Beh, per essere un “orpello inutile e ingombrante”, un residuo orripilante in cui i Cittadini preferiscono non inoltrarsi, e se lo fanno, lo fanno “per la tangente”, sbrigativamente e nel più breve tempo possibile (sì, questo hanno scritto nella Relazione alla Regione!);
Lì si fa il Presepe.
Lì si allestisce l’Albero di Natale.
Lì si fa l’ormai storica “fanale”, il falò di santa Lucia. Quest’anno, addirittura, arricchito dal legno degi alberi incredibilmente abbattuti in Piazza Dante, come ha ricordato il floricoltore Pagano – e oggi cremati come vecchi eroi.
E la gente? A centinaia, in continuo pellegrinaggio. Incoscienti! che non sapevano di calpestare un suolo inutile. Di diventare essi stessi “ingombranti”.
Che anzi andavano a vedere e par-te-ci-pa-re. Che erano ben lieti di sostare sulla mattonata rappezzata, di incontrarsi, di scambiarsi saluti, parole e impressioni. I fondamenti del dialogo. Del crescere insieme.
Che ci portavano i figli per trasmettergli il messaggio, il testimone, ciò che troppo superficialmente si chiama “tradizione”, come se fosse solo folklore, sagre e zinnannà;
senza considerare che “tradizione” viene proprio da “tramandare”, da passare il senso della propria vita, della propria identità, alle nuove generazioni, che a tempo faranno altrettanto.
Eppure tutto questo, per i geni dell’Amministrazione, è poco più, anzi poco meno, che un vestito vecchio e bucherellato, che va buttato via e sostituito con qualunque porcheria da grande magazzino.
Purché sia frusciante e puzzi di “nuovo”. E di piccioli, di soldi che arrivano per sventrare e umiliare ancora una volta, con una assurda colata di pietre e cacchiate, un territorio nobile e antichissimo, già ripetutamente offeso e stuprato da due millenni di ignoranza, di oblìo e di sopraffazioni.
E alle volte, davvero, viene da chiedersi se a palazzo Avitaia non siano arrivati, negli ultimi vent’anni, gli eredi di quelle orde barbariche che più volte hanno distrutto questa Città. Per finire il lavoro.
E noi, glielo lasceremo fare?
Sia la Rotonda il nostro Piave. La sfida decisiva. E qui si decida se vincono ancora i Barbari o se è giunto finalmente il momento di una Città liberata.
Di Cittadini che si svegliano da un torpore bimillenario e ricordano finalmente chi sono. E dove possono arrivare.