che hanno combinato. E che la Città e i Ruvesi non tornino a “vedere” finalmente un futuro migliore.
 
Se neanche di fronte al totale massacro fisico, economico, finanziario, civile, occupazionale, sociale e di legalità della loro Città, i Ruvesi non scendessero in piazza, sarebbe per noi del tutto inutile continuare a denunciare e a combattere questa battaglia ormai ventennale di civiltà.
 
Ma siamo ottimisti. 
 
I Ruvesi sono prudenti. Ma quando si muovono, sono decisivi.
 
E noi speriamo di vederli tutti. Il 13 dicembre. Nella nostra Piazza Simbolo. In una Città liberata.