di Ferdinando Imposimato
I prossimi scenari italiani, con uno sbandamento totale delle sinistra del Pd verso posizioni moderate, la perdita di consensi di Nichi Vendola e Antonio Di Pietro a favore di Beppe Grillo, e un centro alla confusa ricerca di una nuova identita’ con il Partito della nazione.
In questo clima di dissoluzione del sistema, il Partito Democratico e’ impegnato non a ridurre i privilegi dei parlamentari e i costi della politica, ma a spartirsi cio’ che rimane dell’infelice Italia con la divisione dei posti di potere: Massimo D’Alema commissario in Europa, Walter Veltroni presidente della Camera e Pierluigi Bersani presidente del Consiglio. Mentre Beppe Fioroni invita il Pd a fare autocritica sugli errori della seconda Repubblica, pena il big bang della politica. Ma il big bang e’ necessario, nella speranza di un rinnovamento generazionale di cui sentiamo assoluto bisogno, soprattutto tra le forze progressiste.
La disfatta del Partito Democratico e’ stata la conseguenza inevitabile di una serie di scelte sbagliate, che andavano dalla candidatura di personaggi non rappresentativi degli interessi delle classi deboli, alla mancata difesa del lavoro e della sua dignita’ come obiettivo primario, fino all’incapacita’ di risolvere questioni centrali per la democrazia, come il conflitto di interessi, l’attuazione della Costituzione e una legge elettorale rispettosa della liberta’ dei cittadini. La permanenza ai vertici del Pd di personaggi impresentabili al prossimo voto, nonostante le tante sconfitte subite in diverse elezioni, verrebbe percepita come una sfida al buon senso ed alla intelligenza degli elettori di sinistra.
Tra un anno c’e’ la prospettiva di un’altra disfatta e del riemergere di una destra liberista e reazionaria con chiare egemonie massoniche, quale e’ quella che ci governa. Avendo fiutato il clima di perdita di consensi del governo nella crisi attuale, D’Alema critica Mario Monti per rifarsi una verginita’ che non ha, reagendo al richiamo del capo del Governo sulla necessita’ di ridurre i costi della politica.
Noi siamo critici verso Monti per molte ragioni che riguardano la sua sbagliata politica di enormi sacrifici imposti ai piu’ deboli e privilegi mantenuti ai piu’ forti (compresi i super scandalosi stipendi dei commis di Stato), e di pretendere di risolvere i problemi con altre imposte gravose persino sulla prima casa, che cerca di addolcire con la ripartizione della stangata in tre rate. Si tratta di un’altra iniziativa sbagliata e controproducente.
Ma e’ innegabile che il risanamento del bilancio passi anzitutto attraverso la spending review, che significa riduzione delle spese elettorali, eliminazione delle Province, riduzione dei privilegi di eletti alle Regioni e al Parlamento, lotta alla corruzione e all’evasione. Riduzione che solo i partiti della grande coalizione possono decidere, ma non vogliono.
Il Governo, imballato su molte questioni, e’ praticamente nella impossibilita’ di incidere sulla riduzione dei costi della politica. Occorrerebbe un richiamo in questa direzione del Presidente della Repubblica, anziche’ la difesa dei partiti, che sono indifendibili, perche’ non si comportano da partiti ma da associazioni a carattere familiare. La resistenza ad oltranza di D’Alema e Bersani in difesa della legge sul finanziamento pubblico dei partiti e’ intollerabile. Le loro pseudo riforme sul controllo dei bilanci sono una messinscena per i cretini. Noi vogliamo che essi se ne vadano per i loro fallimenti, e nel frattempo che ci risparmino nuove leggi truffa che sarebbero una presa in giro.
IL FURTO DEI QUATTRO QUINTI
Dopo i recenti scandali che coinvolgono la destra e la sinistra, ci si attendeva ben altra reazione. Il principio di una corretta gestione del danaro dei cittadini dovrebbe essere il rimborso solo delle spese elettorali, e non il pagamento di una somma quintupla rispetto alle spese.
Ignoriamo la destinazione delle somme non spese per i rimborsi elettorali e invece vorremmo saperlo.
Sarebbe opportuno che l’indagine sui partiti e sulla loro corretta gestione – per fortuna non preclusa ai magistrati stante la natura privata dei partiti, semplici associazioni non riconosciute – venisse estesa dagli inquirenti anche a tutti gli altri partiti di centro destra e centro sinistra.
