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RuvoLibera

WATERLOO, WATERLOO

7 Gennaio 2019
Piccole Saldature Sotterranee

Per essere diretti e saltare ogni diplomazia, la mia percezione del famigerato piano parcheggi a strisce blu è quella di un disastro annunciato.

E se così è, l’Amministrazione Chieco si sta infilando in un tritacarne da cui non uscirà politicamente viva.

Certo, la gente borbotta (e anche più) per l’inefficienza nella gestione della neve. Ma poi se ne scorderà. Tanto si vota in estate.

Borbotta (e anche più) su una “differenziata” tanto più approssimativa quanto costosa – ma tutti sanno che è un “regalo” della vecchia amministrazione.

Borbotta su un mucchio di cose, sui grandi problemi e sulle piccole inefficienze quotidiane, che però non sono una novità (ahinoi). Sono piaghe vecchie.

Invece i parcheggi no. Quelli appaiono indubitabilmente come “opera di questo Sindaco”.

Anche le strisce blu, in realtà, sono eredità della sciagurata amministrazione precedente, un delirio risalente addirittura al 2014.

Ma incredibilmente Chieco, a cui questo piano è stato rifilato come tutto il resto dall’amministrazione fuggitiva, se ne è fatto paladino e ne ha fatto la “sua” battaglia.

Perché? Chi lo ha convinto di questa enormità?

Si tratta infatti di un Piano disastroso da tutti i punti di vista. Senza senno, senza discernimento, irrazionale e oppressivo al punto che sembra fatto apposta per irritare i Cittadini.

Una super-tassa per tutti i ruvesi, con in più delle ingiustizie clamorose (come il dipendente che paga l’abbonamento annuale 500 euro mentre il suo titolare circa dieci volte meno) non solo per un’amministrazione “di sinistra” ma per un’amministrazione qualsiasi.

Una super-tassa che però praticamente non porta una lira nelle casse del Comune ma arricchisce una società esterna.

Come una gigantesca mano invisibile che stravolge la vita quotidiana dei ruvesi, ne alleggerisce forzosamente il portafoglio e porta tutta questa ricchezza fuori, senza alcun vantaggio per la comunità.

Le motivazioni addotte da taluni nel pubblico dibattito sono risibili. Quando non proprio ridicole.

A cominciare dalla più ridicola di tutte: “lo fanno le altre città“. Una intollerabile manifestazione di subalternità psicologica e culturale, un vero e proprio manifesto del provincialismo. Quando non hai idee, fa’ come fanno gli altri.

Mi chiedo perché non facciamo “come le altre città” anche in tutto il resto. Perché questa sollecitudine solo per i parcheggi? Perché non per le altre cose buone, o per le cattive?

Il motivo

In realtà NON vi è una sola ragione al mondo per cui una pubblica amministrazione debba creare tutti questi problemi alla propria collettività senza motivo e senza alcun ritorno – anzi….

Oppure no? Oppure il “motivo” c’è?

La mia impressione, appunto, è che si sia saldata una faglia sotterranea tra ambienti diversi e/o teoricamente distanti, se non opposti.

Gli ambienti in cui questo Piano scellerato e invasivo è stato concepito, riconducibili alla scandalosa amministrazione precedente, e che, indebolito il loro referente principale superstite (la ormai isolata segretaria Pd), a sua volta sconfitto ed emarginato da Chieco, hanno trovato nuove sponde per esempio nella insospettabile pattuglia di ambientalisti e ciclomani.

Tutte persone stimabili interessate alla sostenibilità ecologica ma del tutto digiuni quanto alla sostenibilità politica di certe scelte.

Perché questo piano pazzesco sfilerà montagne di consensi, del già eroso residuo, dalla figura di Chieco e lo consegnerà a sicura disfatta alle prossime elezioni.

E qui non c’è “tempo di memoria” che tenga: non è come per la neve. Ogni giorno, in ogni via, ad ogni ora, ci saranno vagonate di smadonnamenti a ricordare di chi è la colpa e chi bisognerà punire alle elezioni.

E i soliti sfruculiatori dell’ombelico borbottante cittadino avranno buon gioco a proporsi come alternativa “popolare”.

