A me il 25 aprile piace. Ma non festeggio.
Non festeggio perché la Resistenza è stata una cosa seria, ma la retorica della resistenza è stata ed è ancora l’alibi per il pascolo di troppi porci.
Non festeggio perché la retorica della resistenza viene usata come un manganello da questa classe “dirigente” (meglio “digerente”) debosciata e delegittimata, antidemocratica e autoritaria, per dividere il Paese e lasciarlo debole e sottomesso.
Non festeggio perché festeggiare la “Liberazione” è il modo migliore per nascondere il fatto che la Liberazione è ancora da fare. Che al governo ci sono sempre i peggiori, oggi come allora.
Ma festeggio ogni partigiano, di ieri e di oggi, ogni singolo atto di coraggio e di sacrificio per la Libertà e per il Bene Comune.
Festeggio il ragazzo di ogni età che non si è spaventato di fronte a un nemico potente e spietato, e ha combattuto. E non si spaventa, e combatte.
Sono sicuro che neanche uno dei partigiani avrebbe combattuto, se avesse saputo che 70 anni dopo il terzo governo NON eletto in tre anni avrebbe imposto di nuovo il peggior manganello, con l’Italicum.
Ma il 25 aprile è sempre una splendida data.
Bisogna solo ricordarsi che è solo l’inizio, della Liberazione.
E che bisogna dargli un seguito.
La Resistenza è adesso.
Ruvo difende la sua Piazza, la sua Storia, il suo Futuro.
La sua Democrazia.
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