Paparella torna (casomai abbia smesso) ad occuparsi di cooperative, espropri e contenzioso – e questa volta, finalmente, si firma. Un passo avanti.
Lo fa in una “intervista” al fido Ruvodipugliaweb (indimenticabili, nella scorsa campagna elettorale, titoli del tutto obbiettivi come “La pioggia non ferma Paparella“, a tutta pagina, per descrivere un comizio semideserto anche, appunto, per la pioggia).
In questa intervista Paparella dichiara candidamente: “Il motivo per il quale mi sono rimesso in gioco, e forse continuerò a farlo, è proprio la questione cooperative”.
Ma va’? Chi l’avebbe mai pensato? 😉
E come mai? Rimorso? Scrupolo? Voglia di mettere una pezza agli errori fatti? Improvviso rigurgito di coscienza? Il castigo dopo il delitto? Intimo desiderio di espiazione? Macché.
Stimolato evidentemente dal manifesto di Fatone (anche lui medico, anche lui ex Sindaco), Paparella lancia una pomposa Operazione Verità – che ovviamente NON è una verità da cercare, ma una verità che lui solo ha. Come al solito.
Un po’ James Bond, un po’ Mosè sulla montagna, Matteo non si limita, ovviamente, a possedere la verità. Naturalmente, ha anche le Soluzioni (e per di più, giuste): “Dopo questa doverosa “operazione verità” che certamente non offende le persone di buon senso, sarà avviata la seconda fase, quella risolutiva con giuste soluzioni nell’interesse delle cooperativee dei possessori dei suoli, nessuno escluso. Occorreranno gli interlocutori giusti a livello Politico-Amministrativo”.
Nientemeno, una Seconda Fase. Come se la prima non fosse abbastanza. E per di più risolutiva. Insomma, il solito copione: questi non sono capaci di risolvere nulla. Se volete la soluzione, dovete eleggere me.
Vorrei fare per inciso una semplice domanda ai soci delle cooperative e ai possessori di suoli che hanno ancora il ben dell’intelletto: c’è tra voi uno, uno solo, che ancora crede a questa roba? Che è disposto a bere ancora questa brodaglia?
Caro Paparella, se hai la soluzione, comunicala ai poveri mortali di Palazzo Avitaja, così che essi possano attuarla. Magari – dati i tuoi poteri – potresti inciderla col fuoco su tavole di pietra – giusto per restare in tema edilizio, non meno che biblico.
Collaborare alla soluzione dei problemi: ecco quel che deve fare un buon cittadino. Non millantare il possesso di fantomatiche “soluzioni”, più o meno misteriose, guarda caso in possesso di chi, più di chiunque altro, ha creato il problema.
Condizione di cui Matteo è ben consapevole, visto che se ne difende mettendo le mani avanti (excusatio non petita…): “Perciò l’anomalia non era nell’articolo 51, articolo sacrosanto adottate da tante amministrazioni comunali solidi e lungimiranti”.
Al netto dei refusi, il senso è evidente: il problema non è l’applicazione dell’art. 51 (tradotto: il colpevole non sono io).
Il problema sarebbe invece esclusivamente la supervalutazione dei terreni di un singolo comparto, derivata dalla famigerata delibera Fatone riportata nel manifesto. (Tradotto: il colpevole è Fatone).
Notiamo incidentalmente che continua l’afflato biblico/amministrativo per il quale un atto burocratico diventa articolo sacrosanto, e per di più adottato da tante amministrazioni comunali solidi e lungimiranti.
Quali siano queste sante amministrazioni (santificate qui, in diretta, sull’unghia), e se ve ne siano davvero, non è dato sapere.
Ed invano le cercheremmo, perché nessuna città è stata, come la nostra, di fatto incaprettata e strangolata, costretta all’asfissìa, da queste scelte sciagurate.
È curioso poi, però, che a propria difesa preventiva, Paparella riporti un altro articolo di stampa amica (sua), il cui titolo sparato a quattro colonne è: PASTICCIO DEGLI ESPROPRI…
Ma allora, Matteo, sugli espropri è stato fatto, il pasticcio. Lo dici tu. Ma poche righe prima hai detto che il problema non era l’art. 51, cioè appunto gli espropri e la loro rude metodologia di applicazione (da te imposta).
Insomma ti vuoi mettere d’accordo con te stesso? C’è un problema sugli espropri o non c’è? E questo manifesto ti serve per scagionarti o per auto-condannarti? Chissà, magari l’inconscio? Il senso di colpa represso ti spinge a questi manifesti auto-accusanti?
Io comunque, da cittadino innamorato della cosa pubblica, e che non è parte in causa, non ha fatto né subito espropri – ma che nondimeno, come tutti i cittadini, potrebbe presto trovarsi a pagare per colpe non sue – voglio fare uno sforzo ulteriore.
Voglio mettere da parte quello che so. Voglio fare tabula rasa. Voglio essere il singolo cittadino che ignora quale palazzo (altro che tegola!) gli sta per crollare addosso.
E una volta entrato in questa ottica per così dire (si parva licet) socratica, di non sapere ma di essere affascinato (e interessato) dal sapere; una volta entrato nell’ottica del cittadino comune, che teme un esproprio, o un mancato rimborso, o semplicemente di dover pagare per errori altrui – lancio la seguente proposta.
Un pubblico video-confronto, moderato da RuvoLibera, tra i due medici-ex-sindaci che si accusano, per capire quale dei due ha sbagliato la diagnosi e la cura, al punto che il paziente, la Città, è ormai quasi sul letto di morte.
È il momento di dire basta ai balletti e di fare chiarezza. Chi non ha il coraggio di accettare il confronto, abbia almeno, da ora in poi, il buon gusto di tacere.
Chi invece è sicuro di se’ e delle due ragioni, non ha che da accettare l’invito.
Noi siamo a disposizione. Dei duellanti, dei soci delle cooperative, degli espropriati e – soprattutto – di una Città in agonìa, che ha disperato bisogno di una reale prospettiva di rinascita.
mario albrizio