E questo per capire come sia stato possibile che tutte le somme destinate al Pd e al Pdl siano state spese e che addirittura ci siano dei debiti, nonostante le somme destinate alle spese elettorali non superassero per tutti i partiti un quinto dell’intero importo della somma stanziata. Gli altri quattro quinti che fine hanno fatto?
Non pensiamo che debba essere solo la Lega a pagare; tuttavia preoccupa il fatto che D’Alema abbia espresso solidarieta’ al capo della Lega, che pure voleva e vuole la secessione dall’Italia e ha dilapidato milioni di euro per se’ e i suoi cari. Non mi sembra che D’Alema abbia espresso solidarieta’ ai familiari di tanti poveri imprenditori e agli operai che si sono suicidati nel Nord Est e in altre aree del Paese, o ai pescatori e pastori sardi che stanno subendo discriminazioni e offese alla loro dignita’ intollerabili.
Il Pd non ha fatto nulla per contrastare la corruzione e l’evasione fiscale. La Corte dei Conti ha detto, un mese fa, che in Italia esistono 60 miliardi di euro di corruzione dentro la spesa pubblica, tra acquisiti di beni e servizi, fondi erogati a pioggia e tante piccole “IRI” locali. Una tassa occulta a carico dei pensionati, lavoratori, famiglie, pastori, pescatori e agricoltori. Cosi’ come mancano all’appello per l’evasione ben 120 miliardi di entrate. La Corte dei Conti ha addirittura tracciato la strada sulla quale agire, che e’ molto semplice: approvare la convenzione europea di Strasburgo per la lotta alla corruzione e l’evasione fiscale.
Bisogna introdurre quei reati che la coscienza civile vuole siano puniti, come la corruzione privata con denaro pubblico e privato, il traffico di influenza e tutti quei comportamenti corruttivi come le consulenze false che oggi sfuggono ad ogni controllo.
Si recupererebbero trecento miliardi di euro.
Si recupererebbero trecento miliardi di euro.
E invece il Pd tace e finge di criticare, in uno stucchevole gioco delle parti, la legge del ministro Paola Severino, che e’ acqua calda e non serve assolutamente a nulla. Mentre sul tema cruciale del lavoro e delle pensioni il Partito Democratico e’ incerto, privo di iniziative. E vi e’ stato un distacco dal problema del lavoro precario, con un arretramento dei diritti dei lavoratori. Come sul terreno del salario minimo garantito, misura cui finalmente, nell’aprile 2012, la Commissione dell’Unione Europea presieduta dall’ungherese Laszlo Andor ha chiesto di uniformarsi, rivolto ai ministri sociali di tutti i Paesi dell’UE. Andor ha affermato che «il salario minimo e’ un bene per combattere la poverta’», ed io aggiungo «per garantire la dignita’ del lavoro e uscire dalla crisi». Ma noi avevamo posto questa esigenza anche di recente sulle pagine della Voce, del tutto inascoltati dalla sinistra.
I PARTITI TENGONO FAMIGLIA
Per quanto riguarda la difesa della democrazia, abbiamo di fronte due problemi da risolvere: la gestione dei partiti e la legge elettorale. Sul primo punto, deve essere chiaro che esiste un interesse dei cittadini a che i partiti funzionino correttamente e gestiscano le risorse loro assegnate dalla legge in maniera trasparente.
In passato esistevano tre grandi partiti che rappresentavano gli interessi, la volonta’ e i bisogni di grandi masse di cittadini: operai, contadini, ceto medio, borghesia, capitalisti. Oggi, finiti i grandi schieramenti, proliferano i partiti a conduzione familiare la cui unica funzione e’ quella di garantire una gestione patrimoniale per importi ingentissimi e la conservazione “politica” dei leaders, dei propri amici, parenti stretti, amanti, lenoni, prostitute e affaristi nelle istanze elettorali nazionali e locali. La degenerazione dei partiti, specie dei partiti “persona”, e’ stata possibile grazie all’assenza di regole e controlli sul loro funzionamento. La loro vita si e’ cosi’ spenta.
Il problema non e’ piu’ solo dei programmi che non esistono: e’ degli uomini che non rappresentano piu’ gli interessi e i valori della sinistra. Il proclamato ricorso alla riforma degli statuti dei partiti o di leggi quale quella che vorrebbero oggi Bersani e D’Alema per moralizzare la vita dei partiti, non inganna piu’ nessuno.
