I famigerati test Invalsi ancora al centro del dibattito.
È pervenuto alla nostra attenzione il malcontento di una parte degli insegnanti di alunni diversamente abili nei confronti dei test Invalsi, noi come associazione e come genitori che lottano tutti i giorni per far valere i diritti dei nostri figli condividiamo la loro lamentela.
Da qualche anno infatti nelle scuole italiane si svolgono i test INVALSI (che si terranno per quest’anno il 67 maggio), rivolti ad anni specifici e riguardanti solo alcune materie (italiano, matematica).
Sono test a crocette con risposta multipla e vengono preparati a livello centrale da un ente apposito al ministero. I test contengono domande con giochi di parole o trabocchetti, atti a valutare lo sviluppo di un ragionamento e la presunta capacità di orientamento.
Non sono previsti test particolari per i ragazzi con disturbo di apprendimento o handicap formativi.
Per questi ragazzi, purtroppo, l’alternativa è stare a casa o cambiare aula al momento del test, a meno che gli insegnanti di sostegno non decidano di proporre prove individualizzate da non trasmettere al ministero. I risultati vengono trasmessi (dopo correzione degli insegnanti) all’ente centrale che li elabora e li usa per qualche ragione non definita.
Il test degli INVALSI nasconde la lampante bugia: l’anonimato dei test. Per chi conosce il meccanismo sa bene che il ministero fornisce ad ogni alunno classificato come studente un codice che la segreteria di ogni singola scuola assegna in mascherina ad un nome e ad un cognome.
Fatta questa premessa l’associazione Con.Te.Sto è INDIGNATA nei confronti di un sistema che considera gli alunni diversamente abili invisibili, perdendo il concetto di diversità come valore di integrazione. Proprio in quel giorno il concetto di integrazione viene ad annullarsi dopo che le insegnanti svolgono per tutto l’anno scolastico un costante e programmato lavoro per l’inserimento degli alunni con i coetanei.
Le prove INVALSI, oltretutto, sono fonte di stress per tutti i bambini e ragazzi, che per prepararsi a tale evento vengono sottoposti a ore di allenamento ai quiz sottraendo tempo alla didattica.
Come può un buon insegnante essere valutato da quiz a risposta multipla, invece che dalla passione e dalla cura che impiega nel seguire il proprio alunni secondo le proprie potenzialità e tempi di apprendimento?
Cosa fornisce la certezza che un alunno con disabilità non possa sostenere le prove?
Dateci una risposta, perché continuiamo a fare i testi INVALSI ? E la domanda che si pone una buona parte del mondo scolastico, tant’è vero che i COBAS degli insegnanti hanno indetto uno sciopero per il giorno 6 e 7 di maggio.
In alcune classi d’Italia gli alunni, solidali al compagno diversamente abile, hanno deciso di non entrare a scuola e di non sostenere le prove.
E’ il caso della seconda sez. E della scuola “ Giovanni Bovio“, primo circolo didattico di Ruvo di Puglia, dove con lo slogan “ O TUTTI O NESSUNO” i bambini diserteranno la prova e noi come associazione saremo con loro fuori dalla scuola con un nostro banchetto a sostenere l’iniziativa.