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RuvoLibera

Il Papa dei Bambini

11 Maggio 2020

I libri di storia senza dubbio si occuperanno di questi strani anni che noi viviamo come normali, in cui due papi vivono sotto lo stesso tetto apparentemente in una specie di armonia, più probabilmente in una sorta di pace armata.

Nella storia è successo più di una volta che ci fossero due papi (anche tre) ma era sempre in un contesto di guerra e ciascuno dei papi era sempre in lotta con l’altro, ciascuno sostenuto da uno o l’altro schieramento.

Invece questa volta due papi sono conviventi nella stessa sede ed entrambi perfettamente in carica anche se uno per così dire attivo e l’altro passivo – pur nella comprensibile confusione delle forme e degli emeriti addolcimenti semantici.

Ma sarà poi vero che non sono in guerra?

A ben vedere il conflitto tra i due papi o meglio tra ciò che rappresentano c’è eccome, solo che si combatte a colpi di mozioni, di lotte sotterranee apparentemente inesplicabili, di scandali e di dossieraggi. E anche se non è personale o almeno non lo sembra, in realtà il conflitto vaticano non è che l’attualizzazione dell’eterno conflitto profondo, antico e potente, all’interno della chiesa tra l’anima popolare e solidale versus l’anima conservatrice e reazionaria della chiesa di Pietro.

In questo contesto è più facile guardare con più chiarezza a questi due illustri separati in casa. Sono i vertici dello stesso stallo, di una situazione di precario equilibrio in cui nessuna delle fazioni in lotta ha il potere di imporre la sua svolta. Così che si vive di compromessi e colpi sordi in sotto fondo, e la chiesa di sempre arranca come può dietro il papa innovatore, quando non gioca a mettergli lo sgambetto.

Non sono i due papi apparentemente a combattersi ma le forze interne ed esterne alla chiesa che spingono perché la chiesa stessa sia più aperta e solidale come la vuole Francesco oppure che ri-diventi dogmatica, cattedratica, chiusa e paternalistica come vorrebbe la parte che più facilmente si riconosce nella figura di Benedetto XVI.

Il francescanesimo gesuitico contro il teologismo cattedratico, la chiesa dell’Esempio evangelico contro quella del dogma e del latinorum.

O, ancora più in sintesi, la Chiesa popolare-democratica che crede ancora nel messaggio evangelico e cerca nuove vie per realizzarlo, e la chiesa “di governo” di quella parte della gerarchia, non di rado vittima dei complessi e delle paure che dovrebbe curare, per la quale il Messaggio e la sua presa sui cuori sono da sempre instrumentum regni e barriera per difendere e custodire i propri privilegi.

Ma tutto questo discorso non sfiora minimamente l’anima semplice dei bambini e dei genitori che dalla massima istituzione cattolica si aspettano niente meno che l’attualizzazione del messaggio evangelico: l’esempio da seguire, l’empatia che fa stare bene e che spinge al bene. Il Messaggio che si fa uomo. Di nuovo.

Francesco è un esemplificatore perfetto di questo spirito fondamentale ed è proprio per questa sua capacità di attrarre gli ultimi e di rappresentarli autenticamente che riesce spesso a perforare le corazze dei “laici”, e non di rado anche quella anche più spessa degli atei.

Perché suona autentico, perché la sua forza evocativa si nutre non solo del successo, ma ancor più delle difficoltà, riuscendo a rappresentare plasticamente la solitudine e la grandezza del Cristo, tra l’amore del popolo e i complotti dei farisei, ben annidati nei gangli fondamentali vaticani e non solo.

Per scelta o per istinto, Papa Francesco sa come arrivare al cuore. Per questo lo capiscono i Bambini prima di tutto, e le loro madri, che con loro quella lingua parlano, la lingua del cuore.

Quando poi la genitrice è una persona e artista straordinaria come la nostra Lidia Sivo i risultati non possono che essere impressivi, come ben nota la dirigente prof.ssa Gabriella Colaprice, nella sentita e non banale cerimonia a cui le inevitabili mascherine conferiscono un tocco surreale.

Donna, madre e artista a tutto tondo, Lidia Sivo è riuscita pienamente di rappresentare la stima e la condivisione, l’accogliente rotondità che questo papa è capace di suscitare anche in chi normalmente è distante da ciò che è e rappresenta la chiesa di Roma – a testimonianza che la religiosità autentica è più facile che sgorghi dal cuore del popolo piuttosto che emanare dai vertici della ierocrazia.

Fortunata la Scuola e la Dirigente che hanno avuto, e saputo apprezzare, questo dono. Fortunato il Papa che ha ricevuto il carisma di saper parlare al cuore della gente. E fortunata quella gente, ora un po’ meno sola nell’ascesa al suo Golgota.

Fortunati i bambini, che in un Papa solitario in un universo svuotato non vedono debolezza, ma rivedono l’amore e la passione di quell’Uomo distante duemila anni, ma ancora vivo negli uomini capaci di portare la stessa croce.

Quando i Bambini lo riconoscono come “supereroe”, allora quel Papa ha vinto davvero. Perché è lì, nel cuore dei bambini, da sempre, che si vincono tutte le vere battaglie.

 

Mario Albrizio