Il PUG secondo Francesco
ovvero
Rigenerazione urbana vs Espansione urbana,
Patto Città/Campagna vs Città diffusa/conurbazione della Campagna,
Interesse Generale vs Rendita Fondiaria,
Futuro Sostenibile vs Spreco nel presente.
Sono concetti e parole-chiave sui quali auspicheremmo l’aprirsi di un dibattito pre-elettorale locale che, altrimenti, rischia di schiacciarsi sulla vacuità della roulette russa di nomi da immolare sull’altare del circo mediatico, senza il necessario soffermarsi su tematiche dirimenti, in primis il modello di Sviluppo locale, che decideranno il destino del nostro Territorio e delle generazioni che verranno.
Il 10 Febbraio scorso, per l’appunto, nelle sedi istituzionali della Regione Puglia ha avuto luogo la 2^ (reiterata) Conferenza di Copianificazione del PUG (Piano Urbanistico Generale) del nostro Comune, la carta di identità del nostro Territorio per i prossimi anni.
Ed invece…(ancora) accade esattamente il contrario: parlare di PUG (e scelte concrete ivi contenute) sembra essere ancora un tabù su cui molti appaiono elusori, lì dove invece ci si dovrebbe esprimere chiaramente e senza ambiguità, onde mettere in condizione tutti i cittadini di esprimere il proprio consenso, sulla base di chiare proposte.
Il PUG, a differenza dei Piani Regolatori di vecchia impostazione, non è più, o solamente, lo strumento regolatore delle attività edilizie sul Territorio, bensì la pianificazione del modello di Sviluppo del Territorio stesso e delle Comunità che lo abitano.
Valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente anziché nuovo cemento è PUG. Mobilità sostenibile anziché inquinamento a profusione è PUG. Valorizzazione in chiave biologica del nostro prezioso agro, anziché indiscriminata estensione volumetrica dei manufatti in campagna è PUG.
Ogni uomo politico, ogni rappresentante istituzionale dovrebbe possedere tale proposito come idea-forza del suo agire, altrimenti ci troveremmo di fronte a puri demagoghi ed ingannatori, promotori di interessi particolari.
Sempre più spesso, ahinoi, assistiamo ad un malinteso senso dell’amministrare secondo consenso, che rifugge dal perseguire l’interesse generale e, invece, si prodiga per soddisfare la somma degli interessi particolari, in cui la spunta chi possiede strumenti e sufficiente forza patrimoniale/finanziaria per imporre scelte amministrative consone ai propri vantaggi: dannazione del liberismo dei nostri giorni e ipoteca delle nostre democrazie.
Ma un antidoto a questo mortificante disegno, noi lo intravvediamo, difficile e faticoso ma, allo stesso tempo, gratificante e liberatorio: dobbiamo riprenderci collettivamente la Cosa Pubblica, senza facili deleghe e nella piena responsabilità personale, facendo uno sforzo intellettuale e consapevole. Dobbiamo, in sostanza, partecipare.
E convincerci e convincere che tutte le politiche locali, territoriali e sociali, devono essere improntate alla discriminante Ambiente, da intendersi non solo in senso fisico/naturale ma anche sociale, posto che le dinamiche di input/output di energia e rifiuti, cui ogni Territorio è soggetto per i condizionamenti globali, comportano anche devastazioni e gradienti negativi anche sul piano delle relazioni sociali.
Fino a ieri lo dicevamo in pochi, oggi, per fortuna, diventa verità benedetta anche dalla granitica Chiesa Cattolica. Francesco, il Papa più ambientalista della storia, ha detto: “In larga parte è l’uomo che prende a schiaffi la Natura, continuamente. Noi ci siamo un po’ impadroniti della Natura, della sorella Terra, della Madre Terra. Un vecchio contadino una volta mi ha detto: ‘Dio perdona sempre, noi gli uomini, perdoniamo alcune volte, la Natura non perdona mai’, se tu la prendi a schiaffi lei lo fa a sua volta. Credo che noi abbiamo sfruttato troppo la Natura”.
Parole sante, si direbbe, che dovrebbero stimolare le Comunità a progettare il proprio futuro tenendo bene a mente quanto, ormai, esprime la convergenza tra Filosofia, Scienza, certa Politica e persino la Chiesa cattolica, circa la necessità di progettare gli Spazi in chiave ecologica.
Papa Francesco nella sua Enciclica “Laudato Si” ha reinterpretato, in chiave teologica, un pensiero alto, già da tempo elaborato e promosso nelle sedi culturali e politiche, a fronte della crisi ambientale e sociale dovuta al dominante modello di (sotto)Sviluppo improntato alla crescita quantitativa che Terra Madre e sue Creature, di cui siamo parte, non può più tollerare. Come sarebbe saggio pensare anche al PUG in questa visione! Come sarebbe moderno. Come sarebbe onesto.
In passato, molti di noi hanno espresso un voto di consenso verso proposte e programmi che promettevano di andare in tal senso, sebbene poi le scelte politico-amministrative abbiano scientemente disatteso tali finalità, tradendo la fiducia accordata e svendendo il territorio ad insensatezze progettuali. Qualcuno ricorda il mega parco eolico che, fortunatamente, è rimasto solo sulle carte?
La crisi della nostra città, con i suoi conflitti, spesso non chiari nei contenuti e fuorvianti, senza più coesione sociale e solidarietà, nella guerra di tutti contro tutti, e nel godimento dei pochi privilegiati (la questione delle indennità di esproprio, giusto per citarne una), è figlia di tali dinamiche più generali.
Ci auguriamo che le coscienze più vigili, gli uomini e le donne di “buona volontà” della nostra città (tante ce ne sono, purtroppo silenti per forza di cose), si impegnino a porre all’attenzione dell’opinione pubblica, e poi dei candidati, tali argomenti, augurabilmente nei termini più sapienti e previdenti. Riteniamo occorra sprovincializzare il dibattito locale, ampliare la visione per capire le vere cause della crisi delle Comunità locali.
Noi ci proviamo rendendo pubblico il documento di osservazione alle scelte del PUG della nostra città, inviato alle competenti Istituzioni regionali impegnate nell’approvazione della proposta che la nostra Amministrazione ha presentato (e di cui contestiamo fortemente alcune scelte, oltre che le irrituali modalità di redazione).