La bufera era nell’aria e non da oggi. Praticamente dal giorno di insediamento di Chieco, forse anche prima, cioè da quando lorsignori si sono resi conto che il soggetto non era facilmente manovrabile (in quanto ‘straniero’ e inesperto) come avevano sperato.
In questo quadro acquistano senso tutta una serie di inciampi e ‘messaggi’ o pizzini di cui abbiamo via via parlato, e che il lettore attento ritroverà facilmente su queste pagine.
Non fa eccezione la recentissima vicenda delle dimissioni di quattro consiglieri di maggioranza e più precisamente Pd, dalle deleghe e dai compiti extra che si erano liberamente assunti.
La motivazione del capogruppo Francesco Summo, peraltro non nuovo a queste orazioni funebri per spiegare senza mai spiegarle (“in perfetto politichese” come è stato osservato) le dimissioni a grappolo nelle tormentate amministrazioni pidinocentriche – la motivazione è di quelle che lasciano il segno.
Il Pd non è Chieco
“Devono dedicarsi di più al Pd”.
Roba da non crederci.
Tanto poco vale ancor oggi il senso istituzionale rispetto alla disciplina di partito, in una Città che muore anche grazie al contributo determinante di quel partito…
Un partito oggi incapace di risollevarsi, di recuperare un minimo di dignità e di continuare a scommettere sul figliuol prodigo che pure loro stessi hanno chiamato e invocato e pregato per sfuggire alla disfatta.
Eh no. Viene prima il partito. Che è un modo neanche tanto velato di far capire che partito e maggioranza, partito e sindaco (che è dello stesso partito), non sono la stessa cosa.
Non hanno gli stessi obiettivi. Curioso, no?
CHI È il Pd?
Chi lo rappresenta? Chi lo gestisce? Chi lo comanda dritto dritto verso questo harakiri? Che ahinoi è l’harakiri non solo della maggioranza, ma della Città?
Ora, è vero che questo partito da troppo tempo in pessime mani tra tante discutibili amenità si è macchiato anche di un brutale attacco anonimo contro RuvoLibera, sempre nell’ottica dei pizzini al sindaco pd-non-pd, senza neanche il coraggio di una firma da quella schiatta di cuordileone…
Ma pure, oggi, il pur sperduto Pd locale una segreteria ce l’ha.
E com’è che la sua vocina ancora non si è sentita?
Qualche malizioso (e noi, Dio liberi, non lo siamo…;) potrebbe pensare a un’evidente manovra con l’ennesimo pizzino per il sindaco circa la permanenza degli assessori forestieri, generalmente poco amati dai cittadini e ancor meno da quelli che smaniano per prenderne il posto… magari chissà, nel superiore interesse del partito…😏
E veniamo perciò al fatto del giorno, le dimissioni dell’assessore Filograno. Poi rientrate secondo il discutibile costume nazionale – ma comprensibilmente data la situazione locale.
Chieco fa bene a chiudere le falle che qualcuno, nemico o “amico”, con tanta diligenza apre nella sua nave sempre più barcollante e preda dell’abbrivo.
La vicenda è peraltro paradossale. Istituzionalmente inesistente, irrilevante quanto all’oggetto, surreale nei toni e nel crescendo.
L’assessore si è recata in altro comune in missione per il nostro, e si è fatta pagare le spese.
Apriti cielo. Ha speso troppo (poche centinaia di euro), i tempi sono magri, doveva pagare di tasca sua e via fantasticando.
In altri tempi e in altri luoghi tutto sarebbe finito con una pernacchia.
Qui, no. Qui, dove i milioni a debito e le devastazioni sono passati in uno snap, sulle minuzie è subito dramma.
Un’opposizione insolitamente pignola va a controllare i conti e i prezzi dell’albergo.
L’avessero fatto in questi anni su cose ben più importanti e quelle sì, disastrose e scandalose…
Ma se questo non è il lavoro abituale dell’opposizione, chi l’ha imbeccata?
Chi poteva sapere? E quale piccola mente poteva considerare rilevanti certe emerite sciocchezze?
E perché poi riferirlo all’opposizione? E perché questa si è prestata al giochetto?
Da un lato ti tolgo l’aiuto dei consiglieri con deleghe speciali, praticamente degli assessori-ombra; e dall’altro stimolo l’attacco a testa bassa contro il più esposto degli esterni, posto che l’attacco contro l’altro assessore, Marone, è stato respinto.
Al Lettore il facile onere di fare due più due.
Caro professore, si studi un’autotutela…
Non richiesto, è vero. Ma tant’è… spesso sono i migliori, quando sono disinteressati o, il che è lo stesso, interessati unicamente al bene comune.
Continui e imponga il suo ritmo superando le resistenze della zavorra interna. Quella che considera il partito più importante del governo cittadino.
Rifletta poi sull’assoluta inadeguatezza della comunicazione. Nell’era digitale è un peccato mortale. Si è lasciato montare un polverone sul nulla, mentre era facile giocare d’anticipo e smontarlo sul nascere.
Infine, più difficile ma più vitale ancora, prenda le distanze da chi strumentalizza l’amministrazione e il partito per interessi mai spiegati al popolo, che alla bisogna è stato messo brutalmente a tacere.
Impugni le delibere adottate nei 45 giorni prima delle scorse elezioni, le revochi in autotutela data l’evidente illegittimità e avvii un vero reale processo di partecipazione, coinvolgendo i cittadini in una nuova stagione, in una Città che ha bisogno di ripartire da zero verso una reale democrazia.
È una scelta difficile e rischiosa, lo capisco. Ma è l’unica strada per vincere davvero.
È una sfida per cui si rischia la caduta. Ma, alle brutte, è meglio un colpo secco che lasciarsi rosolare sulla graticola.
E tuttavia sono più che convinto che, messa di fronte a una scelta chiara e radicale, la maggioranza saprà vedere dov’è il vero utile. E scegliere di conseguenza.
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