#SalviamoRuvo #RadioAvitaia
Povero Matteo. Ormai è al “delirio puro“, per usare le sue stesse parole.
L’avevo lasciato frate e lo trovo riottoso.
Me lo danno che insieme ad alcuni bravi va a fare una specie di sfida all’ok corral all’associazione di artigiani da cui si è separato (o lo hanno cacciato) dopo essere stati siamesi per una vita.
E poi il giorno dopo i suoi bravi (gli stessi?) vanno ancora lì e provocano tafferugli. Una donna viene portata in ospedale.
E poi?
E poi eccolo correre in soccorso – dice Radio Avitaia – dell’odiato (a chiacchiere) Ottombrini con la ignobile scusa di “salvare il Pug”, il Piano di Uccisione Generale che devasterà la Città e il territorio per i prossimi vent’anni, come se non fosse già abbastanza la devastazione che hanno inflitto finora e che è sotto gli occhi di tutti.
Stamattina persino un suo (ex?) fedele adepto, l’amico che pensa “ad alta voce”, si pone dei dubbi pesanti sulla coerenza e sull’intelligenza politica di questa mossa della disperazione.
Nel pomeriggio Attila-il-pensionato che tuttavia mi dicono quasi ogni sera è in ospedale (lo stesso ospedale che quelli come lui hanno ridotto a fantasma, facendone bottega clientelare anziché luogo di cura) inaugura la sua sede per ciucciare il voto agli artigiani.
L’esordio è brillante, con una denuncia in Procura per truffa ed estorsione o giù di lì (gli ex-amici e ora rivali sostengono che gli emissari nella nuova associazione abbiano estorto firme con l’inganno, qualificandosi come appartenenti alla più vecchia associazione concorrente).
Ma vuoi mettere? La Procura ci metterà anni. Intanto, una bella inaugurazione.
E chi va a benedirlo? A fargli da compariello? Ottombrini, il fido scudiero di un tempo. Forse di sempre.
Hanno molto in comune. A partire dalla necessità di sistemare la parentela. Due vecchi brocchi che hanno dato prova di straordinaria incapacità e inanità di fronte ai problemi. Pasticcioni col privilegio di mettere i loro pasticci a carico dei Ruvesi, troncandone speranze, sviluppo, lavoro e futuro.
Il sindaco Disastro-Ottombrini vuole a tutti i costi galleggiare ancora un po’. L’ex sindaco Attila-Paparella vuole a tutti i costi rientrare nel giro e ciucciarsi l’assessorato all’Urbanistica, quello dove è assolutamente certo di fare il massimo sfoggio della propria incompetenza. Tanto, c’è chi paga…
Le premesse di un accordo tra compari di coppola ci sono tutte.
Insieme hanno distrutto Ruvo più di ogni altro. Due mediocri travet uniti da uno straordinario coefficiente di ignoranza e presunzione. Da un’ambizione e da un bisogno giganteschi, inversamente proporzionali alle inesistenti capacità.
Ma lo scudiero ha superato il maestro di mediocrità, e Dio sa se non era facile – riuscendo a frantumare persino il Pd, che tra zoccolo cieco ex Pci/Pds/Ds e zoccolo clientelare alla democristiana sembrava un totem inossidabile. Ma lo sembrava solo.
A proposito: l’analisi politica purtroppo non l’abbiamo sbagliata neanche questa volta: l’inciucio maggioranza-opposizione, e quello Ottombrini-Matteo, entrambi, sono evidenti e già nelle cose.
Ma stavolta dobbiamo riconoscere che i quattro transfughi del Pd almeno facevano sul serio. Chapeau. Tatticamente un suicidio, o più freudianamente un mancato parricidio con susseguente castrazione?
Quale che sia la loro motivazione vera (quella ufficiale è troppo lagnosa, banale, contraddittoria e puerile per essere credibile) almeno ne avevano una che non era (solo) sé stessi.
Mi fa piacere e faccio i miei complimenti a tutti, specie a qualche vecchio amico con cui i rapporti si erano raffreddati per ovvi motivi. Ora speriamo di recuperare almeno la banale quotidianità.
In attesa che ci unisca, magari, la necessità di liberare la Città dai Due Compari e i loro sgherri sgangherati.
Due naufraghi che si aggrappano l’un l’altro sperando di sfuggire al disastro e al naufragio che loro stessi hanno provocato. E alla relativa inevitabile condanna.
Ma io te l’avevo detto, Frate Matteo. Abbraccia la fede e ritirati. In certe condizioni, è la scelta migliore.
E Ottombrini, il reo confesso, il perculatore infingardo di Presidenti regionali cui promette incontri in Piazza che poi è troppo vigliacco per tenere, l’uomo che fa dell’omissione in atti d’ufficio il suo credo, l’uomo che spinge per l’approvazione di bilanci chiaramente falsi pur di rimanere a galla come fa ciò che rimane a galla – l’uomo che confonde le istituzioni col partito (ah, la limpida eredità di compare Matteo), il registratore clandestino, lo stupratore di Piazze, Storia e Democrazia?
Che cosa augurare a quest’uomo, e al suo torvo maestro, se non l’oblio della Storia e l’attenzione della Magistratura?
Resta da capire cosa avranno mai promesso, quale quadro avranno dipinto agli sventurati consiglieri che si sono prestati a “surrogare” i fuorusciti piddini.
Gente che va a provare l’ebbrezza della cabina di pilotaggio quando l’acqua è alla gola, e bisognerebbe piuttosto calare le scialuppe di salvataggio – senza sapere che in quella cabina ci entreranno soltanto, che saranno tenuti all’oscuro di tutto e che i bottoni li spinge uno solo, obbedendo agli ordini inconfessabili di chissà chi.
In attesa di capire a chi dare il mongolino d’oro dei nuovi futuri assessori, anche questi quattro neo-consiglieri surrogati ne hanno senza dubbio meritato uno, iscrivendosi al registro dei responsabili della distruzione della Città e mettendosi al centro dell’attenzione della Corte dei Conti e di una Magistratura sempre troppo lenta ma che prima o poi si sveglia. Complimentoni.
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