Commissariato il Pd ruvese. Chieco vince la partita per la leadership interna e può dispiegare al meglio l’azione amministrativa
L’appuntamento col Sindaco era già preso da tempo, ma inutile dire che la scaletta della chiacchierata è stata stravolta dalla notizia del commissariamento del Pd ruvese.
E confesso che, essendo lettore solo sporadico della Gazzetta cartacea, e avendo avuto una giornata intensa su altri fronti, sono andato all’appuntamento totalmente all’oscuro della novità. Per cui si può tranquillamente dire che lo scoop l’ha fatto il Sindaco a me…
Sulla vicenda del giorno però Chieco non si pronuncia, preferendo mantenere un profilo istituzionale, evitando qualunque commento diretto e limitandosi all’augurio (scontato, ma che ci sta) che si possano creare le condizioni per una ricomposizione del partito, dilaniato ed esploso negli ultimi mesi.
In realtà, il commissariamento di quel che resta del Pd locale è di fatto un chiaro successo del Sindaco, dopo la scriteriata “politica” che la segreteria pidina oggi commissariata ha fatto a latere e contro l’Amministrazione in carica, contestandone puntualmente le scelte e portando perciò il partito alla spaccatura.
Con tre consiglieri su sei dimissionari e gli altri tre in aperto appoggio al Sindaco – e perciò “contro” la segreteria che andava contro al suo stesso Sindaco. Roba che neanche Totò – ma almeno lui faceva ridere.
I due, sindaco Pd e segretaria Pd, si sono confrontati davanti alla segreteria regionale del partito e il verdetto è stato chiaro. Al vertice regionale evidentemente non è piaciuta la commedia dell’assurdo che si stava recitando qui, col vertice di un partito esploso che non sente minimamente la necessità di dimettersi e che anzi rilancia le sue pretese di controllare e dirigere la politica comunale.
Un attaccamento alla poltrona che polverizza ogni record e resiste anche quando tutto il partito è andato altrove.
E se il “buongiorno” si vede dal mattino, è ovvio che poi al tramonto arriva il disastro.
Ma su tutto questo, Pasquale Chieco non dice una parola. E pensare che certe curiose voci diffuse artatamente chissà da chi davano il resoconto di quella serata come a lui sfavorevole, quasi a mettere le mani avanti o a invocare un esorcismo contro questo Sindaco che si è rivelato del tutto refrattario ad essere manovrato, come evidentemente qualcuno sperava quando è andato a supplicarlo di candidarsi. Anche per evitare che magari ci andasse qualcun altro di cui avevano una fifa blu…
Il metodo
Oggi, commissariato il Pd ed eliminata l’ultima resistenza interna, il Sindaco è finalmente libero di impostare la sua politica senza doversi guardare le spalle e curando maggiormente quella che è stata la sua linea d’azione dal primo momento, di coinvolgere i cittadini nelle decisioni, col prevedibile rancore di chi quelle decisioni era evidentemente ben altrimenti abituato a prenderle nelle segrete stanze.
Almeno si spera sia così, e che Chieco possa, liberata la retroguardia, correggere talune ingenuità della sua amministrazione.
Ma tant’è. Si va avanti con la consapevolezza che la Città, tra mille riserve e millemila resistenze, non sempre chiare, ha comunque imboccato la via del cambiamento virtuoso. Nel metodo, un apprezzabile mix di decisionismo e partecipazione (e siccome al Sindaco piacciono queste definizioni, lo proponiamo come decisionismo partecipativo, o decisionismo cogenerativo – e pensiamo di non sbagliare.
I contenuti
Ma anche cambiamento nei contenuti. I dati che snocciola il Sindaco sono confortanti. Li riassumiamo telegraficamente per non tediare il lettore con lunghi passaggi tecnici. Vero che il lettore di RuvoLibera è speciale, ma per gli stessi motivi è un lettore che sa dedurre il quadro da poche giuste pennellate.
Il Comune ha un avanzo di cassa di 8 milioni, che quasi tutti NON può spendere per il famoso patto di stabilità – una di quelle negoziazioni cervellotiche dove non sai se ha più responsabilità l’indecente classe dirigente italiana o quella non certo più presentabile “europea”. In ogni caso, grazie Bruxelles.
Avremo perciò ancora servizi limitati ma con tanti soldi in cassa e sappiamo chi ringraziare.
Chieco e i suoi sono costantemente alla caccia di finanziamenti “europei” per creare movimento e rivitalizzare la Città. Per esempio i fondi per portare a nuova vita gli edifici storici. Tra questi proprio palazzo Avitaja, che tra poco verrà chiuso e inizierà una prima tranche di lavori. L’idea è di riservare il piano alto alle attività culturali (condizione per ottenere i finanziamenti) e conservare la parte bassa per gli usi amministrativi e di rappresentanza.
Altra (bella) notizia è il prossimo avvio della copertura in cupola trasparente (quasi un simbolo, dopo aver sofferto tanta cupola grigia…) del cortile dei Domenicani, che così sarà fruibile tutto l’anno.
Procedono intanto le transazioni sui comparti. Più a rilento ma non senza speranza su quelli più critici, a partire dal comparto C.
Il Sindaco pensa di informarne pubblicamente il Consiglio comunale e attraverso questo la Città perché vi sia più consapevolezza sull’entità del problema e sulle possibili soluzioni e ripercussioni.
