Da che mondo è mondo la censura fa aumentare le notorietà.
Perciò, cosa può determinare il successo di una pubblicità magari mediocre, già vista, scopiazzata – e farla diventare un claim nazionale?
Semplice. Un’ordinanza di rimozione è perfetta.
È il mercato, bellezza.
Ora però speriamo non diventi un’abitudine. Un vizietto che porterebbe alla ricerca dello “scandalo” e quindi della censura e quindi al “successo”, magari anche con tanto di invio di troupe televisiva nazionale come si vocifera e favoleggia.
Il vizietto della “trovata”, della scorciatoia che sostituirebbe la lunga, paziente e sapiente costruzione del brand attraverso le consolidate e le nuove migliori strategie social e multimediali.
La Comunicazione è una cosa seria, che non ha nulla a che fare con la goliardia e le trovate momentanee.
La pubblicità, è vero, è l’anima del commercio. Ma bisogna farla bene, sennò diventa un boomerang. Bisogna evitare le Scilla e Cariddi della banalità e della trasgressione fine a sé stessa e puntare a una navigazione lunga e sicura.
Più clamore non vuol dire più successo. Esattamente come rimuovere non vuol dire cancellare, specie nell’era dei social. Anzi…
Questa Città e questa amministrazione ritrovino l’equilibrio.
Perché anche pensare di risolvere i problemi a colpi di ordinanze e d’imperio, anche quando sarebbe il caso di ascoltare la popolazione o il buon senso, anche quando si tratta di provvedimenti chiaramente impopolari e dannosi come le strisce blu, o chiaramente fondati sul nulla come la presunta oscenità di un manifesto senza immagini di alcun corpo – anche queste sono “scorciatoie” che portano dalla parte sbagliata. Anche questo è un vizietto che si può e si deve curare e guarire.
Sono sicuro che il Sindaco saprà mutare rotta quanto basta e ritrovare quella sintonia con la Città che lo ha portato a quella carica, e che oggi è meno di un fantasma del passato.
Il lavoro da fare è tanto e non si è neanche cominciato a incidere sul bubbone dei problemi veri.
C’è ben altro di cui occuparsi.
Con stima per tutte le parti in causa. Ma ora torniamo alle cose serie.