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RuvoLibera

L’ignoranza. Il Grande Male Curabile

11 Giugno 2017

 

 

Oliviero Carafa era uno di quegli “uomini di fede” che alla povertà evangelica preferivano il potere e i privilegi delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane.
D’altra parte i vertici della Chiesa avevano visto solo pochi anni prima – tra l’altro anche nel 1503, anno della presa e della distruzione di Ruvo – un papa come Alessandro VI Borgia. E se quello era l’esempio, il cardinal Carafa non deve aver faticato a farne un modello di vita.
Così a una certa età si trovò con un sacco di soldi, che non usò per i poveri come dice il Vangelo ma per comprarsi addirittura un feudo per sé e la sua famiglia. Ruvo, appunto, col suo territorio. Cioè un’intera Contea. Un regalino così.
Correva l’anno 1509 e Ruvo, espugnata e distrutta nel 1503, doveva essere un buon affare.
E quale fu il destino del feudo appena comprato? I nuovi padroni, di siffatto lignaggio, cominciarono a lenirne le sofferenze e la miseria? Non proprio. Lo sfruttarono brutalmente per altri tre secoli, fino a ridurlo ai limiti della sussistenza nonostante la potenziale ricchezza del territorio.
L’investimento doveva fruttare, ai nuovi brutali padroni.
Business as usual, purtroppo. Ma con quel pizzico di fascino in più, quando a farlo sono uomini di Chiesa, che dovrebbero avere altre priorità e che hanno fatto carriera terrorizzando gli umili con la prospettiva nientemeno che del Giudizio universale sui loro normalmente piccoli peccati – se tali sono.
Ma per loro, per sé stessi, evidentemente prospettavano altro. Non avevano nessuna paura del giudizio di Dio. E sapevano fin troppo bene che il popolo sopporta e dimentica. Basta ridurlo alla fame e non fargli mancare il tozzo di pane, come disse il quasi contemporaneo Richelieu.
Ma probabilmente neanche loro, i Carafa – neanche nei più accesi momenti di ottimismo, potevano prevedere che un giorno dalle loro stesse vittime sarebbero stati ricordati e omaggiati.
Così va il mondo, e la Memoria è sempre il feudo più saccheggiato.
D’altra parte ne avevamo già parlato (qui il link per chi vuol saperne di più).
Cambiano gli anni e le persone, ma certe perle restano. Però da un’Amministrazione che qualcosa sta facendo e molto ci sta provando, onestamente ci si aspettava qualcosa di più.
Va bene lo zinnannà, purché non si mescoli il sacro col profano e la Storia ne venga fuori rispettata e semmai più conosciuta.
La dimenticanza e l’ignoranza di sé, della propria Storia, della propria Identità, è il grande male di cui soffre la nostra comunità.
Più degli espropri. Più del diabolico Pug. Più di tutte le camarille messe insieme.
L’ignoranza è la madre di tutti i nostri mali.
Ma per fortuna non è un male incurabile.
Basta voler guarire. E cominciare la cura.

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