So che qualche buonanima ne ricaverà altri motivi per ricamare rancorosamente sulla mia supposta “onnipotenza da tastiera“, persino quando sono sceso in campo, ma tant’è – o sull'”ego espanso” ecc… Ma c’è poco da fare. Il dovere è dovere. E di fronte al caos, il dovere più grande è mettere un po’ d’ordine. Tra l’altro posso assicurare amici e avversari che, negli anni, l’unica cosa che mi si è espansa è un po’ di pancia. Per il resto sono sempre il ragazzo umile, attento, recettivo e partecipativo di sempre. E tale intendo rimanere. Certo: ho il difetto di studiare a fondo le cose e capirle, prima di mettere mano. Immagino sia questo che non va bene a lorsignori ciaciacconi (quando va bene). Dunque – da quando ho scritto l’articolo su Schinaia, si sono scatenate tali fibrillazioni nel centro destra (o in certi suoi supposti caporioni), che la fantascienza al confronto diventa racconto neorealistico. Perciò è necessario riportare la cosa ai suoi giusti termini. Chi vuol sbagliare faccia pure. Ma non ne dia a me la responsabilità.
C’è differenza tra leadership e trovata dell’ultim’ora Io ho scritto e confermo che Schinaia è persona seria e che come tale, se fosse stato indicato come leader a suo tempo e con le dovute procedure, avrebbe dato un’immagine di serietà al centrodestra – oggi così scoordinato e sbrindellato, con quell’aria pagnottista e l’irresponsabilità di chi è concausa determinante del disastro in cui hanno precipitato Ruvo ma non vuole farsi da parte.
Questo ho scritto e non altro.
Io non ho mai scrittoné dettoné pensato che con Schinaia il centro-destra avrebbe vinto le elezioni. Neanche se fosse stato unito.
Questo sia chiaro a tutti i fantasisti dell’ultim’ora, come direbbe la buonanima di Matteo; ai dilettanti allo sbaraglio di sempre… (tanto allo sbaraglio poi ci va la Città).
Non lo penso affatto neanche oggi e non c’entra nulla la qualità del personaggio Schinaia.
C’entra invece la provenienza e c’entrano le conseguenze che questo provenienza avrebbe sulla finale elettorale.
Lo spirito dei tempi
E poiché è gente che non ha capito lo spirito dei tempi, e ragiona secondo gli schemi del millennio scorso, seguiamo pure il ragionamento secondo i loro schemi. Che danno il centrosinistra favorito.
Non hanno capito nulla. La Politica, come la Storia, cambia continuamente perché è cosa viva e si adegua al tempo e alle possibilità.
Questi statisti della domenica invece, questi tessitori da dopolavoro e tra un cliente e l’altro (quando ne hanno), questa gente che pontifica senza aver studiato un’ora di Politica in vita sua, sognano continuamente e danno del sognatore a chi ne sa mille volte più di loro. Così vanno le cose…
Riportiamoli un po’ alla realtà. Farà loro bene.
La dura realtà
Ammesso infatti che Schinaia riuscisse ad arrivare al ballottaggio superando la cosca clientelare paparelliana, dovrebbe poi scontrarsi – secondo quei canoni del secolo scorso – con i campioni uscenti (e che campioni!) di palazzo Avitaia e qui… cascano gli asini.
Perché quei campioni avrebbero buon gioco a suonare le campane dell’antifascismo (ovviamente di facciata) e quindi a chiamare a raccolta e a far votare i più sperduti elettori delle più sperdute lande cittadine – e avrebbero vittoria facile.
Specie il 5 Giugno. A ridosso del 2 giugno, della Festa della Repubblica, con la Costituzione sotto attacco (da parte loro, dei non-eletti a Palazzo Chigi: non certo dei “fascisti”).
Ve la immaginate la grancassa?
Schinaia è perciò, per tutti questi motivi, al contrario di quello che qualcuno ha interpretato o voluto interpretare dal mio articolo, il candidato meno adatto a vincere le elezioni.
Naturalmente la chiamata alle armi dell’antifascismo sarebbe del tutto strumentale perché avremmo il paradosso che un’amministrazione uscente che è stata brutalmente fascistasulla piazza e sulla democrazia cittadina; che ha sventrato e stuprato pezzi di storia e memoria che neanche il fascismo aveva osato toccare – avremo il paradosso che questa amministrazione ultrafascista e antidemocratica nei fatti chiamerebbe a raccolta gli elettori per fermare uno che è fascista sulla parola, un fascista di nome e reputazione ma che non ha certo potuto compiere simili brutali aggressioni alla sovranità popolare.
