Ruvo Terzo Millennio. Una Proposta per Salvare la Città




Raccomandiamo la visione del video. Se avete problemi con l’audio usate le cuffiette o alzate il volume. Se proprio siete allergici, eccovi una versione cartacea di una proposta decisiva per il futuro della Città e di tutti i Cittadini.





Abbiamo già detto più volte del paradosso del nostro Comune, che è letteralmente a un passo dal fallimento pur essendo uno dei pochi comuni non indebitati d’Italia.

Chi vuole comprenderne i motivi, prima di continuare legga il nostro reportage sul Comune in Default.


Letto? Andiamo avanti.


Il conto totale da pagare potrebbe aggirarsi (stime ufficiose del Comune) intorno ai 17 milioni di euro – cifra che però potrebbe essere anche sensibilmente inferiore a quella finale, dato che sentenze importanti devono ancora arrivare. Tuttavia, fermiamoci ai 17 milioni (sperando magari che alla fine siano un po’ meno).



Il Comune ha in cassa circa un decimo della somma. Condizione peraltro singolare e criticabile (perché significa capitale accumulato improduttivamente e non investito in sviluppo e/o servizi, con le Scuole che a volte cadono a pezzi ecc…) ma, nella circostanza, indubbiamente utile.


Gli altri nove decimi (15,3 milioni secondo la stima di cui sopra) non sa proprio dove trovarli.


Tutto quello che il Comune può fare è dichiarare il Dissesto finanziario. Questo per così dire congela il debito, e fa ripartire da zero il bilancio comunale.


La legge gli impone di NON chiedere prestiti (anche supponendo che, dati i tempi, qualcuno volesse farglieli). Salvo casi di eccezionalità ai sensi dell’art. 249 (in pratica, una grazia della Regione o dello Stato – che nel caso di Ruvo avrebbe in effetti una qualche motivazione, trattandosi di deficit tecnico e non strutturale). 


Ma al momento simile grazia non risulta – salvo che il Sindaco non intenda sorprenderci tutti e annunciarla in diretta, mentre lo intervistiamo alla festa del suo partito. Difficile, ma chissà…;)

Il debito così congelato viene pagato ESCLUSIVAMENTE aumentando le tasse locali e/o le tariffe dei servizi, o risparmiando attraverso la riduzione o la mancata erogazione di altri servizi. Incassando e risparmiando, il Comune si toglie il debito. (Qui maggiori dettagli).


Almeno in teoria. Perché il periodo di costrizione è limitato. E se il Comune non ce la fa, non può avere la camicia di forza per sempre.


La situazione era già grave con l’uscita delle prime pesanti sentenze (2010), diventate nel frattempo esecutive. Oggi siamo sulla soglia del baratro.


Il Default avrebbe infatti conseguenze drammatiche sulla vita quotidiana e sulle prospettive di ripresa della città. Un colpo forse mortale. 

E un danno di immagine incalcolabile.

Il peggio è che passeremmo per cicale e scialacquoni quando siamo invece formiche e virtuose. Con un bilancio in attivo. Insomma, absit iniuria verbis, cornuti e mazziati.

E’ quindi interesse di tutti evitarlo, e in questo senso va il nostro appello e il nostro sforzo.


La via giudiziaria perseguita dal centrosinistra, coerente con quanto detto in campagna elettorale – per contrastare le sentenze – si è rivelata disastrosa. Una vera via crucis di sconfitte brucianti.


L’unica altra via proposta, quella della perequazione volumetrica, ovvero dare ai creditori (i più importanti dei quali sono costruttori) diritti di edificabilità al posto dei soldi – è stata prima bocciata dalle urne, quando a proporla era il dott. Catalano.


Poi nuovamente bocciata quando il centrosinistra, a disastro ormai conclamato, ha di fatto ripreso questa idea e ha organizzato il 4 giugno scorso una bella conferenza sull’Abitare sostenibile, dove, tra tante belle idee, è stato chiesto all’Assessore regionale Barbanente di approvare lo scambio. Vero scopo non dichiarato della serata.

Per tutta risposta la signora, che anche in precedenza era stata piuttosto chiara, è uscita letteralmente sbattendo la porta. Perciò, nonostante qualcuno ancora si ostini a sventolarla, la perequazione volumetrica NON è una soluzione possibile. Lo ha ribadito anche il sindaco Ottombrini in una recente intervista. Amen. 


Bisogna perciò inventarsi qualcosa di nuovo, di originale e soprattutto più efficace. Perché, come dice il filosofo Lao-Tze, se ci si caccia in un guaio non si può pensare di uscirne semplicemente facendo marcia indietro. Perché, infatti, non si può. Bisogna cercare una nuova via d’uscita.



La Città del terzo Millennio.

