#SalviamoRuvo
Il commendatore non si dà pace.
Sono passati quasi due anni dalla sua richiesta protocollata in comune e sono passati 4 mesi dall’articolo di RuvoLibera con cui Vincenzo Scardigno rinnova l’offerta e reitera l’allarme per il pericolo.
A tutt’oggi nulla è cambiato.
Nessuna risposta dal Comune. Nessuna iniziativa per mettere in sicurezza quelle discese della Bovio.
Una storia ormai vecchia ma sempre attuale.
RuvoLibera ne sa qualcosa. Abbiamo combattuto più di 2 anni per ottenere la rimozione dell’amianto dalla scuola media Carducci mentre le autorità preposte facevano finta di nulla e l’amministrazione, l’assessore competente (o meglio incompetente) al ramo, negavano l’evidenza e il pericolo.
Non è servito il sindaco, non è servito il vicesindaco, non è servito il ciarliero Consiglio comunale, e neanche il vecchio prefetto – ora del tutto casualmente consigliere regionale per lo stesso partito di maggioranza in quel consiglio- su cui evitiamo ogni commento per amor di patria.
Non è bastato neanche il preside – che prima ha segnalato il problema e poi lo ha negato, chissà perché, in un’intervista televisiva con l’amianto ancora in bella mostra alle sue spalle.
Ma se allora il problema non c’era più, cos’hanno rimosso, poi, pochi mesi fa? Carta igienica?
Non sono bastati neanche i genitori, come sempre preoccupati e ignorati.
Per rimuovere il problema amianto da quella Scuola è stato necessario aspettare l’arrivo di una nuova preside non rassegnata all’andazzo. E che ha occhi per vedere.
Così vanno le cose nella Città in balia dell’incapacità, alla deriva ormai da decenni.
Cosa cerca allora questo commendatore? Scomodare lorsignori dalla loro ormai certificata ignavia? Trasformare i pasticcioni in efficienti manager? Se lo scordi. Quella è la compagnia. Quello lo spettacolo.
Ma non siamo tutti cresciuti con l’idea, ribadita persino dagli spot pubblicitari, che prevenire è meglio che curare?
È stata durissima “prevenire”, dopo anni di aperte inadempienze ad ogni livello, alla Carducci-Cotugno.
Alla Bovio è molto più semplice. Ed è indolore perché c’è chi lo farebbe senza oneri per le casse pubbliche.
Ma già, quelli che gestiscono le nostre casse sono gli stessi che hanno deliberato l’aumento della tari del 50% per giustificare il proprio fallimento nella differenziata.
Sono quelli per cui fallire paga. Paga loro. A spese nostre. E perché non dovrebbero continuare?
Cosa stiamo aspettando: il bambino che cade – con tutte le conseguenze del caso?
Sapremo in conto a chi metterlo.
Scardigno non si rassegnerà. Noi nemmeno. Vedremo chi la spunta.