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Mentre Emiliano torna a Ruvo dopo pochi giorni (e “potrebbe farlo ancora“) per una nuova puntata dell’appassionante gioco, per dimensioni politiche e anche fisiche, della chioccia e del pulcino con Pasquale Chieco – dall’altra parte della città si consuma nuovamente il dramma di una destra allo sbando benché largamente maggioritaria.
Un fenomeno di incapacità politica tutta ruvese – e in fondo la spiegazione ultima del fatto che maggioranze totalmente incapaci e sedicenti di “centrosinistra” riescano comunque a farla franca, a non pagare dazio, a riproporsi ed essere rielette.
Basta loro dare un contentino agli affamati e disorganizzati avversari. Magari un morso al Pug, approvato semiclandestinamente contro gli interessi della città, ma a vantaggio di tutta la mangiatoia – et voilà. Il gioco è ri-fatto.
Ha voglia il povero paperotto di centrodestra (sempre soi disant) a chiedere “confronti”. Non se lo fila né se lo filerà nessuno. Né tantomeno si filano il paperone, che ogni tanto si scorda i ruoli e parla in prima persona come se il candidato fosse lui.
Non avranno nessun confronto. Emiliano nel video spiega bene il perché. Almeno, il perché che si può dire.
Intanto la Rutigliani, tradita e offesa (ah, le facili previsioni) dagli ex alleati maneggioni e inciucisti, fa bella mostra di sé al comizio dell’ex rivale, scatenando il putiferio in quel che rimane di un centrodestra distrutto, letteralmente imploso nella sua atavica contraddizione.
L’insanabile contraddizione tra la voglia o la velleità di rappresentare i ceti che un tempo si chiamavano produttivi, con la conseguente necessità di una politica efficientista; e il nodo gordiano che la lega al clan paparelliano e addentellati vari, con la loro logica inamovibilmente medievale, clientelare, nepotistica e parassitaria.
Vogliono la deregulation ma partono sempre dai paparellas (come li chiama Emiliano) – che è come volere la moglie casta e cercarla sulla statale.
Una destra senza leadership e una leadership senza destra, perché destra (come sinistra) significa valori e punti di riferimento, direzioni e limiti, mentre per quella leadership in sempre troppo lento declino l’unico riferimento è la propria pancia clientelare.
Il tumore elettorale, antidemocratico, anti-solidaristico e anti meritocratico che affossa la Città e il Paese.
Ma noi “procediamo” imperturbabili come sempre. La chioccia, il pulcino e in fondo in fondo il paperotto.
Lui che grida aspettatemi e quelli, come sempre, no tu no. Mentre gli buttano qualche mollica perché rimanga sulla stessa via.
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