Consideriamo senza vertigini e (sforzandosi) senza orrore l’assoluta inconsistenza, disarmonia, bruttezza dei “nuovi” pali della luce nella Piazza Devastata (notare le iniziali), nella adiacente Piazza Cavallotti e un po’ in giro per la Città.
Solo gente senza senso estetico può averli “scelti”. E per come quella “scelta” è stata fatta, anche senza senso etico e senza la benché minima capacità politica in senso alto, di interesse comune. Oscure scelte di oscuri portaborse, direte voi. Sì, ma c’è dell’altro.
Se ci guardiamo in giro, nelle città vicine è pieno degli stessi orribili pali ricurvi. Di solito sono le cose belle che si riproducono e diffondono, per imitazione. Qui si diffonde l’orrore. Come mai?
Come mai amministrazioni e città le più diverse tra loro, con esigenze e prospettive differenti, talora opposte, giungono sempre agli stessi risultati – o, per così dire, si fanno crocifiggere agli stessi pali?
Un motivo ci dev’essere.
Non la bellezza, che non c’è, né praticità e funzionalità, che latitano alla grande. Non il prezzo, che trattandosi di spesa pubblica e quindi di paga Pantalone, neanche è il caso di dire. Né niente di charmant o di attrattivo in questi tristi simulacri a metà tra il punto interrogativo sbilenco e la forca dell’impiccato.
Allora cosa? Cos’è che li rende così irresistibili da renderli ubiqui e farli ritrovare ovunque, in cielo, in terra e dappertutto?
Oppure prendiamo la stessa Piazza Devastata, l’emblema muto, ma urlante, di questa “politica” depravata e deprivata.
La quintessenza del nulla fatto progetto. L’assoluta mancanza di idee venduta come “vuoto di memoria” (parole loro, non nostre), come se fosse un vanto. Venduta ad allocchi che l’hanno bevuta e hanno pure strapagato, naturalmente con soldi pubblici.
Una Piazza storica, gloriosa e carica di significato, rasa al suolo e sostituita dal manto del Nulla cosmico.
Un’area sorda e grigia resa ancora più spettrale da una corona di fari (vedi foto) che la rendono visivamente un campo di concentramento del Vuoto da cui essere certi non possa mai scappare un contenuto, che non c’è; né entrare, perché la farebbe esplodere col suo senso.
Perché nessun “vuoto di memoria” resiste al pieno della creatività, al carattere vivo della Storia.
Paragoniamo questo orrore a cielo aperto con le altre “ristrutturazioni”, restauri, “riprogettazioni” in giro per le città vicine e non. Si nota qualcosa?
Certo che sì. È la stessa mano, nei contesti più diversi. La stessa ossessione piallante, lo stesso nulla rivestito di niente, lo stesso vuoto cosmico nobilitato da una definizione, “vuoto di memoria”, come se fosse un progetto, per fare credere che lo sia – perché le parole danno senso e dignità alle cose – piuttosto che il parto banale di menti vuote, o piene della loro ignoranza.
O più semplicemente sottomesse. Che “tengono famiglia” e che senza sottomissione non sbarcherebbero il lunario. Chissà.
E perché mai ovunque la stessa devastazione presentata come “riqualificazione”, che non è molto diverso da “civilizzazione”?
Da dove vengono, questi “civilizzatori” e chi li manda?
Un triste destino o le solite “menti raffinatissime” di falconiana memoria, che tutto dirigono rimanendo invisibili dietro le quinte?
E questi “progetti” che sono sempre lo stesso progetto, distruggi e spiana, che non vanno bene da nessuna parte ma che sono ovunque, chi li stende veramente?
E qual è il loro fine?
[3. Segue][Leggi la seconda parte ]
Mario Albrizio