La strada da percorrere e’ quella del rinnovamento generazionale nei partiti, con regole sul loro funzionamento; e della netta riduzione delle spese elettorali. Regole che non siano affidate a statuti interni, inesistenti o violati.
Sul piano giuridico i partiti, pur essendo previsti dalla Costituzione come soggetti politici essenziali alla democrazia, non sono sottoposti ad alcun controllo, ne’ di rango costituzionale ne’ di altro genere.
La ragione di tutto questo e’ nella insufficienza della legislazione costituzionale e nella mancanza di una legge ordinaria in grado di fissare delle regole sulla democrazia interna, sull’accesso ai partiti e sulla tutela degli iscritti.
Essendo divenuti centri di potere, ad essi si accede di regola solo con un processo di cooptazione, quasi sempre dall’alto. E questo urta contro il diritto di qualunque cittadino che professi le stesse idee a iscriversi per esercitare un proprio diritto pubblico.
E’ evidente che i partiti, pure rappresentando interessi necessariamente particolari della realta’ sociale, svolgono una funzione pubblica che non puo’ essere abbandonata a se stessa. Sicche’ quando i partiti sono, come ora, senza statuto pubblico, si lascia scoperto uno dei settori piu’ delicati della vita politica e si lasciano senza garanzia i cittadini.
Oggi che i partiti sono organi permanenti, capaci di incidere costantemente sulle scelte politiche del governo e sulla politica sociale, una battaglia al loro interno puo’ avere conseguenze sulla direzione della cosa pubblica, e dunque sui cittadini, anche su quelli che non militano nel partito in questione. Cosi’ come la scorretta gestione dei loro fondi interessa a tutti i cittadini.
Oggi e’ esplosa la seconda tangentopoli e molti imbrogli sono venuti fuori, ma non tutti. Molti imbrogli sono ancora sommersi. Tangentopoli non ha insegnato niente. Tutto rischia di tornare come prima. Per cambiare le cose occorre fare una lotta per la piena attuazione della Costituzione. Occorre incentivare la creazione di movimenti e di liste civiche nazionali per le prossime elezioni del 2013.
Puo’ sembrare velleitario ma non e’ cosi’. Se Grillo, che ignora la Costituzione, e’ riuscito a fare un movimento, che viaggia sull’onda del 10 per cento, anche altri debbono provare a farlo; e’ l’unico modo di rispondere ai leader che ci governano con grandi alleanze per mantenere il vero potere personale e false opposizioni.
GRILLO E GRILLISMI
Puo’ sembrare velleitario ma non e’ cosi’. Se Grillo, che ignora la Costituzione, e’ riuscito a fare un movimento, che viaggia sull’onda del 10 per cento, anche altri debbono provare a farlo; e’ l’unico modo di rispondere ai leader che ci governano con grandi alleanze per mantenere il vero potere personale e false opposizioni.
E’ impensabile che gli attuali partiti possano varare leggi per autoriformarsi.
L’obiettivo sarebbe quello di varare leggi ordinarie per tutti i partiti. Che stabiliscano controlli rigorosi sui bilanci da affidare a un organo esterno, quale la Corte dei Conti, come andiamo dicendo da anni. Per garantire ad un sistema politico in coma la circolazione, l’alternanza e il rinnovamento non arbitrari delle classi dirigenti.
Quando la Costituzione afferma che i partiti concorrono con metodo democratico alla politica nazionale, fa riferimento a strutture effettivamente democratiche al loro interno, tali da consentire a tutti gli associati un’uguale partecipazione all’attivita’ di partito. Solo cosi’ si potra’ evitare che i soldi della corruzione e della delinquenza organizzata minaccino la vita dei partiti e la stessa democrazia parlamentare. E sara’ possibile riconciliare il Paese con la politica.
Ma i partiti non si riformeranno. E saranno puniti dal grillismo, che sta dilagando, come unica forma di opposizione al sistema politico vigente. Grillo annunzia che i partiti saranno spazzati via. E questa possibilita’ esiste. Ma crediamo che occorra incoraggiare anche la formazione di liste civiche nazionali, non essendo una soluzione il non-voto, che lascerebbe spazi al vecchio, marcio sistema politico.