Dimodoché finiremo per ri-consegnare la Città nelle mani dei soliti noti, magari mascherati da salviniani o chissà che altro…

Così che in cambio dell’abolizione delle strisce blu potranno riprendere e portare a termine la loro opera pluridecennale di distruzione della città.

Ma perché mai dare loro questa possibilità? Perché scegliere di ripiombare nel Medioevo proprio mentre si intravvedeva qualche timido barlume di cambiamento?

E come è stato possibile arrivare a questa saldatura grottesca tra i gruppi di interesse che fin dalla vecchia amministrazione hanno tenuto fermo e idolatrato il totem delle strisce blu, della militarizzazione della Città, con l’imposizione per decreto di certe scelte “ecologiche” e di supposta “vivibilità”, peraltro chiaramente destinate anch’esse al fallimento?

La mia ipotesi è che questi due tronconi, quello dei “pianificatori” a oltranza e quello degli “ecologisti” a oltranza siano stati saldati da una terza componente meno visibile, più magmatica ma proprio per questo più adatta a fare da mediatore e saldatore. E regista dietro le quinte.

Le scatole piene

Ovvero la componente di coloro che, nel Pd e nell’area della maggioranza, ne hanno piene le scatole di Chieco, della sua indipendenza e del suo decisionismo, e anelano a riprendere il controllo del partito o quel che ne resta.

Chiamato dai vecchi capintesta per fermare la prospettiva di una svolta democratica reale e radicale (ovviamente a lui la cosa è stata prospettata in ben altri termini), l’ignaro Chieco ha svolto questa funzione egregiamente, ri-calamitando il consenso di bandiera e ri-motivando i molti che si turavano il naso a guardare come era ridotta la loro “sinistra”.

Poi il conflitto con i vecchi sponsor, l’emarginazione della segreteria Pd, ormai ridotta a larva di sé stessa, chiusa nel fortino e priva di qualunque legittimazione di consenso.

2+2

Ora ci dev’essere qualcuno (non chiedetemi i nomi: non li so – anche se le ipotesi non sono poi moltissime…) che ha fatto 2+2, ha messo insieme i pezzi e ha fatto propria questa follia sapendo benissimo quale ne sarà l’esito. Il suicidio politico del sindaco. Ma non tenendolo come rischio: puntando proprio a quello.

Perché per certi irriducibili, fatto fuori il rischio di essere piallati, e fatta fuori la vecchia segreteria, ora da far fuori rimane solo Chieco.

E poi via col riprendersi il partito e riaprire le solite danze.

Ecco perché la scelta suicida di imporre questa costosissima scemenza con le scuse pardon motivazioni più incredibili, il traffico, l’ambiente, la vivibilità – ci manca solo la pace nel mondo… –

quando ciò che c’è di solido e reale è solo un massiccio trasferimento di ricchezza dalla Città all’esterno, e di consenso elettorale a chi lo utilizzerà contro Chieco.

Chissà quale storytelling hanno rifilato al sindaco, con questa manovra a tenaglia. Le magnifiche sorti e progressive di un piano cervellotico il cui scopo reale è di farlo fuori nel caso che gli salti in mente di ricandidarsi, e nel frattempo costruire facile consenso per la peggiore delle “alternative”.

Mentre i cicloambientalisti gongoloano e qualche circolo di interessi festeggia, e ciascuno è convinto di aver imposto il proprio modello, le strisce blu sono le grate che ingabbiano ogni speranza di questa Amministrazione e la spingono verso un disastro annunciato.

A Waterloo, a Waterloo!

Facile gridarlo. Tanto nel tritacarne ci finisce Chieco. Et voilà, il campo ritorna disponibile ai soliti noti, i cui  teoricamente (troppo teoricamente) opposti schieramenti, Chieco ha sparigliato…

Convincendolo, hanno completato il piano con insospettabile intelligenza.

Lo fanno fuori, ma glorificandolo. Un classico.

E poi dicono che non hanno strategia.

Quella a perdere la conoscono sempre a meraviglia. Anzi, date le circostanze, a #Maraviglia.

Mario Albrizio