La dottoressa Elena Saponaro, direttrice del Museo Jatta, senza dubbio merita un encomio per la comunicazione, per la rapidità e la decisione con cui ha saputo gestire l’input proveniente dal nostro articolo.
Non solo, ma ci congeda raccomandandoci di continuare a seguire e a scrivere delle vicende del Museo.
Un esempio, per chi nell’era digitale ancora si limita a chiudersi a riccio (e peggio, molto peggio)…
E un’ospite affabile e disponibile per me e l’architetto Lidia Sivo, che ha già dato ampia prova del suo valore di esperta e che ho pregato di farmi da consulente per la parte tecnico-storica del Palazzo.
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Solo un’ipotesi
La prima cosa bella che sentiamo è che il taglio del muro esterno è “solo un’ipotesi”, non presente nel progetto e dettata da esigenze temporanee.
Si ha infatti necessità di portare nella sala attigua alla finestra (l’ultima a sinistra guardando la facciata) macchine e materiali; e riportare fuori i calcinacci dei lavori già effettuati.
Farlo con le carriole, infatti, spiega la Direttrice, significherebbe poter lasciare piccole scie di detriti e disturbare così la fruizione esterna dei visitatori.
Naturalmente il taglio per allargare la finestra e far passare la roba verrebbe poi ripristinato e a lavori conclusi “non si vedrebbe nulla”. Oltretutto, aggiunge l’architetta Mezzina, responsabile del progetto, rimaneggiamenti sono già evidenti su tutte le finestre, probabilmente risalenti al secolo scorso (vedi foto gallery).
Ma il taglio e cucito, no…
Ora, su questo, ci permettiamo di mantenere intatti tutti i nostri dubbi e continuiamo a ritenere che un taglio sia un rimedio peggiore del male, non sai mai come va a finire. Specie da queste parti…
E, in ogni caso, pensiamo che un po’ di brecciolina eventualmente per terra per poche ore e pochi metri sia un disagio di cui il turista neanche si accorgerà. Sia perché è disposto a questo e altro, sia perché il Museo Jatta vale, questo e altro.
Oltretutto la parte di gran lunga più rappresentativa del Museo, “le sale delle meraviglie” come le definisce la Direttrice, non sarebbe neanche interessata da questo percorso alla Pollicino con molliche di pietra nobile.
Passiamo dalla finestra
Forse anche la riflessione scaturita dal nostro articolo ha portato architetto e impresa (entrambi presenti) a considerare delle alternative.
Al punto che il taglio viene dato ora per poco probabile e si procederà alla sola rimozione della grande inferriata della finestra, così come si farà anche per le altre, per manutenzione.
Il materiale passerà così dalla finestra e se questa non bastasse, ci auguriamo e auspichiamo, dal percorso-Pollicino. I turisti capiranno.
Riduciamo il biglietto
Magari in quei giorni facciamogli pagare un biglietto ridotto per scusarci del minuscolo disagio. Ci sembra di gran lunga la soluzione preferibile.
L’impresa potrebbe accollarsi lo sconto, dal momento che risparmierebbe un bel po’ di lavoro. O il Comune. O un’impresa ruvese illuminata (ce ne è qualcuna?). Anche RuvoLibera può dare una mano.
Ma, per piacere, lasciamo stare il prospetto taglia-incolla per quanto possibile.
Mani sensibili
Detto questo, l’idea è che il progetto sia in mani sensibili e che l’interesse mostrato dalla Città attraverso le migliaia di letture del nostro articolo sia stato valutato e rispettato.
A questo si aggiunga la grande sensibilità e l’apertura trasparente (che è sempre buon segno) della Direttrice, l’analisi minuziosa dei dettagli, l’aver preso a cuore le sorti del Museo e volerlo rilanciare pur nella “normale” e cronica esiguità di risorse.
Lo si vede dal trasporto con cui parla dei piccoli grandi successi della sua gestione, la saletta multimediale, i nuovi bagni, il codice QR per i più smanettoni per godersi il Museo sul telefonino (vedi galleria fotografica).
Un Condominio unico al mondo
Un Museo strepitoso, unico al mondo, affidato a persone competenti e appassionate. È una notizia talmente bella che non è il caso di appannarla con ipotesi rischiose, per quanto controllate.
Anche perché i problemi ancora non mancano, per l’incerta azione dello Stato e le legittime esigenze dei privati (Jatta e Guastamacchia) con cui il Museo deve convivere.
“Mi considero piuttosto la direttrice di un condominio“, scherza la Saponaro che deve destreggiarsi nella ricerca di un difficile equilibrio tra le parti e nel frattempo far funzionare il Museo.
Lo Stato e la Città
In attesa che lo Stato decida cosa vuol fare da grande. Acquisire per intero il gioiello sarebbe un obiettivo degno, anche in concorso con privati, in un nuovo progetto che metta insieme risorse e competenze finalmente liberate.
Sarà la Città in grado di stimolare e di essere partner di un obiettivo così ambizioso?
TRASFORMIAMO LA STORIA IN RICCHEZZA |
Noi siamo certi che ne ha tutte le potenzialità. E per questo abbiamo avviato il nostro progetto per una Fondazione pubblico-privato per la valorizzazione del nostro patrimonio plurimillenario.
Il Museo Jatta ne sarebbe il punto di partenza ideale. La leva attraverso cui tutto può cambiare, finalmente, trasformando in ricchezza la nostra Storia .
L’importante è partire.
Reagire alla logica del declino, rifiutare la rassegnazione e trasformare un Palazzo glorioso e in parte fatiscente nel gioiello che può e deve diventare, per trainare insieme tutta la Città e il territorio.
Un viaggio nel tempo verso un futuro almeno all’altezza del passato. Magari meglio.
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