E questa chiamata alle armi dell’antifascismo a chiacchiere e di parata, da parte di chi è stato nei fatti più fascista dei fascisti, più prevaricatore dei prevaricatori contro la democrazia cittadina – questa chiamata alle armi sarebbe tra l’altro propedeutica a un accordo tra i “campioni” di disastro uscenti e la cosca paparelliana, portando quindi in piena luce, come talvolta avviene tra amanti, la tresca che hanno tranquillamente coltivato di nascosto, ma drammaticamente a spese della Città, negli ultimi 5 anni senza contare il pregresso. Ci manca solo che forniamo ad Attila il pretesto per andare in soccorso dei vecchi compari di merende. E chissà che non sia questo lo scopo vero di tutto questo sconquasso…
Persino il povero Chieco sarebbe fatto fuori da questo accordo infame. Ingabbiato e neutralizzato o costretto anzitempo alle dimissioni se non dovesse cedere.
È questo che vogliono, gli strateghi da discount che mi fanno pervenire i loro piani strampalati e vogliono pure il mio imprimatur e la mia firma a garanzia?
La Politica è un’arte difficile. Cominciate a studiare, se volete farla
Ve lo potete scordare, amici miei. Io firmo solo per la Città. Per i 26 mila Ruvesi che hanno diritto a una Democrazia vera e a quello che ne segue: benessere, lavoro, sviluppo.
Altre “operazioni” non mi interessano – neanche quando, come in questo caso, fanno strategicamente ridere abbastanza, e perciò migliorano l’umore.
Se avete capito che la strada era sbagliata, dovete cambiare strada e accodarvi a chi la strada la conosce. Non pretendere che chi è sulla via giusta deragli per venire sul vostro sentiero e precipitare nel vostro dirupo.
A ciascuno la sua scelta. In questo caso fin troppo facile. E a ciascuno le meritate conseguenze.
Ma la politica è un’arte difficile. Che lo imparino una buona volta lorsignori. Studino. Comincino dalle basi. Far parte di un clan di partito non basta più. Serve anche qui competenza. Ne servirà sempre di più.
Il miglior candidato
Questi sono i motivi di fondo per cui l’amico Schinaia rimane persona perbene e ottimo simbolo per la destra; ma nelle condizioni attuali pessimo candidato per la vittoria finale nella corsa per Palazzo Avitaia.
La conclusione di questo ragionamento non può anche essere una: il candidato vincente – l’unico possibile vincente nella corsa a Palazzo d’Italia è quello che garantisce la Democrazia cittadina.
Non quello che l’ha distrutta né quello che, pur suo malgrado, darebbe alle cosche arroccate il pretesto per chiamare i cittadini a raccolta contro un pericolo inesistente ma che salvaguardi i loro deretani dal dover mollare la poltrona.
Ora, questa lezione era così elementare che magari si poteva darla per scontata.
Ma siccome mi sono state presentate le ipotesi più fantasiose e mi è stato chiesto addirittura di dirigere/coordinare o fare il padre nobile e persino direttore d’orchestra di questi “piani” folli – come se avessi il potere di rendere logiche e accettabili le peggiori assurdità – ho dovuto dire di no.
Ma senza malizia né presunzione. Li avrei aiutati, se la proposta fosse stata ragionevole, cioè nell’interesse della Città.
Perché questa è l’unica ragione che mi ha spinto a scendere in campo, dopo aver determinato in buona parte la vittoria, 5 anni fa, di chi se ne è dimostrato indegno, fallendo in tutti i campi, maggioranza e finta opposizione; portando la Città al disastro e arrivando a osare l’inosabile contro i propri Cittadini.
Ho dovuto ribadire che io gareggio per salvare la Città, per cambiare la sua Storia, il suo presente e il suo futuro – per restituire ai Cittadini il loro sacrosanto diritto ad una democrazia reale e partecipata.
Mi interessa solo questo, e solo questo interessa alla spettacolare lista di RuvoLibera, gli strepitosi combattenti democratici, gli Spartani-Ateniesi che Dio ha voluto farmi incontrare, credo per dirmi che ero sulla giusta via.
Insieme a loro, e insieme ai Cittadini svegli, che si riprendono il proprio voto e la propria libertà, il proprio diritto alla ricerca della felicità, faremo Rinascere e ripartire Ruvo.