Un mio caro amico di destra – che stimo e che ammiro per coerenza ed impegno – mi chiedeva, giorni or sono, di chiarire la mia posizione politica, poiché nel 2006 appoggiai il candidato sindaco del centrodestra, Antonello Paparella, al quale va la mia amicizia, mentre oggi sostengo quella di Vito Ottombrini.
i dover sostenere – ma da una posizione molto defilata rispetto all’attuale – la sua candidatura a sindaco. Insomma, a quel tempo non mi si sarebbe potuto additare al pubblico ludibrio come il Salvatore Ottombrini al quale ha fatto riferimento un candidato sindaco nel tentativo – non andato a buon fine e che ha sortito l’effetto opposto – di sminuire la candidatura e le capacità di Vito Ottombrini.
Quindi, nel 2006, in una situazione politica locale diversa dall’attuale, ero dell’avviso che la candidatura di Antonello potesse rispondere meglio alle attese della popolazione, dopo la fine prematura dell’esperienza del dott. Fatone.
Puntai su una figura emergente del panorama politico locale, seppure proveniente da un contesto politico, ideale e culturale differente dal mio. Io di centrosinistra per tradizione e convinzione, lui di destra.
Feci una sorta di incursione in un’area che non mi era prossima nel tentativo di comprendere che cosa fosse Alleanza per Ruvo, che cosa fosse Alleanza Nazionale, se fosse realmente cambiata dopo Fiuggi, se si fosse trasformata in una destra europea, non più nostalgica di Salò e del triste periodo mussoliniano.
Mi accorsi quando già eravamo a metà del cammino che purtroppo
così non era. Entrai in una stanza della sede di A.N. e ad una parete faceva bella mostra di sé un
ritratto di Benito Mussolini.
I legami affettivi, le contiguità di pensiero, le simpatie per quel passato non erano stati recisi, tutt’altro, e la cosa provocò in me una reazione di sconcerto e di perplessità. Tenere in casa propria un quadro di Mussolini potrebbe pure starci, ma che lo si esponga nella sede di un partito che dovrebbe aver ripudiato il totalitarismo ed i suoi disastri, no, non è concepibile. Mi parve eccessivo ed intollerabile.
Sul versante sinistro, del resto, mi sembrava che non spirasse una buona aria per gli ex Popolari e per i cattolici democratici (ho militato nella D.C., corrente morotea, nel P.P.I. di Martinazzoli e Bianco, ricoprendo la carica di proboviro a livello provinciale, allontanandomi dalla vita politica attiva nel 1999).
Questa constatazione mi indusse a proseguire la campagna elettorale al fianco di Antonello Paparella, fino alla fine, come era giusto che facessi (non si viene meno alla parola data, anche se dovesse costare). Al ballottaggio egli fu sconfitto da Michele Stragapede che, tuttavia, e ciò va detto a suo onore, non mi ha mai fatto pesare il fatto che non fossi stato dalla sua parte. Chissà se altri si sarebbero comportati nello stesso modo.
Nel centrosinistra sono a casa mia. Simpatizzo per il PD, sebbene sia cofondatore della lista civica (ma prima ancora associazione politico-culturale)
INSIEME, che mette insieme uomini e donne provenienti da diverse esperienze culturali e politiche e che appoggia la candidatura di
Vito Nicola Ottombrini.
Ammiro Luigi Bersani e sono vicino alle posizioni dell’On. Gero Grassi, al quale mi lega un’antica amicizia, la comune appartenenza all’area morotea e popolare.
In questa fase della vita amministrativa e politica ruvese ho ravvisato l’insorgere di una vera e propria emergenza democratica, rappresentata da alcune candidature che sanno di naftalina, mentre il mondo, la storia, il senso di libertà delle persone sono andate oltre il chiuso degli armadi.
In un momento in cui si respira aria di cambiamento e di progresso, il ritorno al passato non è auspicabile.
Condivido quindi la campagna di RuvoLibera per un Sindaco Nuovo, anche per la ragione di favorire un ricambio, che sia generazionale o no poco importa. Del resto non è detto che un giovane in senso anagrafico sia migliore di una persona meno giovane.
In questo momento rileva un mutamento del modo di concepire la politica e l’azione amministrativa, che deve essere diretta a creare le condizioni di maggiore benessere della popolazione, a ridurre il divario fra ricchi e poveri, a prediligere gli interessi deboli rispetto a quelli forti.
Fra gli interessi deboli vi sono pure la cultura, il turismo, la tutela dell’ecosistema, dell’habitat naturale. Queste sono priorità del centrosinistra, nel quale convivono posizioni diverse che rendono interessante il confronto, esercizio a cui siamo abituati per formazione culturale e politica.
Vincere la sfida della diversità attraverso la condivisione delle differenze, ricercando il punto d’intesa che salvi il meglio di tutte le posizioni a confronto. È questa la peculiarità del centrosinistra. All’incontro con Nichi Vendola su Aldo Moro ho parlato di “pluralismo degli uniti”, a voler significare che l’unità delle forze non di destra è un dato di fatto e da esso non è più possibile prescindere.
Ma questa unità non è una gabbia dove vige il pensiero unico. Il pluralismo è benvenuto perché è una ricchezza, fa crescere, apre la mente e fa vedere le cose secondo punti di vista insospettati o mai indagati.
Il meglio della tradizione cattolico-democratica sta in quest’area culturale composita. Altrove vi è il berlusconismo o una posizione politica protezionistica, che postula l’isolamento del migliore, del più dotato, del più esperto, cosa difficile da concepire in un mondo che avanza velocemente, seppure tra alterne vicende, verso nuovi traguardi di civiltà e di progresso. Anche nella nostra Ruvo.
da
RuvoLibera,
13 maggio 2011