Ruvo, 23 febbraio 1503.
Vittima, come tutto il Sud, di una guerra anche più schifosa del solito, scaturita dalle solite mire e da un ignobile tradimento; la Città, già occupata dai francesi e da quelli incredibilmente lasciata sguarnita, viene assediata ed espugnata, poi saccheggiata e distrutta, dagli spagnoli di Gonzalo de Cordoba.
È la svolta della guerra.
Dopo otto mesi di clausura forzata a Barletta, gli spagnoli passano al contrattacco e prendono un vantaggio che non perderanno più.
E in questa guerra di superpotenze, dopo 4 anni non solo di violenza ma di stenti, carestie e pestilenza derivate dalla guerra stessa, Ruvo viene rasa al suolo e, per così dire, paga il conto per tutti.
Sono migliaia i civili morti, feriti, o rapiti in attesa di riscatto, o portati come schiavi rematori sulle navi spagnole; le donne violentate, i bambini vittime innocenti e tutto il tragico, consueto armamentario delle guerre.
Senza dire dei cavalli, fondamentali per l’esercito (da quattrocento a mille, secondo le varie stime), delle provviste di cibo, dei preziosi e degli oggetti di valore trafugati.
Nella prima parte abbiamo raccontato l’arrivo subitaneo degli spagnoli e l’attacco fino alla breccia.
Oggi concludiamo quella terribile giornata. I cui effetti sono arrivati fino a noi, e chiedono di venire alla luce.
Poi, narrati i fatti, cominceremo a indagare e a cercare di capire perché.
Perché un perché c’è sempre. A volte più d’uno….
Buona lettura. E non fate mancare i vostri commenti e il vostro apporto. 🙂
Leggi la seconda parte.