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LA DURA RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI, TENUTA ACCURATAMENTE NASCOSTA A TUTTI. ANCHE AL CONSIGLIO COMUNALE. DA CHI?
Un velo di tristezza: Il totale fallimento
Sconcerta le coscienze e mette in crisi ogni credibilità umana la vicenda che emerge dalle lettura del documento della Corte dei Conti, Sezione Regionale e di Controllo per la Puglia che con deliberazione n. 98/PRSP/2016, in data 14 aprile 2016 ha disposto in merito al controllo effettuato a carico del Comune di Ruvo relativamente agli anni dal 2010 al 2014.
Un documento impietoso che in 18 pagine fa la radiografia completa dei fatti, articolata in 10 capitoli di indagine: gestione di competenza e flussi di cassa, fondo svalutazione crediti, mancata lotta all’evasione tributaria, servizi conto terzi, debiti fuori bilancio, servizi di illuminazione lampade votive, organismi partecipati, parametri di deficitarietà strutturale. Ne vien fuori un quadro di una incredibile criticità, fino ad ora sconosciuto a tutti, compresi i candidati sindaci (PD incluso) che sicuramente avrebbero tenuto un comportamento diverso nell’impostare un programma di amministrazione ed il dialogo con i cittadini-elettori. E forse anche avrebbero deciso diversamente circa la candidatura a sindaco.
Ancor più sconcertante appare la volontà di tenere caparbiamente nascosto il documento che è stato depositato nella Segreteria della Corte dei Conti il 28 aprile 2016 e trasmesso via PEC al Comune di Ruvo in data 2 Maggio 2016, con incarico di trasmetterlo al Presidente del Consiglio comunale che a sua volta doveva trasmetterlo ai consiglieri. Ed invece è rimasto nascosto anche al Presidente del Consiglio.
Solo la insistenza di un consigliere, che è venuto a conoscenza per altra via dell’esistenza dell’atto, ha fatto venire a galla l’opera di secretazione e quindi ha determinato la esibizione del testo della Corte dei Conti. Per la verità non è l’unico caso di documenti secretati anche a danno del sindaco, come è emerso pure nel corso della seduta del Consiglio in cui si parlò delle dimissioni del dirigente dell’Ufficio tecnico; dimissioni presentate con missiva scritta, di cui il Sindaco non era a conoscenza.
E così si potrebbero enumerare altri episodi che si presume testimoniano che un gruppo ristretto era a capo della decisione di ciò che doveva essere di dominio pubblico e ciò che doveva rimanere nel cassetto, con accesso differenziato a seconda dei casi.
L’abitudine al nascondimento di fatti gravi è documentata anche nella stessa relazione della Corte che riporta nelle premesse di aver ascoltato il sindaco, l’assessore al bilancio, il segretario generale e la dirigente dell’area programmazione economica. Pur essendo stati sentiti sui punti sotto osservazione, e pur essendo stati edotti sulla delicatezza dei fatti, nessun problema o criticità è stato oggetto di riflessione, condivisione e comunicazione trasparente, nemmeno a livello di amministrazione.
E così solo dalla nota della Corte si viene a sapere che, oltre alla Ruvo Servizi, agli espropri, ed al servizio di illuminazione lampade votive, ci sono tanti altri capitoli delicati, non noti alla collettività. I deficit annuali, la mancanza di un inventario dei beni comunali, le tasse non riscosse per diversi anni, i canoni di locazione rimasti scoperti, la mancata lotta all’evasione tributaria, la gestione dei residui, la prescrizione dei crediti ecc., sono i punti su cui la lente di ingrandimento della Corte si è soffermata.
L’intera vicenda, incredibile ed inquietante, fa sorgere spontanei diversi interrogativi. Come mai una amministrazione può commettere tanti errori nei diversi settori della gestione del Comune?
Come possono politici, tecnici ed organi esterni (come i consulenti ed i revisori dei conti) cadere tutti insieme in tanti gravissimi errori da meritare una solenne bocciatura da parte della Corte?
E come può un amministratore pubblico decidere di tenere per sé la notizia di un incendio che sta per bruciare l’intera città, semplicemente pensando che nessuna lo veda e se ne accorga e che il fuoco si possa spegnere da solo?
Come si può depistare ed ingannare il cittadino regalando sorrisi e pronunciando parole di rassicurazione quando l’edificio sta per crollare?
Quale credibilità hanno queste persone che hanno amministrato e si candidano ancora per amministrare?
Dov’è la trasparenza tanto conclamata, mentre si ostenta sicurezza e tranquillità, come se si vivesse in un paese di sogni e fiabe?
Quale fiducia meritano ancora amministratori e gruppi che hanno portato la città al collasso?
È il momento di fermarsi per pensare con serietà; per cominciare a considerare realmente qual è il bene comune e come si può governare senza astuzie, senza la falsità, senza i sotterfugi, ma con la reale trasparenza e la lealtà di persone oneste e competenti che non sanno mentire e non sanno promettere paradisi inesistenti.
Ruvo ha bisogno di serietà e di tranquillità. Non servono le parole al vento e le promesse che nascondono il vero. Non sono questi gli strumenti che potranno salvare questa città.
Biagio Pellegrini