Assolutamente da manuale. Se non condividete al 100% questo capolavoro di Pino Aprile, potete anche chiudere RuvoLibera e guardare la Melevisione… 🙂
IL SUD FA PAURA
Hanno paura. Renzi è terrorizzato dall’idea che Il Sud agisca senza di lui e, ci può giurare, contro di lui (si fa per dire: lui è solo l’ombra proiettata su Palazzo Chigi, dai poteri che l’hanno messo lì, con un solo comando: non ci rompere e non farci rompere le palle, mentre noi ci si spolpa quel che resta del Paese).
Il Sud ormai fa paura. Non lo hanno mai capito: un secolo e mezzo fa han pensato che fucilazioni in massa, un regime del terrore, rastrellamenti, paesi rasi al suolo, campi di concentramento avrebbero eliminato quello che del Sud non capivano e non volevano: i meridionali, se di carattere, se pensanti, se non comprabili.
Per un secolo e mezzo li hanno tenuti a bada grazie a una classe dirigente coloniale capace di ogni infamia, pur di gestire qualcosa e di arricchire, appropriandosi di risorse pubbliche, e usando gli scarti per mantenere una complice clientela; mentre le istituzioni si occupavano di togliere di mezzo quanti avrebbero potuto intralciare la loro azione fiancheggiatrice (avete presente cosa è successo al tenente Giuseppe Di Bello, per aver documentato l’inquinamento petrolifero in Lucania?); magari, usando interposta mafia (avete presente cosa è successo a don Peppe Diana, per aver denunciato l’avvelenamento della Terra dei Fuochi?).
E devono saltare in aria Chinnici, Falcone, Borsellino, che minacciano il patto di quel potere con gli unici meridionali apprezzati oltre i dirigenti coloniali: la polizia politica della colonia, la mafia.
Ma non basta. Il metodo è in crisi, no, non basta più. Più il Sud sa, meno è (sotto)governabile.
Le promesse, le briciole di diritti centellinate come favore non bastano più. Le marionette del potere ripetono gli stanchi riti del “Mezzogiorno centrale”, “Programma di infrastrutture”, “Treni ad alta presa per il culo”, seminari di approfondimento sul Sud, fatti a Viggiù, con interventi di scelti meridionali a stipendio che confermano come, nonostante i terroni non se lo meritino, il governo stia risolvendo la Questione meridionale. L’avrebbe fatto domani, ma è domenica; vi spiace se rinviamo a lunedì?
E il capo Pd del governo deve implorare e minacciare per impedire che i presidenti delle Regioni del Sud, tutti Pd, si riuniscano a Bari, per la Fiera del Levante: e se si mettono d’accordo su qualcosa?
Alle dieci è andata in onda la miserevole sceneggiata-seminario della Festa dell’Unità a Milano, rimediata come-viene-viene, se no dicono che ce lo siamo scordato; e dal titolo “C’è chi dice sì” (alle trivelle, alla morte delle università meridionali, alla riduzione dei fondi per la salute al Sud, al dirottamento dei soldi per le ferrovie tutti al Nord…).
E, in effetti, c’è chi dice sì; quando servono, li chiamano, gli fanno dire sì, anche pubblicamente, poi li rimandano nella cuccia.
Il Sud che resta fuori è l’altro, sta per sommergerli, l’onda si è alzata. E loro continuano a consolarsi con i riti vuoti e confondendo la servitù con il popolo.
Mentre il Solimano entrava a Bisanzio con le sue armate, a palazzo ordivano l’ennesima trama per mettere qualcun altro sul trono dell’impero d’Oriente.
Toc, toc… Chi è? Il Sud, siamo venuti a spazzarvi via. Ma non è vero! Forse, oggi ti sembra ancora no. Ti sembra. Ma hai visto a Taranto per l’Ilva, nella Terra dei Fuochi, i movimenti per salvare gli ulivi…
Toc, toc… Aspettatevelo, da un momento all’altro.