Quattro anni fa mi ha chiesto il voto, mi ha convinto e l’ho votato – ma poi non ho condiviso quasi nulla delle sue scelte.
Lo capisco. Se domattina mi nominassero veterinario farei probabilmente come lui, che come è ovvio mi giudicherebbe impietosamente.
L’impegno è indiscusso. Ma la preparazione non s’inventa e la ‘visione’ ha bisogno di radici ben più profonde.
A suo tempo avevo suggerito che facesse il capogruppo in Consiglio: ero convinto fosse la scelta migliore. I fatti mi danno ragione, ma non per questo mi rallegro, vista la situazione.
Oggi neanche mi saluta più, perciò non credo che questa dichiarazione, questo endorsement come si dice oggi, possa essere in alcun modo oggetto di fraintendimento. Semplicemente, ciò che va detto, va detto.
Per quanto mi riguarda a Pasquale De Palo rendo l’onore delle armi, ed è l’unico a meritarlo.
L’unico che ci ha provato davvero, che ha provato a ‘rispondere‘, dal vivo e anche virtualmente, sui social, a metterci la faccia.
La nave che affonda non è colpa sua.
L’unica cosa che gli rimprovero davvero è di non aver preso posizione sulla democrazia sventrata e di non essersi staccato prima, allora, dalla banda di distruttori che hanno vivacchiato anche alle spalle del suo impegno.
La famosa illusione, immagino, di “cambiare le cose da dentro“. Purtroppo l’ottimismo non basta.
Il Pd dovrebbe puntare su di lui per avere qualche chance di non essere asfaltato.
E se avesse un po’ di sale in zucca (e sottolineo ‘se’), nel suo stesso interesse – visto che non ne capisce altri – a ‘tornare sui suoi passi‘ dovrebbe essere chi l’ha costretto alle dimissioni.