Un mio caro amico mi prende in giro notando che la zona di casa mia non è interessata al famigerato piano parcheggi. Che ci sia una combine?😜
In realtà ci sono ben altre case fuori dal perimetro della follia blu furbescamente rifilata all’amministrazione successiva da quella (male) uscita. Case di sindaci, vicesindaci e compagnie belle.
Ma non è una colpa abitare fuori dal centro storico. Non ancora. In futuro mai dire mai…😏
In sintesi perciò, in tutto il centro storico allargato a Corsi e buona parte della zona otto-novecentesca, scordatevi il parcheggio, o pagate.
Probabilmente non molti.
Ma allora perché? E per chi? Proviamo a spulciare un po’ il dibattito su Facebook.
Il peccato originale
Bene fa allora il sindaco, come sempre, a ridare la parola al popolo per quanto possibile. Ecco come ne parla sulla sua pagina:
Sarà anche ingenuo, Chieco, ma non è sprovveduto. Far passare tutti i provvedimenti che si è ritrovato sul groppone, tutto il cesto di mele avvelenate, al vaglio popolare è una strategia non solo alta e legalitaria, “giusta”, ma anche intelligente tatticamente e politicamente.
Se funzioni o no, dipenderà da tanti fattori e in primis dalla risposta popolare, organizzata e non, più che mai decisiva. Ma è la cosa giusta da fare. Ne riparleremo tra un po’.
Non prima di aver dato un’occhiata a qualche carta e fatto qualche altra considerazione.
Genesi di un mostro
Come per Piazza Castello, Via Sparano e innumerevoli altri casi, i mostri nascono in qualche mente allegra a Bari, a Roma o a Bruxelles.
È lì che si decide, come al solito ad cacchium, senza studi specifici del territorio né tantomeno richieste diffuse, cosa “serva” o meno e quindi, di conseguenza, quali lobby o amichetti favorire.
Quando le minch i frutti di cotanta elaborazione arrivano sul territorio, le cose sono già decise e per gli indigeni locali c’è solo da obbedire. La solita logica coloniale.
Ridurre tutti all’obbedienza d’altra parte è facile, quando si ha in mano la pecunia, i trenta denari che tra l’altro noi stessi forniamo abbondantemente con le nostre tasse.
I due filoni dei Trenta Denari
Avete capito bene. Noi ci sveniamo. Il nostro sangue economico arriva a Bruxelles, diventa “europeo”. L’insaziabile burocrazia e i collaterali ne succhiano un bel po’. E quel che ne rimane viene distribuito come carità. Sono soldi nostri, ma sembrano “loro”. Dovrebbero inginocchiarsi al nostro passaggio, invece dobbiamo noi dirgli grazie. Chapeau.
Chiaro il meccanismo? Bene. E non crederete che i fondi superstiti vengano redistribuiti a caso, o con un progetto organico strategico, o per valorizzare le specificità, le esigenze e le potenzialità territoriali…
Sciocchezze. Non gliene può fregare di meno. E infatti decidono loro cosa c’è da fare. Parcheggi, sventrare piazze, pedonalizzare, uccidere centri storici ecc…
La tecnica è antichissima. Riducili alla fame e comprali con un tozzo di pane.
Così i parcheggi megagalattici di vent’anni fa sull’extramurale, dove non ha mai parcheggiato una macchina. Così la devastazione di Piazza Castello e così via.
Qualcuno di qualche cosca burocratica magari (ma non è detto) sovranazionale decide cosa, quanto, con chi. Decide importi, progetto e progettisti. Esclude cittadini e associazioni, professionisti e non allineati. Piega amministrazioni tra l’altro ben contente di farsi piegare (chissà perché). Insomma fa il cavolo che gli pare con i soldi nostri e dire pure grazie.
E questo è un filone. Lo chiameremo i Trenta denari di Bruxelles (si fa per dire: sono sempre nostri; come nostri sono ahinoi i misteriosi intermediari che decidono cosa e come sventrare, alla faccia di cittadini e democrazia…).
L’altro filone, ugualmente senza partecipazione dei cittadini (il segno sicuro che, come direbbe Totò, “c’è la magagna“) è quello di inventarsi modi per ciucciare soldi alla cittadinanza per i motivi più “vari”, diciamo così. Per fare cassa o per altri fini…
In pratica, se non te li da Bruxelles dopo averli prelevati dalle tasche dei cittadini, prelevali direttamente tu.
A questo filone (e al medesimo “peccato originale”) appartiene tra gli altri la gloriosa macchietta della “differenziata”, un esempio da manuale di tartassazione dei cittadini e inefficienza del servizio, col bonus prevedibilissimo di campagne ridotte a immondezzai e case ridotte a deposito di spazzatura. Pagando (noi) a peso d’oro questi metodi medievali spacciati per avanguardia e “civiltà”.
Quale filone?
Ora, a quale dei due filoni apparterrà il cervellotico “piano” parcheggi in oggetto, partorito dalle ben note brillanti menti della precedente dis-amministrazione?
Ecco cosa ne pensa un qualificato amico che ha studiato le carte (linguaggio colloquiale a parte…😉):
Non c’è nessun piano studiato dietro, quello che hanno pubblicato fa ridere, a partire dalla piantina girata a 90°, proprio come vogliono metterci a noi…
I famosi trenta (mila) denari
Quindi il Comune incasserà la lussuosa somma di 30mila euro, non è chiaro se annui o per tutti e quattro gli anni della concessione. Meglio la seconda, ché troppi soldi possono dare alla testa…😝
Trentamila euro? Neanche quello che costerebbe affittare il suolo pubblico… Tutto il resto della pecunia va, nero su bianco, nelle tasche della fortunata e per ora ignota (ma non troppo) concessionaria. Senza se e senza ma.
Ma allora l’obiettivo NON è fare cassa. Spenderemo sicuramente di più per allestire il tutto di quanto potremo incassare.
E ovviamente l’obiettivo NON può neanche essere dare la mazzata finale al commercio e alla già gracile vitalità del centro storico. Succederà comunque, ma di certo non è quello l’obiettivo consapevole.
E allora quale sarà mai l’obiettivo di una tale apparente assurdità? Perché qui davvero viene il bello…
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