La nostra soluzione, frutto di un lungo studio delle carte e della situazione “sul campo”, è strutturata in tre fasi, e per così dire su tre punte, come le Nazionali di calcio di una volta…

Pacificare la società. Valorizzare la propria identità ed esprimerla in progettualità. Trasformare quelle progettualità in utile.


Attraverso questa manovra riusciremmo non solo ad evitare il Default e le sue conseguenze drammatiche (vedi video), ma anche a trasformare una grossa crisi in una grossissima opportunità di cambiamento e di crescita civile, sociale, economica e culturale.


Vediamo come.


1.  QUOTA 90. 

Dal momento che le sentenze di indennizzo sono tra loro nettamente disuguali, e che alcune di queste, plurimilionarie, rappresentano il cuore del problema che sta portando a fondo la città, in un naufragio epocaleFISSIAMO NOI, come Città, una equa quota condivisa di indennizzo. 

Quota 90 significa che le sentenze entro i 90 euro si pagano o si riscuotono in base a ciò che ha deciso il Giudice; oltre i 90 euro si paga (o si riscuote) comunque 90 euro, non di più, a metro quadro.

Il resto viene riconosciuto in egual valore, percentualmente, nella maniera che vedremo tra un po’.


2. FONDAZIONE PER LO SVILUPPO. 

Si costituisce una Fondazione di comunità, seria, efficiente, non l’ennesimo carrozzone dove sistemare parenti e commare, ma una potente macchina progettuale che ha come obbiettivo di riscoprire, valorizzare e promuovere l’identità e l’interesse generale della città in tutte le sue forme – culturali, ambientalistiche, industriali e così via.

La Fondazione elaborerà progetti non solo capaci di contribuire potentemente allo sviluppo della città, ma anche capaci di intercettare i Fondi europei che rimangono incredibilmente e colpevolmente per la gran parte inutilizzati.


3. SOCIETA’ PER AZIONI

Viene costituita una Società per Azioni a capitale misto pubblico-privato, aperta a soggetti esterni, le cui azioni vengono distribuite ai grandi creditori/indennizzati nella misura percentuale alla parte di sentenza cui hanno rinunciato (ovvero la cifra oltre i 90 euro a metro quadro).

Questa SpA sarà il braccio operativo della Fondazione. Ma potrà anche muoversi autonomamente, con maggiore massa critica e maggiore concorrenzialità, con una competitività accresciuta e rinnovata, come tra l’altro impongono le rinnovate condizioni del mercato.

Potrà guardare a un panorama regionale nazionale, o oltre. Così come nella gestione del Pug, nella riqualificazione del territorio, nel comparto energetico alternativo ecc..

Una società gestita con efficienza che si rivelerà senza alcun dubbio il miglior investimento per la Città e per i Cittadini che avranno voluto scommetterci.

DUE PRESUPPOSTI FONDAMENTALI.
Perché questa cura riesca e la strategia funzioni, c’è bisogno di due presupposti fondamentali.

Innanzitutto, ovviamente, l’ACCORDO tra le parti in causa, e la loro convergenza su questo progetto. In particolare soci di Cooperative, Consorzi, Espropriati/Costruttori, e naturalmente l’Amministrazione comunale.

A noi pare che Ruvo Terzo Millennio metta d’accordo, ragionevolmente, tutte le parti in causa.

In secondo luogo, ma altrettanto e forse ANCORA PIU’ IMPORTANTE, la CONSAPEVOLEZZA che questo disastro incombente non è frutto del caso, o dello sfavore degli dei: è il risultato inevitabile di decenni di politica sbagliata, inefficiente, clientelare, personalistica e non di rado oscurantista.


Questa Crisi è la nostra Grande Occasione non solo per evitare l’Iceberg, ma anche e soprattutto per invertire la rotta


Per dire basta al clientelismo e ai suoi risultati nefasti, e cominciare finalmente un ‘era in cui saranno giustamente valorizzati non le appartenenze e le sudditanze, ma le competenze e le creatività, i meriti e le professionalità.

E’ il nostro punto di svolta. Qui si decide se avremo un futuro e quale futuro avremo. Cambiare, o perire. Non c’è altra scelta. 


Noi di RuvoLibera siamo convinti che RUVO TERZO MILLENNIO sia non solo la proposta giusta, ma l’unica soluzione possibile, al punto in cui siamo.


Una grande scommessa per impedire il naufragio e far resuscitare questa città da troppo tempo (e troppo ingiustamente) data per spacciata.


Una Città pacificata, con Quota 90. Una Città progettuale, con la Fondazione per lo Sviluppo. Una Città competitiva, con una SpA all’altezza delle sfide.


E’ questa la Città che vogliamo. E’ questa la Ruvo che auspichiamo. L’antica capitale della Peucezia che smette di vivere sul passato e comincia a riprogettare il suo futuro.


Chi si sente all’altezza del compito?


mario albrizio
RuvoLibera 

Ruvo Terzo Millennio

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