L’opposizione alla Traviata






Lo confesso. Sono un po’ in difficoltà. Sto sempre lì a rimproverarli che dormono e sono politicamente irrilevanti (a volte fin troppo e in maniera persino sospetta…).

Così quando ho visto il manifesto mi sono detto: “wow!”, perché comunque vi è dentro un qualche lavoro di ricerca. Una cosa più complessa che guardarsi intorno e dire: “Ohibò, c’è l’erba alta!” – specie dopo aver assistito in piena estasi soporifera allo sventramento della Città, della credibilità delle sue istituzioni, del tessuto connettivo della sua democrazia. 

Al ridursi della patria di Francesco Rubini a cittadella assediata in cui è meglio non parlare, non schierarsi, non farsi vedere in compagnia di



Già visto
Tornando al fatterello quotidiano, la voce di una manifestazione “già vista” girava da tempo. È merito dei consiglieri di opposizione, o chi per loro, aver trovato i riscontri e averli messi neri su bianco.

Poteva essere una simpatica ed efficace punzecchiatura. Una provocazione che magari “ci sta”, anche per riprendere quota e farsi perdonare per quanto possibile il clamoroso infortunio della fuga dal Consiglio comunale e dalle proprie responsabilità.

E per tale l’ho presa, sorridendoci su. Anzi, mi ha così divertito che per un attimo non ho più pensato alla persistente inconsistenza dell’opposizione sui grandi temi. “Stanno crescendo, forse”, ho voluto concedermi.


Trincee
Invece il putiferio che si è scatenato da entrambe le parti, tra difese all’ultima trincea da parte della maggioranza e abbondanti anche se scomposte rincarate di dosi da parte dell’opposizione (già che non siano più “minoranza” ha del miracoloso… che c’entrino i nostri stimoli? :P) – quel putiferio manco fosse la Disfida di Barletta, fa pensare.

Ho trovato francamente un po’ sopra le righe qualche espressione piccata della maggioranza. E non da meno le controbattute di artiglieria pesante dalla parte opposta.

La cosa (a meno che gli amici dell’opposizione non sappiano altro che non hanno detto) non si giustifica.

Il fatto, alla fine, è un fatterello. L’assessore Filograno, piombata qui da tutt’altro contesto e dovendo improvvisare una politica culturale senza conoscere il territorio, le sue risorse anche umane, culturali ecc… un po’ ha cominciato a studiare (credo che nessuno possa disconoscerne in buona fede l’impegno), un po’ ha riproposto cose che conosceva già e aveva in qualche modo sottomano.

Non ci trovo niente di scandaloso. Anzi. 

Nessuno critica un teatro perché propone la Traviata, come tanti altri teatri, tante volte prima.

Certo, si poteva essere più trasparenti e più diretti all’inizio, non presentare come novità ma semmai come reinterpretazione ciò che evidentemente nuovo non era.

Tutto qui. Un errore di comunicazione. Censurabile, ma politicamente inconsistente. Anzi, inesistente.

Ora sarebbe saggio mettere da parte queste bagattelle e concentrarsi sui problemi seri, anzi giganteschi, che ha questa Città, insieme alle sue enormi potenzialità che una politica scellerata venticinquennale, neanche quella “nuova”, per niente, ma esercitata qui con ferocia barbarica – ha ridotto in fin di vita.

Pensiamo alle cose serie. Al debito. Al Pug. Alle famiglie (tante) in difficoltà. Al lavoro che manca. Cioè, in una parola, alla Democrazia agonizzante che cerca un riscatto nelle politiche democratiche co-generative promesse dal Sindaco – che ha assicurato di farsene portatore già a partire da oggi, dalla fondamentale discussione sul Pug.

Che sia pubblica, neutrale, forte, veritiera, centrata su prospettive lungimiranti di sviluppo e bene comune, mettendo finalmente da parte le cordate barbariche clientelari e inzuppatrici di biscotti esosi nelle risorse e nel futuro di tutti.

Questo è il fronte. Queste sono le sfide vere.

Qui aspettiamo una maggioranza che ritrova, ne siamo certi, la via del confronto pubblico dopo la lunga notte durata 25 anni.

E qui aspettiamo un’opposizione altrettanto combattiva, che studi, che non tiri sgambetti al Consiglio e alla Città, e non faccia mancare niente di legale. Neanche il numero.


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