La tragicommedia del Bilancio di previsione. L’organo di controllo della Corte dei Conti “approva”. Ma non ci crede. Vediamo perché.
Come dite? Questo lavoro dovrebbe farlo l’opposizione? Eh già. Se ce ne fosse una…
Come una mamma con il figlio discolo, che ascolta i sui buoni propositi dopo l’ennesima birichinata e accoglie con un sospiro amaro le sue continue intenzioni di ravvedimento.
E che dovrebbe fare?
Anche a lei piace credere che il discolo-bischero sia sincero e riesca a trovare la via del riscatto. E intanto si gode un po’ di pax familiare.
Dopo, quando i flebili buoni propositi avranno sbattuto contro la realtà, ci sarà sempre tempo per castigarlo.
L’Organo di controllo della Corte dei Conti non è certo la madre del Comune. Ma lo conosce altrettanto bene. Gli ha fatto tante di quelle ramanzine che ora… “approva”. Ma senza credergli. Proprio come quella mamma.
Il fatto è anche che questi “figli” un po’ discoli un po’ bischeri, cit. dalla signora ministra Boschi, e quindi boscheri, di solito “la sanno raccontare”. Almeno per un po’.
Il Comune, poi, lo fa addirittura coi numeri. Sì, questi numeri così educati, flessibili, malleabili, che dicono sì ad ogni “previsione”, ad ogni manipolazione.
Tanto sono “previsioni”, proprio come quelle del bimbo boschero, e se si mantengono a somma zero nessuna Corte le può contestare finché non vengono travolte dalla realtà.
Così fa l’Organo di controllo. Così deve fare. Così non può non fare.
Ma lascia capire chiaramente che lui, però, non la beve.
Così dopo una lunga tiritera in cui (e che altro può fare?) “prende per buone” le tabelline dell’Amministrazione, ecco verso la fine questa mezza paginetta piena di osservazioni che lasciano chiaramente capire cosa i Revisori pensino di questo temino a numeri, di questa sagra del vorrei ma speriamo.
Del racconto di questa moglie spendacciona che spiega al marito sospettoso quanto sarà precisa e parsimoniosa… l’anno prossimo, anche grazie all’eredità di una zia (le Coop) che non c’è.
I 6 punti di fuoco dei Revisori
1. Il patrimonio di tutti svenduto ai saldi
La folle svendita degli immobili pubblici non ha senso nelle condizioni di mercato attuali, e quello che il Comune spera di ricavarne è pura illusione (“difficilmente conseguibili“, dicono più compassatamente i Revisori).
Chi è più che l’aveva detto? Ah già, noi. Che anche quelli della Corte siano dei pericolosi rompiballe? 😉
Anche perché le assonanze con quel che sosteniamo da sempre non si fermano mica qui. Anzi.
2. Quei 7,5 milioni a debito (nostro)
I 7,5 milioni a debito, ingloriosamente contratti dopo tre anni di assoluta inerzia che hanno reso la situazione finanziaria disastrosamente irrecuperabile – e ovviamente a spese nostre – quei 7.5 milioni fanno bella mostra di sé a pareggio.
7,5 di debito. 7,5 di incasso dalle cooperative. Totale zero debito. Proprio un bel temino.
Peccato che, notano i Revisori, alla data del 31 luglio 2014, non risulta effettivamente riscosso alcun importo dalle Cooperative, proprio come avevamo anche noi fin troppo facilmente previsto – per cui “appare oltremodo ottimistica la previsione di bilancio“.
Oltremodo ottimistica: una formula educata per significare il solito sparo della solita supercazzola (per non dire altro).
3. Forti dubbi e preoccupazioni
Non è che non ve l’avevamo detto, aggiungono i Revisori, sempre col tono della mamma al figlio irrecuperabilmente boschero. Per la verità, pure noi di RL l’avevamo detto. Ma tant’è…
Rimane che in base a “forti dubbi e preoccupazioni“ i Revisori avevano già dato parere negativo (21/2013).
Dopodiché il Comune boschero ha dato un’aggiustatina ai numeri (sempre così gentili e disponibili) e ne ha tratto fuori il bel temino pieno di “prometto” e di “farò” numerici cui i Revisori non possono al momento negare la sufficienza virtuale, pur lasciando capire di sapere benissimo che gli toccherà bocciarlo in seguito, alla prova dei fatti.
4. Il prestito che nessuno vuole
E ve lo ricordate il famoso prestito all’1%? La generosissima offerta del Comune con l’acqua alla gola ai compartisti delle Cooperative – che peraltro non se la sono filata neanche per sbaglio?
Avevamo già detto che era un’offerta inutile senza una precisa strategia politica.
E avevamo già espresso dubbi sul fatto che a sua volta il Comune ottenesse il prestito da 7,5 milioni a condizioni di uguale favore.
Non sbagliavamo.
I Revisori ci confermano che i soldi li prendiamo al 4,622%. E li prestiamo alle Coop all’1%.
Il solito, intramontabile, sempreverde cornuti e mazziati.
La differenza a carico degli amministratori?
A noi va ancora bene, se la differenza, grosso modo 250mila euro, viene spalmata a carico personale degli amministratori e del Consiglio (maggioranza e opposizione) che ci hanno condotti a questo disastro.
E questo, in attesa di capire a carico di chi mettere anche i 7.5 milioni già disastrosamente messi a nostro carico, nel caso le Coop non paghino; e gli altri circa 15 che ancora mancano all’appello per evitare il fallimento.
Perché noi Cittadini siamo stanchi di pagare per le inefficienze e le incapacità (quando non altro) altrui.
A questo portano le politiche sciagurate e policide del Ventennio paparelliano e i tre anni di sonno, di immobilismo e di quasi rigor mortis di questa deludente amministrazione.
Non a caso, l’amministrazione (maggioranza e opposizione) più indagata del dopoguerra.
Un record in cui sarà difficile batterci, con relativo ulteriore danno all’immagine della Città.
5. Vantaggi per pochi, guai per tutti
Insomma, chiosano i Revisori, tutta la tanto mirabolata operazione 1% produce “un aggravio di oneri […] sull’intera comunità ad esclusivo vantaggio di un numero limitato di beneficiari“.
Caspita: sembrano parole nostre! L’avremo scritto infatti un milione di volte.
Ma loro nulla. Inchiodati alla poltrona. Pietrificati. Incapaci di tutto tranne che di rimanere seduti, per essere sicuri di far affondare completamente la Città.
6. Il bilancio (vero) straziato dell’Ente
E come la mettiamo col fatto che, a norma di legge, ricordano i Revisori, “l’intera operazione non avrebbe dovuto incidere negativamente in alcun modo sul bilancio dell’Ente“?
E invece, ciononostante “il Collegio rammenta […] che l’Ente ha già subito il maggior costo” sulla vicenda espropri-sentenze, cui ora si aggiungono gli interessi.
Ovvero, in linguaggio corrente: com’è che questi brillanti amministratori hanno queste ideone – che puntualmente falliscono – e noi paghiamo? Anche quando la legge lo vieta?
Questa è la situazione, la situazione vera, drammatica, a tutt’oggi.
E intanto, mentre la Città muore, l’Amministrazione (maggioranza e opposizione) più indagata del dopoguerra parla, parla, parla… e mette in croce numerini.