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RuvoLibera

LE ALI DEL GRIFO. Il Grifo Ferito

31 Maggio 2015
Storia di un sequestro gonfiato.

Il dottor Ravasio, direttore generale della Cantina Crifo, mi contatta su Facebook all’indomani della pubblicazione del post sui recenti guai giudiziari.

Mi aspetto quello che succede spesso in questi casi. Lamentele, rammarico, sorpresa più o meno finta. Magari qualche insulto, o la classica minaccia di querela. Le solite gentilezze. Normale routine.
Niente di tutto questo. Ravasio blandisce con una diplomazia degna di Richelieu; ha letto le critiche ma anche la “passione” e si è fatto l‘idea che non scrivo per partito preso, ma per capire le cose.
Ma, come Richelieu, non usa la diplomazia a caso. Fatti i complimenti di rito, mi invita a un incontro. Perché ogni corteggiamento finisce con un appuntamento. Potevo non andarci? 😉
Ne è venuta fuori una chiachierata di due ore, con visite sul posto e molto altro ancora. Qualcosa che non si può riassumere facilmente e quindi facciamolo a puntate.
Parleremo della questione giudiziaria; della situazione economico-finanziaria; della comunicazione e di tanto altro.
Alla fine del viaggio capiremo se questo Grifone può ancora, e come, dispiegare le ali.

L’area inquinata e il provvedimento di sequestro
  1. Il Grifo Ferito

Ravasio dice sempre così: Grifo. Mai Crifo. Non so se c’entri l’inconscio, o ci sia un ordine criptato di scuderia: fuori con la C, dentro con la G.
Non è poi così importante.

Non lo era per i Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), che si sono presentati all’alba una decina di giorni fa per mettere i sigilli a quella che fino a ieri era una regina del solido immaginario collettivo cittadino.


Cosa è successo


Il depuratore era rotto. Ma la Cantina doveva comunque sversare i suoi liquidi. È accaduto che i liquidi di questo sversamento, anziché essere stockati in una cisterna predisposta, per essere poi evacuati da aziende specializzate – per motivi ancora non chiari sono stati sversati nel terreno adiacente al depuratore.

Sequestro ineccepibile, precisa Ravasio, che non smette di elogiare la professionalità degli inquirenti.

L’errore c’è stato – ammette.

Ma…


Notizie giganti


Chi ha gonfiato la notizia? Come? e soprattutto, perché?

Perché a leggere i giornali sembrava che qui si fosse consumato il più crudele dei reati ambientali.

Invece la zona interessata è molto ristretta, circa 200 mq, sottolinea Ravasio, completamente interna alla cantina e non ha interessato in alcun modo terreni di terzi.

Le nostre foto lo confermano in maniera eloquente. L’area è doppiamente recintata, interna e alle spalle della Cantina, nuova sede di zona Colajanni; chiusa all’esterno con muretto di cemento. C’è ancora il foglio di sequestro affisso dai Carabinieri (foto in alto).

In questa foto dall’alto si apprezza meglio l’estensione della zona sequestrata (in giallo) rispetto all’enorme area della Cantina.

In rosso il muretto di recinzione esterno in cemento. 
La freccia rossa indica il depuratore guasto. La gialla l’enorme silos che lo sostituisce temporaneamente.


Le conseguenze sull’ambiente


Però potreste aver riempito il sotto-terreno e l’acqua inquinata aver tracimato per vie sotterranee.

Invece no, gongola Ravasio. 

Per fortuna no. Abbiamo fatto fare i rilievi ed è venuto fuori che tutta l’area della cantina poggia su un enorme lastrone di argilla, dura e impermeabile.”

Quindi è tutto rimasto qui in famiglia, per così dire?

Assolutamente sì.

Neanche inquinamento della falda, allora? Troppo bello per essere vero…

Mi creda. Lo è. Abbiamo i carotaggi fatti al centro dell’area in questione e in altre zone. Anche a poca distanza dal punto incriminato non c’è niente.
Ma se non sono interessati terreni esterni, chi vi ha denunciato?

Abbiamo dei fondati sospetti. La denuncia è pervenuta anonima, in forma di biglietto, fino alla sede centrale del Noe a Treviso.

È bastato un biglietto anonimo?

No. C’erano anche dei video, evidentemente ripresi in loco.

Quindi qualcuno che ci lavorava.

Non posso rispondere sul punto senza aver fatto i dovuti accertamenti.

E da quanto durava lo sversamento?

Difficile dirlo. La cantina ha ripreso la piena attività a marzo, con il trasferimento delle linee di imbottigliamento. Il depuratore, secondo le disposizioni interne, avrebbe comunque dovuto essere SEMPRE usato come cisterna, per i periodici prelievi a mezzo ditta specializzata. 

Invece a un certo punto qualcuno, essendo rotto/indisponibile il depuratore, ha deciso di “saltare” anche il suo serbatoio e sversare direttamente nel terreno attiguo. 

Non sappiamo ancora bene come e quando e con quale frequenza questa disposizione è stata fraintesa o disattesa. Ma purtroppo è andata così.



Le responsabilità

Sono indagati gli ultimi due presidenti, quindi un arco di tempo di circa due anni. È possibile allora che lo sversamento sia ben anteriore…

Non credo. Il depuratore è stato fermato a luglio del 2014 (quando era ancora in carica il precedente presidente) – e prima di  allora era sempre stato, per quanto ne so, in funzione. 

Ripeto che purtroppo non posso essere preciso perché non ne so di più. Lo accerteranno i magistrati. 

Posso però assicurare che dal momento in cui fermammo il depuratore, coinvolgemmo  l’azienda costruttrice, che proprio in questi giorni ha iniziato i lavori di ripristino. Stimiamo che tutto vada a posto entro giugno.

E nel frattempo l’acqua sversata dove va a finire? – mi indica un cisternone da 3 milioni di litri con bocchettone aperto e tubo infilato – per essere periodicamente prelevata e portata al depuratore da ditte specializzate nello smaltimento dei reflui.

In fondo – minimizza – il problema sicuramente c’è stato e ringraziamo i Carabinieri per averci ulteriormente stimolato a risolverlo, così come il Magistrato che ha capito la situazione, ha visto i correttivi che abbiamo realizzato e ci ha dissequestrato la cantina a tempo di record.

Ma consideri che lo sversamento in sostanza era acqua sporca. È l’acqua con cui si lavano le cisterne e le linee di imbottigliamento. Non ci sono rifiuti speciali o pericolosi. È un po’ come l’acqua dell’autolavaggio.


Guarire

Certo, questo non è un autolavaggio – è un pezzo del cuore produttivo enologico cittadino – e sarebbe stato mille volte meglio se si fosse fatta più attenzione.

La ferita rimane.

Ma per il momento è bello constatare che non era così profonda, né incancrenita come ci era stata presentata.

Fa male lo stesso. Ma può guarire ed è questo l’importante. Per ora.

(1. continua)

Leggi il seguito . LE ALI DEL GRIFO. IL GRIFO LOTTA SOLO 

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