Rifondazione Comunista e quel che resta di Sel dopo le varie diaspore vanno verso un patto elettorale SENZA il Pd.
La notizia è devastante per il partito di maggioranza, già atterrato nei consensi dalla peggiore amministrazione della sua storia, dallo scandalo di Piazza Castello e del Referendum negato, dai 30 milioni di debito, dai 120 avvisi di garanzia, dall’incubo della “differenziata” più cervellotica e costosa del pianeta, dall’assoluta incapacità di combattere il clientelismo, cui piuttosto volentieri cedono, e da una sistematica, quotidiana, intollerabile inefficienza.
Oltre a ciò, il “mai col Pd” significherebbe quasi certamente l’abbandono della candidatura Chieco, che sarebbe stata almeno una verniciatura a coprire il disastro interno.
Pasquale Chieco ha (avrebbe) infatti chiesto come condizione – raccontano i bene informati – l’unità delle sinistre.
Niente unità, niente candidatura. Già era da kamikaze così, visto il disastro lasciato in eredità da lorsignori…
Rinunciando Chieco, resterebbero candidature non solo prive di spessore, compromesse con cinque anni di disastro di cui la dirigenza-digerenza Pd è il peggiore artefice e maggiore responsabile insieme alla finta opposizione unna – ma sarebbero candidature schierate con questo o quello dei due tronconi fondamentali del partito: quello ex comunista e quello democristiano-socialista.
Candidature in lotta tra loro e più capaci di dividere che di unire il partito.
La soluzione classica sarebbe un bel democristiano innocuo e “di transizione” in attesa di tempi migliori.
Ma dopo dieci anni di questa “soluzione”, di democristiani per di più ex attiliani (se ex può essere un’espressione che ha senso in questi casi), e soprattutto dopo la catastrofica amministrazione in carica, anche questa strada appare sbarrata.
Come finirà?
Il troncone ex comunista inghiottirà un terzo rospo nella vana speranza che diventi principe, o tirerà fuori le unghie e sarà quello democristiano-attiliano a cedere il passo?
Oppure, come dicono i maligni, i transfughi saranno prontamente recuperati e deglutiti con laute promesse di assessorati?
Ai posteri l’ardua sentenza. E a noi, purtroppo, la triste realtà.
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