Soddisfazione per aver portato a termine i lavori alla scuola Bovio, per l’avvio del Duc, le aperture temporanee ecc…
Il mercato tornerà temporaneamente sui viali – dalla risposta della Città si capirà se mantenere quella locazione. Una previsione piuttosto facile, ci pare.
Il Pug della discordia e il Centro Storico
Sul Pug, oggetto dell’ultima guerra con la segreteria del suo stesso partito, vinta appunto come sopra detto – la cosa pare ormai avviata verso un tranquillo iter amministrativo. “Ci sarà un passaggio in Regione, probabilmente ci chiederanno modifiche e poi la parola finale sarà detta qui.” Chieco si dice convinto di una maggioranza inossidabile su questo punto. Entro l’anno ritiene di chiudere la partita.
Ma è chiaro che così com’è il Pug non lo entusiasma. (Figuriamoci noi…). Soprattutto perché lascia fuori il centro storico. Recuperarlo sarà la sua nuova priorità, cercando le necessarie vie burocratiche e finanziarie, ma anche (e vivaddio!) lanciando una Call to action alle intelligenze creative e tecniche locali e non (“mi piacerebbe il grande nome anche di fuori che lavora gomito a gomito con i nostri giovani e validissimi professionisti”).
Ultimo punto la questione rifiuti urbani, un disastro voluto come tanti altri dall’amministrazione precedente e che il Sindaco ha “ereditato” con tutto il pacchetto. Situazione complicata dalla morte della Sanb – l’acrobatico consorzio tra Comuni e aziende comunali dove l’unica cosa certa era metterci un pacco di soldi mentre non si capiva bene quali erano gli obiettivi, la governance, la strategia… Insomma un carrozzone che però Chieco ha preso sul serio nella sua illimitata fiducia di poter riportare le cose sulla retta via, tanto che parla con rimpianto del tempo e delle energie che ha inutilmente dedicato a questo fine.
Come andrà a finire? E chi lo sa. Per ora ci teniamo la nostra raccolta lacunosa e criticabilissima ma una vera fuoriserie se guardiamo le tariffe. Sarà, noi crediamo, un punto su cui lavorare nel futuro verso soluzioni radicalmente alternative – per le quali però è necessario un intervento a livello regionale.
Parliamo anche dell’Ospedale Unico, di cui Chieco è non solo tifoso ma partner della prima ora. Un argomento ancora troppo poco conosciuto dai più, e sul quale molto insisteremo, data la sua centralità per la Salute nell’intero territorio. Ma di ciò parliamo e parleremo diffusamente altrove.
Le mura invisibili
Finita la chiacchierata ci avviamo a prendere un caffè. Mentre lasciamo la stanza del sindaco noto che è finalmente dotata di un climatizzatore. Mi complimento: rispetto all’altra volta che ci siamo visti, è un bel vantaggio.
Chieco sorride e mette le mani avanti: “l’ho portato io!”
Pagato di tasca propria? – chiedo.
“No no. L’ho proprio portato io di peso. L’ho scovato abbandonato in una stanza più in là e me lo sono portato qui e fatto montare. Funziona!” aggiunge col suo sorriso fiducioso.
Io, che sono forse più malizioso, mi chiedo se qualcuno non sapesse già del climatizzatore e per due anni l’abbia volontariamente fatto schiattare di caldo. La classica domanda a cui non avremo mai risposta…
Ci salutiamo ai margini di quella piazza orribile, degno simbolo del deserto di idee che l’ha partorita e del deserto di attività che sta diventando il Centro Storico forse più bello a armonioso, in ragione probabilmente della sua antica pianta militare che lo tiene racchiuso nella morsa invalicabile di mura invisibili.
Chieco va via inoltrandosi nel ventre della Città storica col suo elegante completo blu ministeriale senza cravatta, con la mente piena del suo sogno di riportare in vita quel deserto, di “ricentralizzare la Città” per dirla con le sue parole.
Io, col mio giubbotto e maglietta che più trasandat casual non si può, prendo la direzione opposta con la scusa dell’auto ma in realtà per sfuggire il prima possibile alla morsa di quella Piazza ancora sanguinante per come è stata violentata e distrutta, fino a renderla il sarcofago morto di una democrazia già fragile, finita a colpi di grazia di referendum negati e registrazioni clandestine indegne di ogni valore istituzionale.
Oggi, finalmente, qualcuno ne ha avuto la giusta nemesi.
Ecco, signor Sindaco, se davvero vogliamo riportare in vita il centro storico, si dovrebbe cominciare da lì. Dal disseppellire la nostra Storia, la nostra Identità, che lì è stata brutalmente e letteralmente cementificata. Prima di essere ricoperta di quella piatta pietra funebre.
E un centro vivo, con una Piazza morta – diciamolo: non ci sta.
Questa è una Città che da troppo tempo ha dimenticato sé stessa. E che solo quando comincerà a ricordarsi chi è stata, rinascerà.
Segui @marioalbrizio !function(d,s,id){var js,fjs=d.getElementsByTagName(s)[0],p=/^http:/.test(d.location)?’http’:’https’;if(!d.getElementById(id)){js=d.createElement(s);js.id=id;js.src=p+’://platform.twitter.com/widgets.js’;fjs.parentNode.insertBefore(js,fjs);}}(document, ‘script’, ‘twitter-wjs’);